martedì 21 aprile 2020

PER CONOSCERE S. GIUSEPPE BENEDETTO COTTOLENGO TERZIARIO FRANCESCANO


30 Aprile

SAN 
GIUSEPPE BENEDETTO COTTOLENGO
del Terz'Ordine di San Francesco
Francescano secolare e fondatore 








Bra, Cuneo, 3 maggio 1786 – Chieri, Torino, 30 aprile 1842


San Giuseppe Benedetto Cottolengo nacque a Bra, in Piemonte, da una famiglia di solida tradizione cristiana, il 3 maggio 1786: fu il primogenito di dodici figli. Dalla madre fu educato alle opere di misericordia verso i poveri e gli ammalati. Consacrato sacerdote l'8 giugno 1811, con zelo si dedicò al ministero pastorale come vice parroco a Corneliano d'Alba. In seguito a Torino si laureò in teologia, fu nominato canonico e si iscrisse al Terz'ordine francescano.
Sembrava destinato a mansioni tanto diverse da quelle sognate fin da bambino di dedicarsi ai poveri. un caso imprevisto, quello della povera donna francese, per la quale non si poteva aprire nessuna porta d'ospedale, diede avvio alla grande opera, nell'umiltà e nella semplicità francesana più genuina.
Egli infatti ebbe modo di osservare tristemente come gli ospedali rifiutassero di accogliere i miseri e i più bisognosi. Davanti l'infelice che soffriva egli meditò e propose: "Non sarà più così. Tu sei mio fratello, tu sei Gesù che soffre". E la lettura della vita di san Vincenzo de' Paoli lo spinge in questa direzione ... 
Il Cottolengo il 17 gennaio 1828 apre, dunque, le porte ad un'infermeria: quattro letti in due stanze affittate nei pressi della parrocchia Corpus Domini. Si chiama Deposito de poveri, o Deposito della Volta Rossa (dal nome del cortile in cui si trova) e la sua prima ospite è un'anziana paralitica. Prese per motto le parole di San Paolo "Charitas Christi urget nos" (La carità di Cristo ci sospinge). 
In poco tempo la piccola infermeria si trasforma in un centro di ospitalità per tutti coloro che, per i motivi più vari, vengono rifiutati dagli ospedali. Ad aiutare don Giuseppe ci sono il medico Lorenzo Granetti e le Dame della Carità, coordinate dalla Terziaria francescana Marianna Nasi, amica e figlia spirituale del Cottolengo. 
Nel 1931 a Torino scoppia un'epidemia di colera e le autorità ingiungono a don Giuseppe di chiudere l'infermeria per il pericolo di contagio. Ormai lui, però, ha fatto dell'assistenza ai malati il centro della sua esistenza e non può smettere in un momento simile. Perciò carica su un mulo le poche cose che ha e si trasferisce a Valdocco, quartiere a nord del centro storico di Torino (dove qualche anno più tardi anche don Bosco porterà il suo Oratorio): "Gli ortaggi devono essere trapiantati perché crescano meglio. Succederà anche a noi", dice.
In breve tempo, dunque, Cottolengo riprende la sua opera di accoglienza di poveri e malati rifiutati dagli ospedali in una "sruttura" composta da una stalla, un fienile e una stanza: il 27 aprile 1932 nasce quella che diventerà la Piccola Casa della Divina Provvidenza.
Un po' per volta, edificio dopo edificio, Giuseppe comincia ad ingrandire la sua opera. Nascono la Casa della Fede, la Casa della Speranza, la Casa della Carità, ciascuna dedicata ad invalidi, orfani, sordomuti, malati di mente ed emarginati di ogni tipo.
Non furono poche le difficoltà che incontrò, anche da parte di amici che lo sconsigliavano di perseverare nell'opera. A chi gli faceva presente le difficoltà economiche rispondeva "Non sono io che provvedo ai poverelli: è Dio! Egli manterrà la piccola casa, anche se fosse grande come il mondo".
Prima della sua morte avvenuta a 56 anni, il 30 aprile 1842, i ricoverati erano già migliaia, e Iddio provvedeva a tutti, secondo le parole di Gesù "Guardate gli uccelli dell'aria: non seminano ... eppure il padre li nutre". Oggi la "Piccola Casa della Divina Provvidenza" ospita più di 20mila ricoverati.


