GILBERTO o LIBERTO
da Monteleone di Spoleto
eremita, terziario francescano
+ 1400 ca, beato per vox populi
eremita, terziario francescano
+ 1400 ca, beato per vox populi
Le grotte discretamente abitabili del Monte la
Solenne che avevano accolto i santi Lazzaro e Giovanni, sicuramente lungo i
secoli, furono abitate da altri eremiti che costruirono una parete in muratura,
non tanto, forse, per sostenere la montagna come ha scritto un contemporaneo,
quanto per creare un riparo dalle intemperie all'eremita di turno.
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Non rientra infatti nella concezione dell'ascesi cristiana che egli si riduca
ad un essere selvaggio, né che la sua abitazione sia una tana da animali, come
talora immagina l'uno e I'altra, la fantasia popolare.
In quelle grotte, o in altre che si aprono lì
vicino all'abbazia di s. Pietro in Valle, abitò anche Gilberto che per essere
vissuto in quel territorio era detto di Ferentillo.
Solamente dopo la visita pastorale del Lascaris (1) e
il suo interessamento per i santi di Monteleone, gli abitanti di quel castello
ne rivendicarono I'appartenenza e gli dedicarono una chiesa (2).
La ricostruzione della storia di Gilberto, detto anche Liberto dalla famiglia di origine Liberti che per secoli aveva mantenuto onestà e religiosità cristiana, o, più che storia, la tradizione monteleonese riguardante il suo beato eremita, inizia con un miracolo.
Era eremita Terziario francescano, proveniva da Ferentillo e si era messo in cammino verso Rescia. Entrato nel territorio di Monteleone, si fermò sotto una quercia alla quale la pietà popolare aveva fissato un quadro della Madonna che fosse benedizione e richiamo al viandante. Gilberto era stanco, accaldato, assetato, rivolse alla celeste patrona un pensiero devoto e, sotto il suo sguardo, si sdraiò e si addormentò.
Monteleone di Spoleto visto dal Trivio (foto Archeoambiente) |
La ricostruzione della storia di Gilberto, detto anche Liberto dalla famiglia di origine Liberti che per secoli aveva mantenuto onestà e religiosità cristiana, o, più che storia, la tradizione monteleonese riguardante il suo beato eremita, inizia con un miracolo.
Era eremita Terziario francescano, proveniva da Ferentillo e si era messo in cammino verso Rescia. Entrato nel territorio di Monteleone, si fermò sotto una quercia alla quale la pietà popolare aveva fissato un quadro della Madonna che fosse benedizione e richiamo al viandante. Gilberto era stanco, accaldato, assetato, rivolse alla celeste patrona un pensiero devoto e, sotto il suo sguardo, si sdraiò e si addormentò.
Non confidò se ebbe un sogno, ma sicuramente il
cielo si incurvò su coluiche solamente al Cielo aveva consegnato la sua vita.
Gilberto si destò e vide alla base della quercia, sotto i piedi della Madonna,
dalle radici della pianta, fluire un fresco rivolo d'acqua.
La fonte venne chiamata di s. Gilberto (2) e continuò a sgorgare a beneficio di quei fedeli che la bevevano con fede. La quercia venne incorporate nella proprietà della Confraternita del ss. Sacramento (3) e i frati con il legno dei ramoscelli fecero per secoli crocette che, portate con fede, difendevano dalla rabbia dei cani.
Il beato da allora si fermò a Monteleone nei locali della Pieve di S. Maria del Piano, ad un miglio circa dal castello di Monteleone. Le antiche tradizioni narrano che la campana avrebbe suonato da sé quando cadde ammalato.
Qui sorge il dubbio del fantasioso perché se Gilberto abitava nella sacrestia della chiesa avrà avuto una campana alla sua portata. La prima cosa infatti che i meno lontani raccomandano ad un eremita che si insedia nei dintorni, è di suonare la campana - se c'è e se può essere sentita -, per ogni necessità.
