Beata
EDVIGE CARBONI
Terziaria francescana
Ordine Francescano Secolare
Terziaria francescana
Ordine Francescano Secolare
Pozzomaggiore (Sassari) 2 maggio 1880
Roma, 17 febbraio 1952
Roma, 17 febbraio 1952
Edvige era una Terziaria francescana, una consorella dell’Ordine
del Carmelo
ed una cooperatrice della famiglia salesiana di San Giovanni
Bosco.
I Padri Passionisti ne hanno promosso negli anni la Causa di beatificazione.
Edvige Carboni è nata il 2 Maggio 1880 a Pozzomaggiore (Sassari) da piissimi coniugi, Edvige Carboni, ha passato gran parte della sua vita in Sardegna.
Fin da bambina il Signore mostrò di prediligerla in modo particolare e la piccola Edvige, da parte sua, corrispose a tale predilezione, trovando le sue delizie nelle pratiche di pietà e nella dedizione ai propri doveri.
La morte prematura della mamma la trovò pronta per assumere il peso e la responsabilità della famiglia, e perciò dovette rinunziare al desiderio ardentemente vagheggiato di consacrarsi a Dio nella vita religiosa. Anche a lei non mancò quello che il Signore riserva alle anime che ama in modo particolare, cioè: contrarietà e sofferenze; ebbe, però, nel duro ma luminoso cammino della virtù, conforto e sostegno nei consigli nella stima di Vescovi e di Sacerdoti.
Nel 1929, con la sorella Paolina, insegnante, e col babbo, si trasferiva nel Lazio; ad Albano, nel 1937, la morte le rapiva l'amato genitore; l'anno seguente le due sorelle si trasferivano a Roma. In questa città Edvige passò gli ultimi 14 anni della vita. La sua anima si elevò alle più sublimi altezze dell'amore divino, favorita dal Signore, con doni straordinari: visite di angeli, estasi, colloqui divini e i segni della Passione di Cristo nella sua carne innocente.
Lo spiccato amore alla Croce e a Gesù Crocifisso trovarono nuovo impulso con l'iscrizione all'Arciconfraternita della Passione e con le frequenti visite alla Scala Santa.
Tuttavia una vita di così intensa elevazione spirituale non le impediva affatto di dedicarsi ad opere esteriori di bene, esercitate anche con eroici sacrifici e accompagnate spesso da circostanze prodigiose; l'intensità dell'amore verso Dio andò sempre di pari passo con un fattivo amore verso il prossimo compiuto con incantevole semplicità, con amabile spontaneità, illuminata da una misteriosa attrattiva che conquistava chiunque l'avvicinava.
La sera del 17 Febbraio 1952, Edvige passava da questa terra al cielo; le sue spoglie mortali furono tumulate nel cimitero della cittadina laziale di Albano (1).
Causa: Giovanissima rinunciò alla scelta della vita religiosa per dedicarsi, con eroismo, al servizio della mamma, della nonna e di altri familiari. Nell'umiltà silenziosa visse i suoi giorni, arricchiti di preghiera assidua, laboriosità e carità operosa.
- Il suo esempio sia di sprone a quelle persone che, nel silenzio operoso di ogni giorno, si prodigano per la serenità della famiglia cristiana.
postulatore: Dr. Andrea Ambrosi
richiedente: Comitato SD Edvige Carboni, c/o Parrocchia S. Giorgio M., 07018
Pozzomaggiore (SS), Italia
Sito ufficiale: EdvigeCarboni.it
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- Documentario pubblicato sulle pagine del Calendario :
Regia di Carlo De Biase e testi di Ernesto Madau.
(consigliato)
(consigliato)
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- profilo biografico
Edvige
Carboni nacque a Pozzomaggiore (Sassari) il 2 maggio 1880 da Giovanni
Battista e Maria Domenica Pinna; una piccola croce impressa nel suo
petto sembrò destinarla, sin da piccola, ad un'esistenza singolare.
