25 aprile
Ven.
EGIDIO BULLESTI
(BULLESSICH)
Terziario francescano e Scout
membro dell'A.C. e della S. Vincenzo
Pola (Istria) 24 agosto 1905 - 25 aprile 1928
Nasce a Pola (diocesi di Parenzo), che allora appartiene all'Austria, terzo di nove figli. Nel 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, deve rifugiarsi con la famiglia a Rovigo. Poi si trasferisce a Szeghedin (Ungheria), Wagna (Stiria) e Graz (Austria). Alla fine di tale peregrinare, la famiglia ritorna a Pola, divenuta italiana, dopo il 1919.
A 13 anni, Egidio comincia a lavorare come carpentiere nell”arsenale di Pola. Seguendo l'esempio della sorella Maria, il 2 luglio 1920 a 15 anni, si iscrive alla Gioventù di Azione Cattolica, vivendone il motto programmatico: “Preghiera, Azione e Sacrificio”, che lo accompagnerà per tutta la vita, sia militare che lavorativa.
Nel 1921, quando si celebra a Roma il 50° della Gioventù Cattolica, Egidio viene inviato a rappresentare tutta la gioventù locale. Il 4 ottobre dello stesso anno, diventa Terziario francescano e assume il nome di Ludovico.
A 19 anni è chiamato per il servizio militare e sceglie l'arruolamento nella Marina. Dopo tre anni, alla scadenza del servizio di leva, lascia la marina e va a lavorare nel cantiere navale di Monfalcone (Gorizia). Qui continua la sua azione apostolica fra gli operai. Si dedica anche alla 'Conferenza di San Vincenzo' e fonda una sezione di esploratori cattolici.
Nel febbraio 1928, si ammala di tubercolosi. La malattia, che egli considera un “dono di Dio', progredisce rapidamente per cui dopo solo due mesi, Egidio muore. Ha 24 anni.
Nel 1973, le sue spoglie mortali vengono trasferite in Italia, nel Santuardio dell'isola di Barbana, presso Grado. (1)
Causa: Rivestito con l'abito francescano fu seppellito nel cimitero di Pola;
la fama della sua santità si diffuse rapidamente fra i marinai, dentro e
fuori d’Italia e fra i membri dell’Azione Cattolica.
Per i noti motivi politici, che coinvolsero l’Italia e l’Europa, con il seguito della Seconda Guerra Mondiale e anche con la perdita dell’Istria, assegnata nel 1947 alla Jugoslavia, non si poté aprire la Causa per la sua beatificazione, fino al 6 dicembre 1974, quando finalmente fu aperta dalla Curia di Trieste.
La sua salma fu esumata dal cimitero di Pola e traslata definitivamente nell’isola di Barbana (Grado, Gorizia).
Con decreto del 7 luglio 1997, papa Giovanni Paolo II gli ha riconosciuto l’eroicità delle sue virtù e il titolo di venerabile. Ora sono all’esame presunti miracoli per sua intercessione che dovrebbero portarlo definitivamente sugli altari. (Antonio Borrelli)
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Per i noti motivi politici, che coinvolsero l’Italia e l’Europa, con il seguito della Seconda Guerra Mondiale e anche con la perdita dell’Istria, assegnata nel 1947 alla Jugoslavia, non si poté aprire la Causa per la sua beatificazione, fino al 6 dicembre 1974, quando finalmente fu aperta dalla Curia di Trieste.
La sua salma fu esumata dal cimitero di Pola e traslata definitivamente nell’isola di Barbana (Grado, Gorizia).
Con decreto del 7 luglio 1997, papa Giovanni Paolo II gli ha riconosciuto l’eroicità delle sue virtù e il titolo di venerabile. Ora sono all’esame presunti miracoli per sua intercessione che dovrebbero portarlo definitivamente sugli altari. (Antonio Borrelli)
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EGIDIO BULLESI
TERZIARIO FRANCESCANO
TERZIARIO FRANCESCANO
ll 4 ottobre 1920 Egidio, che contava appena quindici anni, entrò a far parte della grande famiglia francescana, con tutto l'ardore della sua anima giovanile. Durante la malattia farà voto al Signore di entrare nel primo Ordine, per farsi missionario, ma otterrà solamente di essere rivestito dell'abito serafico dopo la morte.
Nella sua breve ma intensa esistenza cercò di ricopiare in sé le virtù francescane: prima fra tutte l'allegria. Dappertutto Egidio seminò la gioia, perché ne aveva tanta nel cuore: a casa, dove si metteva perfino a ballare quando vedeva tristi i genitori o i fratelli; in arsenale, sul mare, tra i soldati... Ascoltiamolo: «Gioia, riso e amore: questo il mio messaggio sul mare». «Mi basta ben poco per essere allegrissimo ››. «Sono sempre b'ianco e rosso... come un fiore... e allegro - oh, questo non occorre neanche dirlo - molto ma molto più allegro che a Pola. Insomma sono felice, di quella felicità che il Signore concede ai suoi figli vicini: così vicini: di casa... Sono contento e felice perché ho l'animo tranquillo, la coscienza netta e pura, perché amo Dio... ››. Come si vede, la sua felicità è veramente di tipica marca francescana.
Egidio fu anche povero, con San Francesco povero. Abbiamo «notato come soffri perfino la fame durante la prima fanciullezza; divenuto terziario amò la povertà come virtù: consegnava ai genitori fin l'ultimo centesimo della sua paga e per sé non teneva mai nulla.
