martedì 3 novembre 2015

VIDEO / Franz Jägerstätter, ofs - SIGNORNO' di Paolo Giuntella e Enzo Chiodi / archivio CFS





Franz Jaegerstaetter il terziario francescano che disse SIGNORNO' a Hitler - estratto da Rai1 - TG7 - 31 ottobre 1989.

Figura esemplare per l'Ordine Francescano Secolare:
Martire e padre di famiglia: così leggeremo nei calendari, perché nonostante gli affetti compartecipando della sua scelta i suoi ha portato fino in fondo il mandato evangelico di non uccidere, ma di testimoniare l'Amore. E il fatto che sia martire - ha ricordato il cardinal Jose Saraiva Martins, a Roma due giorni dopo, in occasione della beatificazione degli spagnoli della guerra civile - pone Franz Jaegaerstatter al culto non solo locale in quanto Beato, ma della cattolicità tutta.

Franz Jägerstätter, contadino austriaco nato a St Radegund nel 1907 da una famiglia di poveri contadini. Giovane vivace, avventuroso, dinamico trova nel matrimonio con Franziska Schwaininger un momento decisivo e fortunato di maturazione religiosa e civile. Entrambi erano del Terz'Ordine francescano, il ramo laicale della famiglia francescana, oggi Ordine Francescano Secolare. Scrivendo a un cugino sottolinea l'importanza di una formazione civile e religiosa:

"Già a scuola abbiamo imparato che l'uomo ha un intelletto e una libera volontà; ed in particolare dipende dalla nostra libera volontà se vogliamo diventare felici o infelici. Tu sai anche che , se vuoi tirar su un alberello per farlo diventare forte e bello, bisogna dargli un buon sostegno, affinché il vento non lo possa piegare o spezzare".

Non è un bigotto, un "cristiano triste", direbbe papa Francesco,
Franz Jaegerstaetter, è un ragazzo di campagna, che ha fatto solo le elementari, ed è stato in miniera e vive del lavoro dei campi. Ama la vita, ed è il primo in paese ad avere una moto, e da giovane, prima della conversione, arrivava ogni tanto ad una scazzottata con le bande dei paesi vicini, gli piacciono le ragazze.

Sposa Franziska e la sua vita prende una nuova piega: si riavvicina, passo passo, alla Chiesa, un processo interiore genuino che lo porterà a scelte di coscienza radicali, saldamente radicate dalla lettura e meditazione del Vangelo, da una intensa vita di preghiera. Diventerà Terziario francescano, e lo diventa anche sua moglie Franziska, che l'accompagna in questo cammino di conversione.

Quando i nazisti invadono l'Austria tutti si adeguano e chinano il capo. Lui no, non vuol saperne della croce uncinata, non accetta neanche i rimborsi per i danni della grandine. Subisce il boicottaggio della sua azienda agricola.  E' in nome dell'appartenenza alla Chiesa che Franz compie la sua "obiezione di coscienza" verso un ideologia che egli considera inconciliabile con la fede in Cristo.
Dal 1940 inizia il periodo del servizio militare, con un duro addestramento. Nel 1943 viene chiamato a imbracciare le armi e combattere per Hitler. Frangenti personali, la famiglia, gli affetti verso la moglie e le tre sue piccole bimbe, che si intrecciano a frangenti politici, l'avvento del nazismo in terra d'Austria, la guerra che lo porteranno a una scelta coraggiosa che lo scrittore e monaco trappista  Thomas Merton in un suo libro sintetizza con queste parole:
 

"Il 9 agosto 1943 il contadino austriaco Franz Jägerstätter fu giustiziato dalle autorità militari tedesche quale "nemico dello stato" perché aveva ripetutamente rifiutato di prestare il giuramento militare e di combattere in quella che egli dichiarava essere una "guerra ingiusta".
Cattolico, obiettore di coscienza con la sua vita ha voluto controbattere ogni argomento "cristiano" a favore della guerra e della violenza.
Fu trattato da ribelle, disubbidiente all'autorità legale, da traditore della patria. Fu accusato di essere egoista, ostinato, di non considerare la sua famiglia e di trascurare il proprio dovere verso i figli, di ricusare la propria fede, di non praticare la virtù cristiana e l'apostolato del buon esempio. Il contadino non si arrese a nessuno di questi argomenti.
Franz Jägerstätter anzi rispose:
"Il giudizio lasciamolo a Dio, noi non abbiamo né il diritto di condannare nè quello di assolvere. Io non sono del parere dei molti che ritengono che il singolo soldato non è responsabile di tutto ciò che succede e addossano la responsabilità a uno solo, Hitler. Io devo fare la mia parte!".
Ecco che la domanda sollevata dalla vicenda di Franz Jägerstätter - ci ricorda un documento di Pax Christi - non è solo stato quello del diritto individuale del cattolico all'obiezione di coscienza, ma è il problema della missione della chiesa (ieri e ancora più oggi): "di protesta e di profezia nella più grave crisi spirituale che l'uomo abbia mai conosciuto", come ci ricorda Thomas Merton.
Marco Stocchi, ofs




H. ARENDT :  RESPONSABILITÀ E GIUDIZIO SOTTO LA DITTATURA

(...) la domanda da rivolgere a quanti parteciparono e obbedirono agli ordini non e' tanto "Perché hai obbedito?", quanto "Perché hai dato il tuo sostegno?".

L'importanza di questa piccola sfumatura semantica non sfuggirà a coloro che conoscono lo strano e potente influsso che semplici "parole" possono esercitare sulla mente degli uomini - uomini che sono sempre in primo luogo animali parlanti.
Ne trarremmo tutti un gran profitto se riuscissimo a eliminare per sempre il dannoso termine "obbedienza" dal nostro vocabolario politico e morale. Se riuscissimo a farlo, potremmo forse riacquistare un po' di fiducia in noi stessi e magari pure un po' d'orgoglio.
Potremmo insomma riacquistare in parte ciò che un tempo chiamavamo la nostra dignità di esseri umani - che non e' magari dignità del genere umano nel suo insieme, ma e' comunque dignità dell'essere umano.