In quella Pieve di s. Maria del Piano (4), Gilberto lasciò questo mondo intorno all'anno 14OO. E in quella chiesa venne sepolto.
Diffusasi la fama della sua santità, si andò da Ferentillo a prendedo, ma la commissione equipaggiata per prelevarlo tentò inutilmente di entrare in quella chiesa. Lì dove morì, venne e viene venerato, lì venne riprodotta la sua immagine. (Teresa Bertoncello)
Un eremita che narra le vicende di un eremita. L'autrice di questo ritratto è, infatti, Teresa Bertoncello, cui eremo è sulle pendici di Monteluco di Spoleto. E' pubblicato nel libro "I Cultori dell'assoluto, tra storia e leggenda. Vite di santi, beati e figure religiose eminenti dell'arcidiocesi di Spoleto Norcia" (edito da Spoleto crediti e servizi; con pref. del vescovo Riccardo Fontana). Incontrata nell'eremo di Camporio, Teresa Bertoncello mi aveva parlato di questa sua opera che le ha richiesto tre anni di lavoro. E' stata edita in occasione dell'Anno Santo del 2000. (ms)
Bibliografia
L. Jacobilli; Vita dei Santi e Beati dell'Umbria, tom. III, Foligno, 1661, p. 395:
“Il Beato Fr. Gilberto eremita dell'Abbazia di Ferentillo, terziario francescano, visse e morì santamente circa l'anno 1400 nella Pieve di S. Maria del Piano, circa un miglio fuori di Monteleone, terra dell'Umbria, ove si ritiene riposi il suo corpo entro un'arca.Camminando verso Rescia, villaggio di detta Terra, stanco del viaggio e dal caldo, non trovando acqua per refrigerarsi, si pose a sedere presso una quercia dove trovò un'immagine della B. Vergine, e raccomandandosi a Lei, ficcò il suo bastone per terra e appresso ad esso riposò circa un'ora.
Vedi anche: A. Fabbi, I santi nostri, Norcia, 1961.
La fonte venne chiamata di s. Gilberto (2) e continuò a sgorgare a beneficio di quei fedeli che la bevevano con fede. La quercia venne incorporate nella proprietà della Confraternita del ss. Sacramento (3) e i frati con il legno dei ramoscelli fecero per secoli crocette che, portate con fede, difendevano dalla rabbia dei cani.
Chiesa di S.Maria del Piano, eremo del beato Gilberto da Monteleone vedi: descrizione della pieve con riferimenti al b. Gilberto |
Il beato da allora si fermò a Monteleone nei locali della Pieve di S. Maria del Piano, ad un miglio circa dal castello di Monteleone. Le antiche tradizioni narrano che la campana avrebbe suonato da sé quando cadde ammalato.
Qui sorge il dubbio del fantasioso perché se Gilberto abitava nella sacrestia della chiesa avrà avuto una campana alla sua portata. La prima cosa infatti che i meno lontani raccomandano ad un eremita che si insedia nei dintorni, è di suonare la campana - se c'è e se può essere sentita -, per ogni necessità.
In quella Pieve di s. Maria del Piano (4), Gilberto lasciò questo mondo intorno all'anno 14OO. E in quella chiesa venne sepolto.
