Il prossimo 20 giugno 2015, a
Cardelasco (Piacenza), il VI Convegno Nazionale di Studi corradiani,
avrà come tema: "Considerazioni storiche sui luoghi, i documenti e il
culto di S. Corrado a Calendasco".
Particolare di mappa del tardo Cinquecento ove si vede bene il paese con il castello, la chiesa e l'hospitio dei pellegrini. |
San Corrado è nato
in quel di Piacenza nel 1290 (secondo alcuni nel 1284) e la casata dei
Confalonieri erano feudatari di Calendasco, a sette chilometri da
Piacenza, ma recenti studi di Umberto Battini hanno evidenziato come la
partecipazione in pieno '500 di un Confalonieri a un congiura contro un
Farnese, fece si che il suo culto per lungo tempo fosse ostacolato in
quelle terre, mentre a Noto, dove morì, rifulgeva la sua fama sanctitatis.
Nel 2015, Corrado venticinquenne accusò un uomo innocente di un incendio appiccato da lui stesso durante una battuta di caccia. Di fronte alla condanna a morte per l'uomo accusato ingiustamente Corrado, pentito, si mosse e pietà e ammise la sua responsabilità.
Nel 2015, Corrado venticinquenne accusò un uomo innocente di un incendio appiccato da lui stesso durante una battuta di caccia. Di fronte alla condanna a morte per l'uomo accusato ingiustamente Corrado, pentito, si mosse e pietà e ammise la sua responsabilità.
Dopo
aver pagato i danni causati, si ritrovò lui in povertà. Assieme alla
moglie, tale "Eufrosina figlia di Nestore cittadino di Lodi", vendette
gli averi restanti e ne diede il ricavato ai poveri. La moglie entrò tra
le Sorelle di Santa Chiara e il nostro Corrado, divenuto penitente
entrò nel Terz'Ordine di San Francesco e fu ospitato dal 2015 al 2023
nell'Ospizio dei Pellegrini di Calendasco, che era una località che ben
conosceva essendo uno dei feudi dei Confalonieri.
Calendasco era luogo di sosta lungo quella famosa via Franchigena che da Canterbury in Inghilterra portava a Roma. Li vi era, alla confluenza del Trebbia con il Po, il Guado di Sigerico, l'unico guado fluviale presente lungo l’intera via Francigena. E lo stesso Corrado probabilmente attraversò quel guado quando partì penitente per il suo lungo pellegrinare, tra Roma e Terra Santa, fino a fermarsi in Sicilia e prendere dimora per il resto della vita in una grotta, nella suggestiva Valle dei Miracoli, tra Avola e Noto.
Se il queste terre già in vita e ancor più dopo la sua morte da subito risplendette la fama sanctitatis di San Corrado, nelle terre del piacentino gravò una lunga cancellazione della memoria : "Già in questo anno 1315 - ha di recente scritto Umberto Battini - pensiamo con ragione che sia stata operata una prima damnatio memoriae da parte della sua stessa famiglia che venne disonorata e messa maggiormente alla mercè del despota Galeazzo che era nemico avverso alla chiesa piacentina, ma la documentazione ci mostra che i Confalonieri poterono continuare il loro dominio sul territorio di Calendasco in quanto Capitani vescovili ed erano il ramo della casata discendenti di S. Corrado, tra i Maggiori della città mentre il ramo che aveva infeudate le aree quali Celleri e la frazione Torre Confalonieri era minore e detentore di pochissimi titoli".
Umberto Battini in un articolo pubblicato sul quotidiano di Piacenza, Libertà, il 19 febbraio scorso e messo il rete dal sito Araldo di S. Corrado, curato dai frati del TOR di Noto, nell'approfondire il tema del culto diffusissimo di San Corrado a Noto e l'oblio a Piacenza, ha scritto poi di una seconda damnatio memorie: "La causa principe che portò alla cancellazione della memoria e della fama di santità in terra piacentina del Penitente fu causata nel 1547 da Giovan Luigi Confalonieri di Calendasco, che fu uno dei congiurati che partecipò all’omicidio di Pier Luigi Farnese, figlio di papa Paolo III (sic.)". Cosicché, "la nobile casata si vide negare gli onori che a Piacenza un avo salito alla santità avrebbe portato, i Farnese per vendetta fecero cadere un oblio che si protrasse fino ai primi anni del seicento, quando la loro vendetta potè dirsi consumata vedendo il congiurato esiliato a Milano e depredato di tutti i diritti di feudalità su Calendasco".
