Variety in occasione dell'European Film Market, che si svolge a latere del Festival di Berlino, ha diffusola prima immagine dI Radegund, per il quale c'è molta attesa. |
2017
Nel 2015 avevamo annunciato che il regista Terrence Malick era intenzionato a girare un film sul terziario francescano Franz Jägerstätter, un contadino austriaco, un obiettore di coscienza che si rifiutò di aderire all'ideologia neopagana del nazismo, che votò contro il referendum per l'annessione dell'Austria alla Germania e una volta che questa entro in guerra di prestare servizio militare.
Per anni, egli testimoniò di fronte ai suoi compaesani e alle autorità, una grande risolutezza nel restare fedele alle sue scelte di fondo, di coscienza, profondamente radicate nel messaggio evangelico.
Questa coerenza alle ragioni più profonde della propria coscienza, testimoniata da numerosi suoi scritti, ebbe un tragico epilogo con la sua condanna a morte per ghigliottina il 9 agosto 1943 (in fondo pagina la biografia).
E sulla base dei suoi scritti, delle lettere alla moglie ... che si snoda la sceneggiatura scritta dallo stesso Terrence Malick. Un ritorno all'uso della sceneggiatura per il regista statunitense.
Titolo del film è Radegund, dal nome del piccolo borgo di Sankt Radegund dove abitava con la moglie Franciska, anche lei terziaria francescana, e le tre figliolette. Esso si trova, come per una sorta di misteriosa compensazione, molto vicino al paese di Braunau am Inn che dette i natali ad Adolf Hitler.
La vicenda di Franz Jägerstätter "obiettore di coscienza" è stata molto difficile da metabolizzare negli anni succesivi alla guerra, e alla sconfitta, in quanto la sua scelta era considerata poco patriottica e in controtendenza, occorre dirlo, con il sentire comune nella chiesa cattolica dei tempi. Si pensi, qui da noi in Italia, lo scalpore, fino al processo, che suscitò negli anni '60 la "Lettera ai cappellani militari" di Don Lorenzo Milani.
Il film è stato girato nel 2016, e a tutto febbraio, sappiamo che era in fase di post-produzione. Terrence Malick è sempre avaro di anticipazioni.
L’agente alle vendite David Garrett ha dichiarato:
Badtaste.it : "Le riprese si sono svolte l’anno scorso, tra le altre località, a Cima Sappada, paesino nel cuore delle Dolomiti bellunesi scelto tra numerose altre location per aver conservato l’architettura originale delle abitazioni, costruite interamente in legno nello stile Blockbau (senza l’utilizzo di chiodi).
Così Marco Roncalli su Avvenire, in un articolo del 2015, scritto all'annuncio della lavorazione del film:
Ne La sottile linea rossa, del 1998, Malick aveva affidato la rappresentazione del conflitto più che alle sequenze belliche tra americani e giapponesi, ai monologhi interiori. Un racconto dell’invisibile. È quello di cui si avrebbe bisogno della storia di Jägerstätter. Quella di una voce fuori dal coro, di una coscienza plasmata dall’etica cristiana: «Scrivo con le mani legate, ma è meglio che se fosse incatenata la volontà. Talvolta Dio ci mostra la forza che dona agli uomini che lo amano e non preferiscono la terra al cielo. Né il carcere, né le catene e neppure morte possono separare un uomo dall’amore di Dio e rubargli la sua libera volontà», diceva Jägerstätter. Parole da cui può iniziare una grande sfida. Anche per il cinema.
2015
TERRENCE MALICK TORNA SUL SET PER GIRARE "RADEGUND WAR MOVIE"
SUL BEATO FRANZ JÄGERSTÄTTER
Nel 2015 avevamo annunciato che il regista Terrence Malick era intenzionato a girare un film sul terziario francescano Franz Jägerstätter, un contadino austriaco, un obiettore di coscienza che si rifiutò di aderire all'ideologia neopagana del nazismo, che votò contro il referendum per l'annessione dell'Austria alla Germania e una volta che questa entro in guerra di prestare servizio militare.
Per anni, egli testimoniò di fronte ai suoi compaesani e alle autorità, una grande risolutezza nel restare fedele alle sue scelte di fondo, di coscienza, profondamente radicate nel messaggio evangelico.
Questa coerenza alle ragioni più profonde della propria coscienza, testimoniata da numerosi suoi scritti, ebbe un tragico epilogo con la sua condanna a morte per ghigliottina il 9 agosto 1943 (in fondo pagina la biografia).
E sulla base dei suoi scritti, delle lettere alla moglie ... che si snoda la sceneggiatura scritta dallo stesso Terrence Malick. Un ritorno all'uso della sceneggiatura per il regista statunitense.