Diffusasi la fama della sua santità, si andò da Ferentillo a prendedo, ma la commissione equipaggiata per prelevarlo tentò inutilmente di entrare in quella chiesa. Lì dove morì, venne e viene venerato, lì venne riprodotta la sua immagine. (Teresa Bertoncello)
Un eremita che narra le vicende di un eremita. L'autrice di questo ritratto è, infatti, Teresa Bertoncello, cui eremo è sulle pendici di Monteluco di Spoleto. E' pubblicato nel libro "I Cultori dell'assoluto, tra storia e leggenda. Vite di santi, beati e figure religiose eminenti dell'arcidiocesi di Spoleto Norcia" (edito da Spoleto crediti e servizi; con pref. del vescovo Riccardo Fontana). Incontrata nell'eremo di Camporio, Teresa Bertoncello mi aveva parlato di questa sua opera che le ha richiesto tre anni di lavoro. E' stata edita in occasione dell'Anno Santo del 2000. (ms)
Bibliografia
L. Jacobilli; Vita dei Santi e Beati dell'Umbria, tom. III, Foligno, 1661, p. 395:
“Il Beato Fr. Gilberto eremita dell'Abbazia di Ferentillo, terziario francescano, visse e morì santamente circa l'anno 1400 nella Pieve di S. Maria del Piano, circa un miglio fuori di Monteleone, terra dell'Umbria, ove si ritiene riposi il suo corpo entro un'arca.Camminando verso Rescia, villaggio di detta Terra, stanco del viaggio e dal caldo, non trovando acqua per refrigerarsi, si pose a sedere presso una quercia dove trovò un'immagine della B. Vergine, e raccomandandosi a Lei, ficcò il suo bastone per terra e appresso ad esso riposò circa un'ora.
Dopo destatosi, trovò il suo bastone che di secco era
divenuto verde e un albero grosso come una quercia et a pie' di esso trovò una
fonte di acqua limpidissima, con la quale estinse la sete, che sino al presente
è in essere, e si dice fonte di S. Liberto, e bevendosi dalli infermi
quell'acqua, ne ricevono mirabile benefizio.
La quercia è custodita dai confratri della Compagnia del
Sacramento entro Monteleone et è di molta devozione ai padri Cappuccini,
facendo crocette del suo legno, e portate addosso dai devoti di lui, i cani
rabbiosi non li nuocciono.
E' tradizione che la campana della detta chiesa sonando da
se stessa mentre stava infermo, venendo alcuni di detta Abbazia di Ferentillo
per farlo ritornare alla loro patria, giunti appresso alla chiesa, moltissime
volte provarono di entrarvi, ma non mai poterono e così i partirono.
Il Signore volle dimorasse in detta chiesa, ove morì et è
venerato e si vede la sua immagine da eremita come anche nella chiesa di detta
compagnia. Il campo vicino al suo eremo, per averlo esso benedetto fa
maggior frutto”.
Vedi anche: A. Fabbi, I santi nostri, Norcia, 1961.
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NOTE:
1)
Mons. Carlo Giacinto Lascaris, domenicano, dei nobili di Ventimiglia,
patrizio di Nizza, già bibliotecario alla Casanatense e segretario del
Generale dei Predicatori alla Minerva, consultore della Congregazione
delle Indulgenze e delle Reliquie, fu eletto Vescovo di Spoleto il 17
Aprile 1711 da Clemente XI. Il 6 Luglio 1711 prese possesso della
Diocesi. Dal 3 al 10 Ottobre 1712 fece visita a Monteleone. Abituato a
grande attività archivistica, con la precisione consueta, ordinò ai suoi
segretari di scrivere minutamente il diario della visita fatta nella
Valnerina e quindi a Monteleone.
Ne tratta Patrizia Penazzi nel sito ArcheoAmbiente : "fr. Gilberto o Liberto "nativo di Monteleone apparteneva probabilmente alla nobile famiglia dei Tiberti. Quando dalla Pieve campestre di S. Maria del Piano de Equo, si ritrassero i Benedettini, col passaggio al clero diocesano nel sec. XIV, rimase a custodirla questo santo eremita". L'autrice si sofferma sulle diverse considerazioni del Lascaris riguardo le dinamiche dei fatti straordinari attribuiti all'ereremita Gilberto.