Amò Gesù Cristo nei poveri che cercò di aiutare in tutti i modi, come membro effettivo della Conferenza di San Vincenzo De' Paoli, di cui fu cassiere. Tra gli altri, una famiglia intera di sette figli ricevette da lui il soccorso materiale e l'istruzione religiosa che portò i ragazzi alla prima Comunione, alla quale nessuno di loro s'era ancora accostato. Possiamo ancora ascoltare la sua voce: «Vorrei avere una salute da leone per correre ovunque c'è bisogno d'un pezzo di pane, d'una maglietta per vestire un bambino, e d'una buona parola per educare e salvare le anime... ››. Anche questo è francescanesimo genuino!
Di San Francesco, Egidio era veramente innamorato... e parlava di lui anche ai soldati della sua nave «Dante Alighieri», in quelle sere fresche dell'ottobre 1926, quando si commemorava il Settimo centenario della morte, camminando sul ponte, nell'immensità del mare, al vivo palpito delle stelle...
Un grande miracolo
Egidio non operò miracoli nella sua vita; ma un grande miracolo fu il suo apostolato, che esercitò con animo generoso, per tutta la sua vita, in qualunque ambiente si trovasse. Egli stesso aveva scritto: «Non è forse un grande miracolo salvare una anima?».
Di anime, Egidio, ne salvò certamente parecchie. Ricordiamo soprattutto quella di un giovane, suo compagno durante il servizio militare, un certo Guido Foghin. Aveva smarrito da anni la via del bene e si professava apertamente lontano dalla Religione. Egidio lo segui per mesi e mesi, con pazienza e amore quasi infiniti ... Alla fine lo conquistò, perché non era più possibile resistere: Guido si converti, si fece francescano con il nome di Egidio-Maria e partì missionario per il Tibet e poi per l'America
meridionale, prendendo il posto sognato dal suo salvatore rapito dalla morte.
Egidio fu apostolo soprattutto tra i fanciulli, come delegato degli Aspiranti di Azione Cattolica, e Dio solo sa quante anime di ragazzi aiutò a conservarsi buone! Egli amava i ragazzi e il suo apostolato era veramente secondo lo spirito del Signore, come possiamo ricavare da una sua lettera: «Apostolato vuol dire lavorare con la mente e con tutte le nostre forze per il prossimo nostro. Sacrificare, rinunciare e mortificarsi e infine pregare, fremere, piangere, addolorarsi per le anime tutte, per portarle a Cristo. Vuol dire ancora, e meglio, vivere con Cristo: patire, dolorare, agonizzare e morire al mondo con Lui, per Lui... ››.
Egli esercitò un vero apostolato anche nell'ospedale - quando pur sapeva che non c'erano più speranze per la sua vita terrena - spargendo la gioia tra i compagni, destinati come lui alla morte, e preparando alla prima Comunione, che ancora non l'avevano fatta, due bambine, colpite dal male.
Egidio morì, consumato dalla tisi, nell'ospedale della sua città di Pola, il 25 aprile 1929.
Sul letto di morte confessò: «Quanto sono felice... quanto sono contento, in questi momenti, di
aver fatto una vita buona, pura ... ››.
Appena spirato fu rivestito dell'abito francescano, com'era stato suo vivo desiderio.
Aveva veramente attuato, nel breve corso della sua vita, quanto egli stesso aveva scritto circa tre anni prima, il 7 dicembre 1926: «Dobbiamo mirare addirittura in alto in alto, verso la santità. Perciò: Fede viva, purezza angelica, amore ardente di apostoli. Sono convinto della necessità di santi giovani nella nostra Gioventù Cattolica. Non esitiamo, vogliamo essere noi i santi della Gioventù Cattolica! ». (A Valentini)
Fu apostolo in famiglia, che aveva il bisogno di una riscossa spirituale.
Fu apostolo in Cantiere, allora centro di bestemmie e di violenza.
Fu apostolo in Marina, fra i 1300 commilitoni sulla Dante Alighieri, ottenendo significative
conversioni.
Fu apostolo in Ospedale, dove lasciò esempio di intensissima vita spirituale e di serena accettazione del dolore e della morte.
Fu apostolo francescano, Terziario entusiasta e intraprendente.
Fu apostolo tra i ragazzi di A.C. e scout.
Fu apostolo degli anziani nella S. Vincenzo
Fu Consolatore degli ammalati quando era sano e quando era malato anche lui.
- PREGHIERA
Preghiera per gli ammalati
Signore Gesù,
che nella Tua passione e morte in croce
hai manifestato al mondo il tuo amore,
glorifica il tuo servo fedele EGIDIO BULLESI,
la cui malattia fu una salita verso Te al Calva-
rio, con passo fermo e cuore pieno di gaudio.
Sul suo esempio rendi Signore più forte
la mia fede, più ferma la mia speranza,
più ardente la mia carità.
Concedimi, per sua intercessione,
la grazia della guarigione
che ardentemente Ti chiedo
per la sua glorificazione
e l'onore del Tuo nome.
Amen.
+ Antonio Vitale Bommarco
Coloro che ricevono grazie, sono pregati di inviare
relazione al R.P. RETTORE
SANTUARIO MADONNA DI BARBANA
34073 GRADO (Gorizia) C.C.P. 11590494 - Tel. (0431) 80453