Titolo del film è Radegund, dal nome del piccolo borgo di Sankt Radegund dove abitava con la moglie Franciska, anche lei terziaria francescana, e le tre figliolette. Esso si trova, come per una sorta di misteriosa compensazione, molto vicino al paese di Braunau am Inn che dette i natali ad Adolf Hitler.
La vicenda di Franz Jägerstätter "obiettore di coscienza" è stata molto difficile da metabolizzare negli anni succesivi alla guerra, e alla sconfitta, in quanto la sua scelta era considerata poco patriottica e in controtendenza, occorre dirlo, con il sentire comune nella chiesa cattolica dei tempi. Si pensi, qui da noi in Italia, lo scalpore, fino al processo, che suscitò negli anni '60 la "Lettera ai cappellani militari" di Don Lorenzo Milani.
Il film è stato girato nel 2016, e a tutto febbraio, sappiamo che era in fase di post-produzione. Terrence Malick è sempre avaro di anticipazioni.
L’agente alle vendite David Garrett ha dichiarato:
“Questo è Malick che ritorna al top del suo gioco nel raccontare una storia vera che ha una straordinaria risonanza nel clima morale di oggi”.L'uscita del film nelle sale è prevista per la fine dell'anno, in Italia per il 2018.
Badtaste.it : "Le riprese si sono svolte l’anno scorso, tra le altre località, a Cima Sappada, paesino nel cuore delle Dolomiti bellunesi scelto tra numerose altre location per aver conservato l’architettura originale delle abitazioni, costruite interamente in legno nello stile Blockbau (senza l’utilizzo di chiodi).
Così Marco Roncalli su Avvenire, in un articolo del 2015, scritto all'annuncio della lavorazione del film:
Ne La sottile linea rossa, del 1998, Malick aveva affidato la rappresentazione del conflitto più che alle sequenze belliche tra americani e giapponesi, ai monologhi interiori. Un racconto dell’invisibile. È quello di cui si avrebbe bisogno della storia di Jägerstätter. Quella di una voce fuori dal coro, di una coscienza plasmata dall’etica cristiana: «Scrivo con le mani legate, ma è meglio che se fosse incatenata la volontà. Talvolta Dio ci mostra la forza che dona agli uomini che lo amano e non preferiscono la terra al cielo. Né il carcere, né le catene e neppure morte possono separare un uomo dall’amore di Dio e rubargli la sua libera volontà», diceva Jägerstätter. Parole da cui può iniziare una grande sfida. Anche per il cinema.
Marco Stocchi, ofs
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sul Beato Franz Jägerstätter
sul Beato Franz Jägerstätter
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- Reprint
2015
TERRENCE MALICK TORNA SUL SET PER GIRARE "RADEGUND WAR MOVIE"
SUL BEATO FRANZ JÄGERSTÄTTER
I
fan di Terrence Malick potranno gioire. Il regista di culto che dal
1973 al 2005 ha realizzato solo quattro film, che da molto tempo ormai
non mostra il proprio volto in pubblico (pare si mimetizzi abilmente tra
gli spettatori durante i festival), ma che dal 2011, anno della Palma
d’oro a The tree of life, ha notevolmente intensificato la propria attività creativa, è in arrivo sugli schermi con ben tre film.
(...) Così in Italia non si è ancora visto Knight of cups, presentato al Festival di Berlino 2015, che già in Germania annunciano il suo prossimo progetto, al via questa estate negli studi di Babelsberg, a Postdam, grazie anche a un contributo tedesco di 400mila euro. Si tratta di Radegund war movie, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale che racconta la storia dell’obiettore di coscienza austriaco Franz Jägerstätter, arrestato e condannato a morte a soli 36 anni per essersi rifiutato di combattere.
A fare un film su di lui ci aveva già pensato Axel Corti nel 1971, mescolando in Der fall Jägerstätter la finzione (il protagonista era interpretato da Kurt Weinzierl) a interviste con la moglie Franziska, il parroco del paese e altre persone che lo avevano conosciuto e frequentato negli ultimi mesi della sua vita. Nel 2007 Jägerstätter fu beatificato da papa Benedetto XVI.
La star del tarantiniano Bastardi senza gloria
August Diehl si calerà nei panni del protagonista, ma nel cast, ancora
misterioso, ci sarà anche l’austriaca Valerie Pachner.
I dettagli sul biopic sono al momento ancora piuttosto scarsi perché Malick, si sa, ama mantenere il più assoluto riserbo sul materiale al quale lavora, ma il ritorno al genere bellico, già frequentato nel 1998 con La sottile linea rossa, non deve trarre in inganno: il film sarà probabilmente una storia intima, focalizzata sul dramma personale del suo protagonista.