2) Da Rescia in Monteleone di Spoleto Eventi: "A Rescia si conserva ancora oggi memoria della visita prodigiosa e dell’acqua sorgiva scaturita improvvisamente per intercessione del Beato Gilberto, Liberto o Liberato nell’ancora presente “Fonte Salimberto”, che non è altro che una corruzione e storpiatura del nome del Sant’uomo.
A ricordo dell’evento esistono diverse narrazioni spesso divergenti (anche in modo notevole) fra loro. Un testo poco noto, pubblicato postumo (Agostino da Stroncone, Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana, IV, Foligno, 1889, p. 92), è quello presente nel manoscritto redatto negli anni fra il 1670-1680 da Padre Agostino Mattielli da Stroncone (TR), che narra delle vicende storiche, dei personaggi e degli eventi legati all’evoluzione del movimento francescano in Umbria dal 1208, riprendendo parzialmente anche Lodovico Iacobilli, che scrive pochi anni prima, nel 1661. Troviamo: “Anno CXCIII della Religion Serafica A.D. 1400 – Il Beato Gilberto, o Liberto della Abbazzia di Ferentillo Terziario muore Santamente in S. Maria del Piano, vicino a Monteleone. Nella Villa di Rescia piantando il suo Bastone, diventa subito Albero grosso com’una Cerqua, a piè di cui (essendo assetato il Beato) scaturisce una fonte d’Acqua limpidissima che durerà sempre salutevole all’Infermi, e si dirà la fonte di S. Liberato, L’Albero sarà custodito dalla compagnia del SS. con molta devozione. E sepolto in detta Chiesa la di cui campana suona da se nella sua morte, et e ivi Venerato come Santo”.
Ancora nel 1703 il Piersanti, descrivendo delle sorgenti di Monteleone scrive: “Un’acqua mirabile e salutifera nella Montagna di Rescia, che per antica traditione si racconta che miracolosamente vi scaturisse a prighiere di San Gilberto”.
3) In Monteleone vi è una Chiesa di San Gilberto, che però è sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Piano. Il "beato", dunque, diventa Santo Gilberto per gli abitanti di Monteleone! Il suo culto è un chiaro esempio dei "santi locali", fenomeno di cui ha ammirevolmente trattato André Vauchez nella sua opera "La santità nel Medioevo" (pp 110-214, ed. Il Mulino, Bologna),
Questo sito "dal 1365 è sede della Confraternita del SS. Sacramento, costituita nel 1365, ma in una precedente chiesa. L’attuale Chiesa di San Gilberto è del 700. Grandiosa e possente, la parete sud somiglia ad una fortezza. La decorazione interna è intonata al culto dell’Eucaristia. Degno di nota l’altare in stucco di S. Luigi Gonzaga."
4) "La chiesa di S. Maria del Piano o S. Maria de Equo - situata al centro della vasta Vallata formata dai depositi alluvionali del fiume Corno - e’ di fondazione altomedioevale (tra l’VIII e il IX secolo) epoca in cui sono testimoniati un oratorio e numerose celle monastiche, presto trasformatisi in un priorato benedettino dipendente dalla potente Abbazia di Ferentillo, uno dei piu’ importanti complessimonastici altomedioevali di tutta l’Italia centrale.
Vi è dunque un legame storico tra i due insediamenti, l'abbazia, nei pressi della quale il B. Gilberto fece un primo periodo di eremitaggio, tanto da esser egli inizialmente chiamato "da Ferentillo", e la chiesa di S. Maria del Piano.
- Cfr. notizie sui recenti restauri e l'iscrizione al "b. Liberto" su : Associazione Pro Ruscio.
Ne tratta Patrizia Penazzi nel sito ArcheoAmbiente : "fr. Gilberto o Liberto "nativo di Monteleone apparteneva probabilmente alla nobile famiglia dei Tiberti. Quando dalla Pieve campestre di S. Maria del Piano de Equo, si ritrassero i Benedettini, col passaggio al clero diocesano nel sec. XIV, rimase a custodirla questo santo eremita". L'autrice si sofferma sulle diverse considerazioni del Lascaris riguardo le dinamiche dei fatti straordinari attribuiti all'ereremita Gilberto.