Trascorse la sua infanzia e adolescenza in un ambiente familiare
moralmente sano, onesto, forte e generoso, dedito al lavoro assiduo e
diligente; lavorava al telaio, ricamava ed aiutava la madre nei lavori
domestici, senza trascurare i suoi studi che furono diligenti e
proficui. Verso i dieci anni, Edvige fece la Prima Comunione e, anche se
la sua vita non rivelava esternamente niente di singolare, la Serva di
Dio iniziò un cammino di perfezione evangelica, corroborato dalla
preghiera incessante, dai Sacramenti e dal desiderio di essere gradita
in tutto agli occhi del Signore; umile, ubbidiente, pura e caritatevole
con tutti, Edvige Carboni corrispondeva generosamente alla Grazia di Dio
che in Lei lavorava in modo pieno, accrescendo i suoi doni.
Edvige con il padre e il fratello |
Non
furono poche le incomprensioni, le affrettate condanne e le invidie da
parte di molti; Edvige perdonava tutti e sempre, con quella dolcezza ed
umiltà che tutti poi le riconobbero. Nella parrocchia natale svolse con
amore la sua attività di catechista, insegnando a tutti in che modo
amare e servire Dio... e non solo a parole; per tutti aveva un sorriso,
una parola di incoraggiamento, una preghiera; i poveri e gli ammalati
erano i suoi prediletti; chi l'avvicinava avvertiva in Lei la presenza
del sacro.
Furono molti i sacerdoti e i vescovi che la stimarono e videro in Lei il dito di Dio; tra questi il Servo di Dio P. Giovanni Battista Manzella, Mons. Ernesto Maria Piovella, il Beato Don Orione, P. Felice Cappello, Padre Pio da Pietralcina e il Passionista Ignazio Parmeggiani, suo ultimo confessore. I lutti e le malattie dei familiari le impedirono di farsi religiosa e di accettare un impiego presso l'Ufficio Postale di Pozzomaggiore; a casa c'era bisogno di lei, specie dopo la scomparsa della madre; Edvige pensò e si donò a tutti senza risparmiarsi e con gioia. Pur se bisognosa di tante cose, si privava anche del necessario per sovvenire ai poveri e a agli affamati durante le due grandi guerre, per la cui cessazione digiunava e pregava.
Non lontana dai problemi del mondo, Edvige Carboni seppe calarsi nelle difficoltà della vita ed ebbe e diede il coraggio di affrontarle; la fede e Dio erano al centro di tutte le sue intenzioni e azioni: ecco il suo segreto; ecco il perchè della "singolarità" in Lei rispetto a tante donne sue e nostre contemporanee. Pur se i suoi occhi miravano a lontani traguardi, ultraterreni, la Serva di Dio seppe soffermarsi a guardare gli uomini con amore e disinteresse, lontana da ogni forma di egoismo o desiderio di apparire. Edvige era, insomma, la donna forte della Bibbia e la vergine sapiente del Vangelo, che seppe perfettamente fondere e unire il ruolo di Marta e Maria.
"Signore vorrei morire a forza di amarti" era il suo motto e tutto il suo diario è permeato di espressioni simili, tanto da potersi avvicinare il suo linguaggio a quello di S. Caterina da Siena o di S. Teresa d'Avila, le uniche donne dottori della Chiesa. Immenso il suo amore per l'Eucarestia, per la Ss. Vergine e le Anime del Purgatorio.