Franz Jägerstätter
Un contadino austriaco martire della coscienza:
si rifiutò
di giurare fedeltà a Hitler
e fu ghigliottinato
(1) estratto da Avvenire 2 luglio 2015
(...) Così in Italia non si è ancora visto Knight of cups, presentato al Festival di Berlino 2015, che già in Germania annunciano il suo prossimo progetto, al via questa estate negli studi di Babelsberg, a Postdam, grazie anche a un contributo tedesco di 400mila euro. Si tratta di Radegund war movie, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale che racconta la storia dell’obiettore di coscienza austriaco Franz Jägerstätter, arrestato e condannato a morte a soli 36 anni per essersi rifiutato di combattere.
A fare un film su di lui ci aveva già pensato Axel Corti nel 1971, mescolando in Der fall Jägerstätter la finzione (il protagonista era interpretato da Kurt Weinzierl) a interviste con la moglie Franziska, il parroco del paese e altre persone che lo avevano conosciuto e frequentato negli ultimi mesi della sua vita. Nel 2007 Jägerstätter fu beatificato da papa Benedetto XVI.
I dettagli sul biopic sono al momento ancora piuttosto scarsi perché Malick, si sa, ama mantenere il più assoluto riserbo sul materiale al quale lavora, ma il ritorno al genere bellico, già frequentato nel 1998 con La sottile linea rossa, non deve trarre in inganno: il film sarà probabilmente una storia intima, focalizzata sul dramma personale del suo protagonista.
Alessandra De Luca (1)
Franz Jägerstätter
Un contadino austriaco martire della coscienza:
si rifiutò
di giurare fedeltà a Hitler
e fu ghigliottinato
- Franz Jägerstätter è un contadino austriaco di 36 anni, sposato con Franziska Schwaninger e padre di tre bambine. Vive a St. Radegund, il paesino dov’è nato nel 1907. Dopo una gioventù inquieta ha raggiunto una solida maturità ed è un fervente cristiano. Né colto, né politicizzato, buon conoscitore della Bibbia, capisce presto quanto basta per rifiutare ogni collaborazione con il nazionalsocialismo già prima dell’annessione del suo Paese alla Germania: sottraendosi al clima generale condiviso da quasi tutti, poi, dopo l’Anschluss, ribellandosi apertamente all’ideologia neopagana di Hitler.
- Tra il 1940 e il 1941, durante l’addestramento nella Wehrmacht, si rende conto dell’incompatibilità del nazismo con la fede. Rimandato a casa perché unico sostegno per la famiglia non indosserà mai più l’uniforme. «Anche se ciò comporta la morte, non è forse più cristiano offrire se stessi in sacrificio, piuttosto che, per salvarsi la vita, dover prima uccidere altri?». Così Jägerstätter nel ’42.
- Chiamato alle armi nel febbraio ’43 dichiara di non voler partecipare a una guerra ingiusta perché cristiano. Un’obiezione di coscienza nella convinzione dell’inconciliabilità tra Vangelo e nazismo: «Non posso desistere dalla mia decisione (...) Indossando quell’uniforme, quante volte dovrei anch’io rinnegare Cristo!».
- Arrestato nel
marzo del ’43, motiva così il rifiuto all’arruolamento: «nulla potrebbe garantire
la mia anima contro i pericoli che i nazisti le farebbero correre» e viene
portato nel carcere di Linz dove provano a fargli cambiare idea. Senza esito.
Inutili anche i consigli dei preti che lo esortano a cedere almeno per amore
della famiglia: «Lo volevamo far desistere ma ci ha sempre sconfitti citando le
Scritture».
- Da quel momento inizia la sua via crucis conclusasi a Berlino,
davanti al Tribunale del III Reich, che lo condanna a morte dopo aver trascorso
in carcere terribili giornate, tra il ricordo degli anni trascorsi con moglie e
figlie (che ai suoi occhi «sembrano talvolta perfino dei miracoli») e i suoi
doveri di cristiano. Così sul contadino che ha disobbedito al führer, il 9
agosto ’43, a Brandeburgo, cala la ghigliottina.
Ne La
sottile linea rossa, del 1998, Malick aveva affidato la rappresentazione del
conflitto più che alle sequenze belliche tra americani e giapponesi, ai
monologhi interiori. Un racconto dell’invisibile. È quello di cui si avrebbe
bisogno della storia di Jägerstätter. Quella di una voce fuori dal coro, di una
coscienza plasmata dall’etica cristiana: «Scrivo con le mani legate, ma è
meglio che se fosse incatenata la volontà. Talvolta Dio ci mostra la forza che
dona agli uomini che lo amano e non preferiscono la terra al cielo. Né il
carcere, né le catene e neppure morte possono separare un uomo dall’amore di
Dio e rubargli la sua libera volontà», diceva Jägerstätter. Parole da cui può
iniziare una grande sfida. Anche per il cinema.
Marco Roncalli
(1) estratto da Avvenire 2 luglio 2015