giovedì 30 aprile 2020

BEATO VIVALDO DA SAN GIMIGNANO eremita del Terz'Ordine Francescano



1 maggio
BEATO VIVALDO DA SAN GIMIGNANO
Eremita del Terzo Ordine Francescano



San Giminiano 1250c - Montaione 1320c
 

Vivaldo (Ubaldo) nacque a San Gimignano verso la metà del secolo XIII; fu discepolo e compagno del beato Bartolo da San Gimignano, terziario francescano dalla santa vita, ammalatosi di lebbra per 20 anni, Vivaldo l’assisté per molti anni, fino alla morte.
Quindi si ritirò nel bosco di Camporena, presso Montaione, dove visse da eremita; un antico testo del secolo XVI dice che si scavò una cella nel cavo di un castagno dove a mala pena, poteva genuflettersi, per amore di Gesù Cristo perseverò nell’astinenza da tutte le cose, con digiuni, vigilie e orazioni e venuto il tempo, al primo di maggio Dio lo prese per gli eterni riposi.
I Frati Minori costruirono un convento e varie cappelle sul luogo dell’eremo, ottenendo da papa Leone X nel 1516, una indulgenza particolare.
Vivaldo è rappresentato sin dal secolo XVI con l’abito del penitente e secondo una tradizione dell’epoca, lo si dice membro del Terz’Ordine Francescano, come il beato Bartolo.
Gli antichi libri “Compendium” dei Francescani, annotano all’anno 1300 la morte del beato Bartolo e quelli dal secolo XVII annotano al 1320 la morte del beato Vivaldo, con festa liturgica al 1° maggio.
Il suo antico culto fu confermato da papa s. Pio X il 13 febbraio 1908. (Antonio Borrelli)


Martirologio Romano: Presso Montaione in Toscana, beato Vivaldo da San Gimignano, eremita del Terz’Ordine di San Francesco, insigne per austerità di vita, pazienza e carità nella cura degli infermi.

Martirologio Francescano:
Presso Montaione, nella Toscana, il Beato Vivaldo da San Giminiano, Confessore del Terz'Ordine, uomo di meravigliosa carità, penitenza e santità, il cui culto immemorabile fu confermato da Pio X.


cfr. wikipedia

Raffaellino, 1516 ca.
Il Beato Vivaldo (a dx) raffigurato con i
classici attributi d'eremita
Il Beato Vivaldo Stricchi, eremita in Toscana, nacque a Fognano nei pressi di San Gimignano verso la metà del secolo Xlll. Proveniva dalla nobile famiglia degli Stricchi, in seno alla quale, a quanto asserisce lo storico fra Mariano da Firenze, Vivaldo crebbe pio e devoto. Ebbe la gioia di incontrarsi con un prete esemplare, il Beato Bartolo da San Giminiano, del quale diventerà discepolo affezionato e ne avrebbe imitate le eroiche virtù.
Il Beato Bartolo aveva 52 anni quando, nel 1280 venne colpito dalla lebbra. Dovette rinunciare alla parrocchia e farsi ricoverare nel Iazzaretto di Cellole presso San Gimignano. ll Beato Vivaldo volle seguire il maestro nell'ora della prova per essergli di aiuto, di conforto e infermiere nella malattia. Così iniziò un apostolato caritativo non solo per il santo sacerdote, ma anche per gli altri lebbrosi. L'eroico infermiere con ammirevole fede, nel luogo di miseria e di dolore del lebbrosario, divenne l'angelo consolatore, applicandosi con grande dedizione all'assistenza del santo maestro e degli altri ammalati. Per 20 anni il discepolo fu accanto al maestro con filiale cura e premura. A 72 anni il Beato Bartolo, straziato dal dolore, volò al cielo.
Il Sacro Monte del Beato Vivaldo
Vivaldo maturò allora il disegno di rinchiudersi nell'eremo di Boscotondo di Camporena. Vesti l'abito di terziario francescano e si incamminò verso la solitudine. D'ora in poi il mondo non lo vedrà più e sarà dimenticato da tutti. Trascorreranno altri 20 anni e la morte gli rivelerà la vita nuova, immutabile ed immortale, colma di gloria e di luce. Emulerà gli eroismi di Sant'Antonio Abate e di San Paolo eremita. Veglie prolungate, cibo ridotto, poco pane ed erbe, una povera tonaca francescana, macerazioni e preghiere: ecco la sintesi della sua vita, una vita d'immolazione e di espiazione per i peccati dell'umanità.
La sua morte fu placida e serena. Consunto dalle penltenze, esalò serenamente lo spirito. Alla terra rimase come prezioso dono e fonte di grazie, il suo corpo. Era I'anno 1320 ed egli contava 70 anni di età. Alla sua morte le campane di Montaione suonarono a festa. In devoto corteo, cantando inni e salmi e al suono gioioso delle campane, gli abitanti del paese si portarono all'eremo, ove trovarono il corpo esanime dell'eremita con le mani in atto di preghiera che stringevano il crocefisso. Fu trasportato a spalle a Montaione tra inni, canti ed invocazioni. Il corpo fu sepolto nella chiesa del paese e venerato con pubblico culto dagli abitanti di Montaione e dintorni. Attorno al suo eremo nel secolo XVI i Frati Minori costruirono un convento. San Pio X il 13 febbraio 1908 ne approvò il culto.(Giuliano Ferrini)

PREGHIERA

O Dio, che hai chiamato alla vita eremitica il Beato Vivaldo da San Gimignano
per cercare te nella preghiera e nella penitenza, concedi anche a noi di progredire nel cam-
mino del tuo amore per raggiungere te, che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.