Nel 1929 Edvige lasciò con grande rimpianto, ma rassegnata alla volontà di Dio, il suo paese natale per vivere, in seguito, in varie località del Lazio e, dal 1938 a Roma, anno in cui fece la sua ultima visita alla Sardegna. Si farebbe un torto alla sua dolce e gigantesca figura insieme, se non si facesse un cenno ai doni mistici di cui fu insignita, a quei carismi che moltissimi notarono in Lei, nonostante Ella facesse di tutto perché non si conoscessero. Non furono però questi doni che la resero "santa" già in vita, ma solamente le Virtù evangeliche che Ella praticò, la sua fede robusta, la sua speranza e carità, lo spirito delle Beatitudini che la resero straordinaria nelle cose più ordinarie ed infine l'ubbidienza alla Chiesa e al Papa che difendeva a spada tratta quando non mancavano le critiche al suo Magistero.
I fatti che si raccontavano su di Lei furono molti e meravigliosi: leggeva nei cuori, prevedeva eventi futuri, si sollevava in estasi dalla sedia su cui stava inginocchiata, sudava spesso sangue dalla fronte, la farina che regalava per il pane fruttava il doppio, otteneva la grazia della pioggia e con la preghiera riportò in vita un ragazzo rimasto ucciso dal calcio della sua cavalla. Il dono che "più le costò" furono le stimmate, che portò sul proprio corpo dal 1909 fino alla morte, come San Pio da Pietralcina e Teresa Newmann.
Oltre
le stimmate, tra gli altri fenomeni mistici: estasi e visioni, visite
della Madonna e dei Santi, animazioni di sacre immagini, persecuzioni
diaboliche, bilocazione, comunioni misteriose, profumi e contatti con le
Anime del Purgatorio. Edvige Carboni mistica! Non si pensi a malattie
psichiche; la Serva di Dio era donna equilibrata e sana; bisognerebbe
piuttosto pensare che Dio non è poi così lontano se si rivela così
misteriosamente e meravigliosamente nei suoi Santi; Dio, perchè potente,
agisce come vuole in chi vuole; Dio ci vuol ricordare che esiste. Il
muro che separa questa nostra realtà da quella eterna, è fragile; nei
mistici Dio lo vuole abbattere e dare una risposta a tante tesi che lo
negano.
Edvige Carboni chiuse la sua giornata terrena per iniziare quella celeste, eterna, la sera del 17 febbraio 1952, a Roma; il suo corpo riposa nel cimitero di Albano Laziale (1). I suoi devoti, che La invocano con fede e che tante grazie hanno già ottenuto dalla Sua intercessione, si augurano che, superate le inevitabili e comprensibili difficoltà volute dal lungo iter che è necessario percorrere prima di arrivare alla Beatificazione, vedano quanto prima Edvige Carboni elevata agli onori degli altari.
Testo tratto da: Ernesto Madau, "La Serva di Dio Edvige Carboni - Ricerche", Celere Editrice, Alghero 1994, pagg. 4-6
Furono molti i sacerdoti e i vescovi che la stimarono e videro in Lei il dito di Dio; tra questi il Servo di Dio P. Giovanni Battista Manzella, Mons. Ernesto Maria Piovella, il Beato Don Orione, P. Felice Cappello, Padre Pio da Pietralcina e il Passionista Ignazio Parmeggiani, suo ultimo confessore. I lutti e le malattie dei familiari le impedirono di farsi religiosa e di accettare un impiego presso l'Ufficio Postale di Pozzomaggiore; a casa c'era bisogno di lei, specie dopo la scomparsa della madre; Edvige pensò e si donò a tutti senza risparmiarsi e con gioia. Pur se bisognosa di tante cose, si privava anche del necessario per sovvenire ai poveri e a agli affamati durante le due grandi guerre, per la cui cessazione digiunava e pregava.
Non lontana dai problemi del mondo, Edvige Carboni seppe calarsi nelle difficoltà della vita ed ebbe e diede il coraggio di affrontarle; la fede e Dio erano al centro di tutte le sue intenzioni e azioni: ecco il suo segreto; ecco il perchè della "singolarità" in Lei rispetto a tante donne sue e nostre contemporanee. Pur se i suoi occhi miravano a lontani traguardi, ultraterreni, la Serva di Dio seppe soffermarsi a guardare gli uomini con amore e disinteresse, lontana da ogni forma di egoismo o desiderio di apparire. Edvige era, insomma, la donna forte della Bibbia e la vergine sapiente del Vangelo, che seppe perfettamente fondere e unire il ruolo di Marta e Maria.