2) Da Rescia in Monteleone di Spoleto Eventi: "A Rescia si conserva ancora oggi memoria della visita prodigiosa e dell’acqua sorgiva scaturita improvvisamente per intercessione del Beato Gilberto, Liberto o Liberato nell’ancora presente “Fonte Salimberto”, che non è altro che una corruzione e storpiatura del nome del Sant’uomo.
A ricordo dell’evento esistono diverse narrazioni spesso divergenti (anche in modo notevole) fra loro. Un testo poco noto, pubblicato postumo (Agostino da Stroncone, Umbria Serafica, in Miscellanea Francescana, IV, Foligno, 1889, p. 92), è quello presente nel manoscritto redatto negli anni fra il 1670-1680 da Padre Agostino Mattielli da Stroncone (TR), che narra delle vicende storiche, dei personaggi e degli eventi legati all’evoluzione del movimento francescano in Umbria dal 1208, riprendendo parzialmente anche Lodovico Iacobilli, che scrive pochi anni prima, nel 1661. Troviamo: “Anno CXCIII della Religion Serafica A.D. 1400 – Il Beato Gilberto, o Liberto della Abbazzia di Ferentillo Terziario muore Santamente in S. Maria del Piano, vicino a Monteleone. Nella Villa di Rescia piantando il suo Bastone, diventa subito Albero grosso com’una Cerqua, a piè di cui (essendo assetato il Beato) scaturisce una fonte d’Acqua limpidissima che durerà sempre salutevole all’Infermi, e si dirà la fonte di S. Liberato, L’Albero sarà custodito dalla compagnia del SS. con molta devozione. E sepolto in detta Chiesa la di cui campana suona da se nella sua morte, et e ivi Venerato come Santo”.
Ancora nel 1703 il Piersanti, descrivendo delle sorgenti di Monteleone scrive: “Un’acqua mirabile e salutifera nella Montagna di Rescia, che per antica traditione si racconta che miracolosamente vi scaturisse a prighiere di San Gilberto”.
3) In Monteleone vi è una Chiesa di San Gilberto, che però è sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Piano. Il "beato", dunque, diventa Santo Gilberto per gli abitanti di Monteleone! Il suo culto è un chiaro esempio dei "santi locali", fenomeno di cui ha ammirevolmente trattato André Vauchez nella sua opera "La santità nel Medioevo" (pp 110-214, ed. Il Mulino, Bologna),
Questo sito "dal 1365 è sede della Confraternita del SS. Sacramento, costituita nel 1365, ma in una precedente chiesa. L’attuale Chiesa di San Gilberto è del 700. Grandiosa e possente, la parete sud somiglia ad una fortezza. La decorazione interna è intonata al culto dell’Eucaristia. Degno di nota l’altare in stucco di S. Luigi Gonzaga."
4) "La chiesa di S. Maria del Piano o S. Maria de Equo - situata al centro della vasta Vallata formata dai depositi alluvionali del fiume Corno - e’ di fondazione altomedioevale (tra l’VIII e il IX secolo) epoca in cui sono testimoniati un oratorio e numerose celle monastiche, presto trasformatisi in un priorato benedettino dipendente dalla potente Abbazia di Ferentillo, uno dei piu’ importanti complessimonastici altomedioevali di tutta l’Italia centrale.
Vi è dunque un legame storico tra i due insediamenti, l'abbazia, nei pressi della quale il B. Gilberto fece un primo periodo di eremitaggio, tanto da esser egli inizialmente chiamato "da Ferentillo", e la chiesa di S. Maria del Piano.
- Cfr. notizie sui recenti restauri e l'iscrizione al "b. Liberto" su : Associazione Pro Ruscio.
Scheda a cura di Marco V. Stocchi