martedì 22 settembre 2020

PER CONOSCERE IL B. ANTONIO MARIA CHEVRIER sacerdote del III Ordine di San Francesco O.F.S.


2 ottobre
B. Antonio Chevrier 
Sacerdote
del Terz'Ordine di San Francesco
Francescano secolare



Lione, 16 aprile 1826 - 2 ottobre 1879


La povertà non è uno slogan o un male da compatire, è una dimensione che, nella visione cristiana, ha una dignità teologica: nel volto dei poveri ogni giorno s'incontra il Dio sofferente con i sofferenti. Lo aveva ben intuito il beato Antonio Chevrier, sacerdote francese dal cui carisma fiorì anche l'esperienza dei preti operai. Nato a Lione nel 1826, venne ordinato nel 1850 impegnandosi in una parrocchia operaia della periferia. Ma nel 1856 avvenne quella che lui stesso definì "conversione": davanti al presepe capì il senso autentico della povertà cristiana. Guidato anche dal Curato d'Ars e dal carisma francescano (vestì l'abito da terziario) fondò l'Opera della Provvidenza del Prado (dal nome di una ex sala da ballo comprata per il catechismo ai ragazzi), con un'attenzione particolare all'educazione cristiana dei poveri. Il fondatore morì nel 1879. (Matteo Liut)



Martirologio Romano: A Lione in Francia, beato Antonio Chevrier, sacerdote, che fondò l’Opera della Provvidenza del Prado per preparare i sacerdoti ad insegnare ai giovani poveri la fede cristiana.

Martirologio Francescano: In Lione, in Francia, il beato Antonio Chevrier, Sacerdote e Confessore del Terz'Ordine, il quale acceso dal fuoco di uno spirito serafico aperse un asilo ai fanciulli che si preparavano alla Prima Comunione, mettendoli sotto la direzione di Suore Terziarie munite di regole speciali. Fondò pure la Società dei Sacerdoti detta volgarmente "del Prado" e pieno di virtù e meriti passò da questa all'altra vita (1879). 




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Antonio Maria Chevrier, nato a Lione il 16 aprile 1826, fece la prima comunione all'età di undici anni, continuando in seguito a comunicarsi molto di frequente benché la cosa fosse inusuale al suo tempo. Studiò per il sacerdozio a Lione, dove si distinse per bravura, e fu ordinato nel 1850. Nominato curato nella parrocchia di S. Andrea, in una zona operaia alla periferia della città, tutti ne poterono apprezzare la santità, lo zelo e l’assennatezza.

Nella notte di Natale del 1856, mentre era in preghiera davanti al presepio, ricevette una rivelazione sul significato della divina povertà e questo fatto lo influenzò per il resto della vita, indicandogli una nuova vocazione: si votò "a seguire Gesù Cristo il più dappresso possibile, per diventare capace di operare efficacemente per la salvezza delle anime".

In occasione dello straripamento del Rodano lavoro strenuamente per salvare la popolazione minacciata dalle acque e, in seguito, quando due persone facoltose aprirono una casa di accoglienza - “La Citta del Bambin Gesu” - per i reduci dell’inondazione. S.Giovanni Maria Vianney (4 ago.) lo incoraggiò a diventarne il direttore spirituale. Egli vi lavorò per tre anni, con un duplice scopo: preparare i bambini poveri a ricevere il sacramento della prima comunione e fornire un alloggio ai senzatetto e agli indigenti.

Nel 1859, rendendosi conto che il lavoro era molto impegnativo, decise di fondare un nuovo movimento finalizzato all'aiuto dell’infanzia abbandonata e dei poveri. L’anno seguente poté acquistate una sala da ballo in disuso chiamata “Il Prado" e ne fece la sede dell’opera “La Provvidenza del Prado”. Visse li per oltre vent’anni, sorretto in quest'attività da molti sacerdoti, che alla fine riunì nella “Società dei Preti del Prado ". ‘

I membri, davvero pochi al tempo della sua morte, conobbero un grande aumento subito dopo e raggiunsero il numero di quasi cento verso la meta del Novecento. Essi vivevano in comunità, pur rimanendo preti secolari, seguendo la Regola del Terz’ordine francescano. Si costituì anche una comunità di suore, che seguivano la stessa regola, insegnavano catechismo alle ragazze in molte parrocchie e accudivano i malati.

Antonio nutriva un interesse particolare per la formazione spirituale dei sacerdoti e su questo argomento scrisse un certo numero di libri. Nel suo pensiero, il prete ideale dovrebbe imitate Cristo sia nella vita spirituale sia in un attivo apostolato svolto in una modesta parrocchia.

I preti secolari, a suo parere, hanno due strade tra cui scegliere: quella che egli chiamava "la via ordinaria" e quella invece dei consigli evangelici per la perfezione; la santità sacerdotale consiste dunque nel scegliere questa seconda via.

Egli riteneva anche che i preti dovrebbero il più possibile affidare l’amministrazione temporale di una parrocchia ai laici, cosi da poter essere più liberi di esercitare la propria funzione specifica, essenzialmente spirituale. Il loro modo di predicare dovrebbe essere semplice e diretto, "una conversazione tra il prete e l’assemblea", e dovrebbero vivere in comunità, per quanto egli stesso riconoscesse che la vita parrocchiale ne limiti molto la possibilità.

Durante l’ultimo anno di vita, soffrì a causa di dolorose ulcere; morì il 2 ottobre 1879 e fu seppellito nella cappella del Prado. Fu beatificato nel 1986 in occasione di una visita di papa Giovanni Paolo II a Lione.

Website: 

- Associazione Prado Italia
- Omelia di Giovanni Paolo II in occasione della beatificazione il 4 ottobre 1986



PREGHIERA DI PADRE CHEVRIER





O Verbo! O Cristo!
Come sei bello!
Come sei grande!
Chi saprà conoscerti?
Chi potrà comprenderti?

Fa, 0 Cristo,
che io ti conosca e ti ami!

Poiché tu sei la luce,
lascia che un raggio di questa tua luce divina
invada la mia povera anima,
affinché io possa vederti e comprenderti.
Metti in me una grande fede in te,
affinché tutte le tue parole
siano per me altrettante luci che mi illuminano
e mi facciano venire a te e seguirti
per le vie della giustizia e della verità.

O Cristo! O Verbo!
Tu sei il mio Signore e il mio solo ed unico Maestro
Parla, io voglio ascoltarti
e mettere in pratica la tua parola.
Voglio ascoltare la tua divina parola
perché so che viene dal cielo.
Voglio ascoltarla, meditarla, metterla in pratica,
perché nella tua parola
c’é la vita, la gioia, la pace e la felicità.
Parla, Signore,
tu sei il mio Signore e il mio Maestro,
e io voglio ascoltare solo te.