"Signore vorrei morire a forza di amarti" era il suo motto e tutto il suo diario è permeato di espressioni simili, tanto da potersi avvicinare il suo linguaggio a quello di S. Caterina da Siena o di S. Teresa d'Avila, le uniche donne dottori della Chiesa. Immenso il suo amore per l'Eucarestia, per la Ss. Vergine e le Anime del Purgatorio.
Nel 1929 Edvige lasciò con grande rimpianto, ma rassegnata alla volontà di Dio, il suo paese natale per vivere, in seguito, in varie località del Lazio e, dal 1938 a Roma, anno in cui fece la sua ultima visita alla Sardegna. Si farebbe un torto alla sua dolce e gigantesca figura insieme, se non si facesse un cenno ai doni mistici di cui fu insignita, a quei carismi che moltissimi notarono in Lei, nonostante Ella facesse di tutto perché non si conoscessero. Non furono però questi doni che la resero "santa" già in vita, ma solamente le Virtù evangeliche che Ella praticò, la sua fede robusta, la sua speranza e carità, lo spirito delle Beatitudini che la resero straordinaria nelle cose più ordinarie ed infine l'ubbidienza alla Chiesa e al Papa che difendeva a spada tratta quando non mancavano le critiche al suo Magistero.
I fatti che si raccontavano su di Lei furono molti e meravigliosi: leggeva nei cuori, prevedeva eventi futuri, si sollevava in estasi dalla sedia su cui stava inginocchiata, sudava spesso sangue dalla fronte, la farina che regalava per il pane fruttava il doppio, otteneva la grazia della pioggia e con la preghiera riportò in vita un ragazzo rimasto ucciso dal calcio della sua cavalla. Il dono che "più le costò" furono le stimmate, che portò sul proprio corpo dal 1909 fino alla morte, come San Pio da Pietralcina e Teresa Newmann.
Fazzoletto con cui fu asciugata la ferita della stigmatizzata Ven. Edvige Carboni da Angelina Azzena |
Edvige Carboni chiuse la sua giornata terrena per iniziare quella celeste, eterna, la sera del 17 febbraio 1952, a Roma; il suo corpo riposa nel cimitero di Albano Laziale (1). I suoi devoti, che La invocano con fede e che tante grazie hanno già ottenuto dalla Sua intercessione, si augurano che, superate le inevitabili e comprensibili difficoltà volute dal lungo iter che è necessario percorrere prima di arrivare alla Beatificazione, vedano quanto prima Edvige Carboni elevata agli onori degli altari.
Testo tratto da: Ernesto Madau, "La Serva di Dio Edvige Carboni - Ricerche", Celere Editrice, Alghero 1994, pagg. 4-6
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Particolare del Cristo di S. Croce (sec. XV-XVI) che parlò ad Edvige |
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- fenomeni mistici
Notevole la vicenda umana di Edvige Carboni,
una sorta di «san Pio da Pietrelcina» al femminile. Piena di premure
per tutti, ben inserita nella comunità parrocchiale, ottima catechista,
disponibile anche ai servizi più umili in chiesa (dove lavava anche
per terra), era anche una autentica mistica. I fenomeni soprannaturali
nella sua vita furono numerosissimi (bilocazioni, estasi, visioni di
santi, persecuzioni diaboliche, misteriosi profumi) e culminarono
quando, all’età di trent’anni circa, ricevette le stimmate mentre
pregava davanti a un crocifisso ligneo regalatole dal parroco don
Carta. Gesù le chiese se voleva soffrire con Lui. Edvige accettò per
suo amore ed ebbe impressi nelle mani, nel costato e nei piedi, i segni
della Passione del suo Signore. Lei li custodì in segreto come un
tesoro prezioso.