Martirologio Romano: A Chieri presso Torino, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, sacerdote, che, confidando nel solo aiuto della divina Provvidenza, aprì una casa in cui si adoperò nell’accoglienza di poveri, infermi ed emarginati di ogni genere. 









Giuseppe Benedetto Cottolengo
ritratto dal fratello minore
Avviato fin da giovane alla carriera ecclesiastica, Giuseppe Benedetto Cottolengo non aveva dato fino ai quarantuno anni, prova di particolari virtù, ma tutto cambiò la notte in cui fu chiamato al capezzale di una partoriente febbricitante (già madre di cinque figli) che moriva in una stalla, per essere stata rifiutata da tutti gli ospedali.
Angosciato, s'immerse nella preghiera:
- Mio Dio, perché? Perché mi hai voluto testimone? Cosa vuoi da me? 
Ne uscì completamente cambiato e con una certezza: "La grazia è fatta! Sia benedetta la santa Madonna!".
Gli restavano da vivere ancora quindici anni, e furono ricchi di una operosità travolgente. Cominciò fondando una piccola Casa della Divina Provvidenza (piccola davanti a Dio, ma immensa nei progetti e nei sogni del fondatore), destinato ai malati che nessuno voleva.
La genialità del Cottolengo fu quella di pensare la sua casa col sistema delle "famiglie": a seconda dei malati (vecchi inabili, orfani, malati mentali, ciechi, sordomuti o altro), egli cercava di costruire per loro una piccola "famiglia" dove non mancavano assistenti, medici, istruttori, amministratori, dirigenti.
Cercava le opportune collaborazioni e le otteneva! E non mancavano nemmeno le strutture necessarie (panificio, macelleria, falegnameria, vari lavoratori). Se poi i collaboratori decidevano di impegnarsi in forma stabile, nascevano le diverse congregazioni religiose. E siccome era necessario anche tener vivo, per il bene di tutti, "un cuore impegnato nell'intercessione e nell'adorazione di Dio", il Cottolengo diventò anche il fondatore di monasteri di suore contemplative e di un monastero di eremiti.
Ma egli continuava a definirsi sempre e soltanto "il manovale della Divina Provvidenza".
Così i malevoli dicevano che il canonico aveva costruito alla periferia di Torino "un paese di poveri". E lui definiva simpaticamente la sua opera "la mia Arca di Noè". Ma chi - sorpreso da tanta geniale creatività - ha suggerito piuttosto il titolo di "Università della carità cristiana".
Morì nel 1842, con queste parole sulle labbra:
- Misericordia, Domine! Misericordia, Domine! Buona e santa Provvidenza! Vergine santa ... ora tocca a Voi!".

Antonio Maria Sicari, Come muoiono i santi. 100 racconti di risurrezione, Edizioni Ares, 2016
 


Cottolengo "è uno di quei santi
che rimangono modelli insigni di carità sociale"

Papa Benedetto XIV




FRASI CELEBRI
"I poveri sono i nostri padroni e bisogna trattarli come tali,
altrimenti ci licenziano"

 

PREGHIERA
"Dal Cottolengo possiamo imparare
la concretezza dell'amore evangelico"

Papa Francesco



O Dio, che nel sacerdote San Giuseppe Benedetto Cottolengo
hai fatto risplendere la misericordia di Gesù verso i poveri, gli infermi e gli infelici,
e della "Piccola Casa della Divina Provvidenza" hai costruito una cittadella della carità,
infondi in noi il tuo spirito d'amore,
perchè sappiamo riconoscerti e servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo Nostro Signore. Amen.



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