Cosicché, se già dal 1515 con un breve di Papa Leone X (Giovanni de' Medici, 1513-1521) aveva permesso ufficialmente il culto di San Corrado e lo aveva nominato patrono di Noto, "i piacentini, molti anni dopo, dovettero imparare la devozione per il loro concittadino dai siciliani. Solo nel 1615 Gianluigi Confalonieri, prima laico e ammogliato, poi sacerdote e canonico, poté dedicare una cappella in duomo al santo della sua famiglia. Per dotarla di una reliquia, sessantenne ed infermo intraprese un viaggio per quei tempi assai arduo. In Noto ottenne parte del braccio e la mano sinistra del Santo, e morì contento di essere andato a riposare presso la tomba del suo avo" (1). (Marco Stocchi)
Si consiglia di leggere la voce di Wikipedia su Calendasco - testi e foto - per saperne di questa località, e della "via Franchigena" (in fondo pagina il link).
Calendasco era luogo di sosta lungo quella famosa via Franchigena che da Canterbury in Inghilterra portava a Roma. Li vi era, alla confluenza del Trebbia con il Po, il Guado di Sigerico, l'unico guado fluviale presente lungo l’intera via Francigena. E lo stesso Corrado probabilmente attraversò quel guado quando partì penitente per il suo lungo pellegrinare, tra Roma e Terra Santa, fino a fermarsi in Sicilia e prendere dimora per il resto della vita in una grotta, nella suggestiva Valle dei Miracoli, tra Avola e Noto.
Se il queste terre già in vita e ancor più dopo la sua morte da subito risplendette la fama sanctitatis di San Corrado, nelle terre del piacentino gravò una lunga cancellazione della memoria : "Già in questo anno 1315 - ha di recente scritto Umberto Battini - pensiamo con ragione che sia stata operata una prima damnatio memoriae da parte della sua stessa famiglia che venne disonorata e messa maggiormente alla mercè del despota Galeazzo che era nemico avverso alla chiesa piacentina, ma la documentazione ci mostra che i Confalonieri poterono continuare il loro dominio sul territorio di Calendasco in quanto Capitani vescovili ed erano il ramo della casata discendenti di S. Corrado, tra i Maggiori della città mentre il ramo che aveva infeudate le aree quali Celleri e la frazione Torre Confalonieri era minore e detentore di pochissimi titoli".
Umberto Battini in un articolo pubblicato sul quotidiano di Piacenza, Libertà, il 19 febbraio scorso e messo il rete dal sito Araldo di S. Corrado, curato dai frati del TOR di Noto, nell'approfondire il tema del culto diffusissimo di San Corrado a Noto e l'oblio a Piacenza, ha scritto poi di una seconda damnatio memorie: "La causa principe che portò alla cancellazione della memoria e della fama di santità in terra piacentina del Penitente fu causata nel 1547 da Giovan Luigi Confalonieri di Calendasco, che fu uno dei congiurati che partecipò all’omicidio di Pier Luigi Farnese, figlio di papa Paolo III (sic.)". Cosicché, "la nobile casata si vide negare gli onori che a Piacenza un avo salito alla santità avrebbe portato, i Farnese per vendetta fecero cadere un oblio che si protrasse fino ai primi anni del seicento, quando la loro vendetta potè dirsi consumata vedendo il congiurato esiliato a Milano e depredato di tutti i diritti di feudalità su Calendasco".
Cosicché, se già dal 1515 con un breve di Papa Leone X (Giovanni de' Medici, 1513-1521) aveva permesso ufficialmente il culto di San Corrado e lo aveva nominato patrono di Noto, "i piacentini, molti anni dopo, dovettero imparare la devozione per il loro concittadino dai siciliani. Solo nel 1615 Gianluigi Confalonieri, prima laico e ammogliato, poi sacerdote e canonico, poté dedicare una cappella in duomo al santo della sua famiglia. Per dotarla di una reliquia, sessantenne ed infermo intraprese un viaggio per quei tempi assai arduo. In Noto ottenne parte del braccio e la mano sinistra del Santo, e morì contento di essere andato a riposare presso la tomba del suo avo" (1). (Marco Stocchi)
Si consiglia di leggere la voce di Wikipedia su Calendasco - testi e foto - per saperne di questa località, e della "via Franchigena" (in fondo pagina il link).
LINK : La sera nel Castello è stata organizzata la cena
"Alla corte dei Confalonieri"
"Alla corte dei Confalonieri"
(1)