I CARISMI DI CUI FU RICOLMA EDVIGE CARBONI
RISULTANO IN OGNI ASPETTO DELLA TUA VITA
(Summ. Test. Depos., teste LIV, p. l3O)
da "Il Tuo anore mi basta", di Ernesto Mandau, Alghero 2009.
"Vivevamo nel soprannalurale", depose ai processi canonici la sorella paolina e Vitalia Scodina: " I carismi di cui fu ricolma risultano in ogni aspetto della sua vira" ed in effetti, per riportarli tutti, occorrerebbe un intero volume. Noi tenteremo di spigolarli, se pur velocemente, rispettando lo stesso pensiero della Serva di Dio la quale non dava loro molta importanza. La santità per Edvige.era fatta solo di virtù; la visita ad un ammulato, un gesto di bontà, un bicchier d'acqua dato per amor di Dio, la
visita ad un carcerato erano dei gesti il cui valore superava di gran lunga il possesso delle stesse stimmate.
Il soprannarurale nelle vita dei mistici va studiato in modo profondo ed anche scientifico, né si creda che la Chiesa proclami immediatamente beato uno stimmatizzato. È l'intera vita del Servo di Dio che si esamina, il suo comportamento, I'equilibrio psíchico, la pratica delle virtù crisriane, la conformità agli insegnamenti evangelici e della Chiesa. Solo in questo modo si potrà ben pensare che i carismi di
un Servo di Dio arrivino direttamente dal Signore e non siano frutto di disturbi della psiche. Nessuno dei doni mistici (...) rese santa Edvige, ma solo la sua vita eroica.
Abbiamo già parlaro di alcuni carismi nel corso di questo lavoro: stimmate, estasi, levitazione estatica, incendi d'amore, spirito di profezia, bilocazione, animazione di sacre immagini e visite di angeli e santi, ma ne restano altri.
A Pozzomaggiore, dopo la S. Comunione ricevuta durante la Messa, qualcuno la vide con le labbra umide di una sostanza color sangue. Il parroco don Carta, al quale fu riferito del fenomeno, disse che era "qualcosa" che Gesù dava ad Edvige dopo aver ricevuto I'Eucaristia (Doc, Extr., p. 195 e p. 544). Soprarrurro nei giorni in cui Edvige non poteva recarsi in chiesa perché ammalata, furono invece alcuni dei suoi santi protettori a presentarsi da lei e distribuirle la sacra particola, corne ad esempio san Giovanni Bosco, San Paolo della Croce e il P. Giovanni Bartisra Manzella.
L'amica Vitalia Scodina, che teneva le chiavi di casa Carboni, la trovò più volte in estasi e con I'ostia
poggiata sulla lingua.
Si è poi parlato di un misterioso e delicatissimo profumo che il corpo della Serva di Dio emanava, come accadeva per San Pio da Pietrelcina che più volte visitò in bilocazione Edvige. La stessa fragranza si sentiva emanare da alcune statue di devozione che teneva in casa, soprattutto dal crocifisso dinanzi al quale pregava al momento del ricevimento delle stimmate e da una statuina di san Giuseppe.
Circa le bilocazioni vanno ricordate quelle verificatesi a Bosa e a Sindia, in Sardegna; in quest'ultima localirà per desiderio di padre Manzella che vi predicava con scarso successo una missione; alla sua richiesta Edvige apparve improvvisamente in chiesa a pregare insieme ad un'altra anima mistica, la Serva di Dio Leontina Sotgiu, nativa di Sassari.
Per un approfondimento di questi meravigliosi doni in Edvige Carboni, invitiamo a leggere di Ernesto Madau, Ti chiami Edvige. Devi essere l'effigie della mia passione, Ed. GEI, Roma 2006.
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