L’idea del film su Franz Jägerstätter nasce dalla riflessione dell’associazione a Lui dedicata. E’ un po’ una scommessa: per il mondo della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza è quasi una novità l’uso di questo strumento.
Regia di Fulvio De Martin Pinter.
Regia di Fulvio De Martin Pinter.
A cura di Gimpiero Gilardi
"Franz Jägerstätter.
Un contadino contro Hitler"
Video a colori della durata di 27 minuti
Un contadino contro Hitler"
Video a colori della durata di 27 minuti
TRAILER
Il film in una sintesi di 10 minuti
La trama
La ricostruzione
scenica non poteva ovviamente riprendere tutta la vita del protagonista.
Si è così individuato il processo davanti al militare come momento
culminante della vicenda di Franz e si è incentrato su
quello l’azione del filmato.
L’accusa apre dunque
la scena, che si sposta poi, nel ricordo di Franz, sui prati e le case del
suo paese, di cui rivive le semplici sensazioni contadine. Le immagini
sono state girate a St. Radegund.
E’ sempre il ricordo
che lo porta a quella sera, nella cucina della sua casa, quando discusse
per l’ennesima volta con sua moglie Franziska la sua contrarietà al
nazismo. Alla fine si convince ma non cede del tutto: “E va bene. Va bene.
Andrò a votare. Ma non voterò a favore. E, d’ora in avanti, non voglio
avere né dare nulla al nazionalsocialismo”.
Uno stacco di
documentazione (sulla base di immagini d’epoca dell’ingresso di Hitler a
Vienna) presenta la situazione dell’Austria nel 1938. Franz ricorda: “Ho
sognato un bel treno, che girava attorno a un colle. Non solo gli adulti,
ma anche un gran numero di giovani accorrevano per salire, ed era quasi
impossibile impedirglielo. Ad un tratto, una voce mi disse che quel treno
partiva per l’inferno. Quel treno era il Nazionalsocialismo”.
Ma ormai gli eventi
sono precipitati. L’immagine ritorna nella sala del tribunale. E’ il
momento dell’interrogatorio. Franz deve spiegare perché si comporta in
quel modo e soprattutto deve giustificarsi come cattolico, davanti a tanti
preti e vescovi (oltre a tutti i cattolici laici) che combattono al
fronte. Le sue parole restano scolpite nella mente di chi ascolta.
L’udienza finisce.
Franz è solo in cella e scrive alla moglie e alle tre figlie piccole:
“Carissimi, il vostro ricordo e la nostalgia del vostro amore mi seguono
minuto per minuto. Oggi è cominciato i processo ed io prevedo già come
andrà a finire. Sono angustiato dal timore che abbiate a soffrire per
colpa mia. Perdonatemi se attiro su di voi l’ingiustizia, ma voi sapete
bene che bisogna amare Dio più della famiglia. E’ meglio perdere tutto ciò
che ci è tanto caro quaggiù, piuttosto che commettere la più piccola
offesa contro Dio”.
E la mente corre di
nuovo a casa, in quella cucina, al giorno in cui venne il parroco del
paese per mettere in guardia Franz e avvertirlo dei rischi cui si
esponeva. Anche il vescovo lo aveva chiamato per parlargli e farlo
desistere dal suo intendimento. Franz va avanti per la sua strada.
Le immagini di guerra
riportano al 1943, quando Franz viene infine arruolato. Le fortune della
guerra cominciano a voltare le spalle all’esercito nazista.
La scena dell’incontro
nel carcere di Berlino tra Franz e Franziska è certo la più struggente ed
è commovente la benedizione che il condannato deve quasi strappare al
prete in nome della retta coscienza. Franziska, accompagnata dal parroco,
aveva viaggiato 22 ore in treno per vedere il marito per l’ultima volta.
Il colloquio dura 20 minuti. E’ lunedì 13 luglio 1943.
L’epilogo è vicino,
tutto è consumato. Il tribunale emette l’inevitabile condanna, Franz viene
condotto alla ghigliottina. I suoi passi si mescolano al testamento,
scritto con le mani legati nella cella della morte: “Il regno dei cieli è
preso a forza e i generosi se ne impossessano. Cercate di entrare dalla
porta stretta. Quando larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla
perdizione e come sono molti coloro che vi entrano! Quanto stretta invece
è la porta e angusta la via che conduce alla Vita e come sono pochi quelli
che la trovano! A noi non resta che questa alternativa: o progredire
sempre nel bene, oppure affondare sempre più nel male; impossibile
rimanere stazionari a lungo. Amiamo i nostri nemici, benediciamo coloro
che ci maledicono, preghiamo per coloro che ci perseguitano. L’amore
vincerà e vivrà per l’eternità. Fortunati coloro che hanno vissuto nella
carità divina e muoiono in essa”.
Le ultime immagini
sono quelle della tomba dell’eroe, di cui viene chiesta la canonizzazione,
appoggiata alla chiesa di St. Radegund, nella notte del 50° anniversario
della nascita al cielo.
Associazione “Franz
Jägerstätter”
c/o Caritas diocesana
Via Endrici, 27
I – 38100 Trento
Tel. 0461 261166; fax
0461 266176
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