6 maggio
BEATA
JUTTA DA SANGERHAUSEN
(JUDITH di KULMSEE o di THURINGE)
Vedova Terziaria francescana
Sangerhausen (Turingia), XIII sec. – Kulmsee (Prussia), 6 maggio 1255.
JUTTA DA SANGERHAUSEN
(JUDITH di KULMSEE o di THURINGE)
Vedova Terziaria francescana
Sangerhausen (Turingia), XIII sec. – Kulmsee (Prussia), 6 maggio 1255.
In
Turingia, Jutta, rimasta vedova con parecchi figli, prima praticò la
povertà volontaria e, cresciuta la prole, servì lebbrosi e, in una
visione Cristo le fece toccare la piaga del costato, Poi, votatasi alla
vita contemplativa abitò un romitorio nella Prussia orientale, allora
sotto il dominio teutonico, nei boschi di Kulmsee e Torun fino alla
morte. Fu subito famosa per grazie mistiche e rivelazioni.
La B. Jutta nacque ai primi del sec. XIII dalla famiglia dei feudatari di Sangerhausen in Turingia e si sposò con un nobile del luogo. Dopo che il marito morì durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, Jutta cresciuti e avviati i figli alla vita religiosa, vivendo in povertà ella stessa si dedicò alla cura dei poveri e dei lebbrosi sull'esempio di S. Elisabetta d'Ungheria Margravia di Turingia.
Un suo parente era Gran Maestro dell'Odine dei Teutonici, i monaci guerrieri che diffondevano con la spada il cristianesimo nelle regioni del mar Baltico, e Jutta, probabilmente spinta dal loro esempio, nel 1260 si recò a sua volta in Prussia dove visse eremita a Kulmsee, pur dedicandosi alla diffusione del cristianesimo e lì morì nel 1264.
E' venerata come Patrona della Prussia, anche se il suo culto è circoscritto alle regioni che furono testimoni della sua opera di carità e di apostolato.
La B. Jutta nacque ai primi del sec. XIII dalla famiglia dei feudatari di Sangerhausen in Turingia e si sposò con un nobile del luogo. Dopo che il marito morì durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, Jutta cresciuti e avviati i figli alla vita religiosa, vivendo in povertà ella stessa si dedicò alla cura dei poveri e dei lebbrosi sull'esempio di S. Elisabetta d'Ungheria Margravia di Turingia.
Un suo parente era Gran Maestro dell'Odine dei Teutonici, i monaci guerrieri che diffondevano con la spada il cristianesimo nelle regioni del mar Baltico, e Jutta, probabilmente spinta dal loro esempio, nel 1260 si recò a sua volta in Prussia dove visse eremita a Kulmsee, pur dedicandosi alla diffusione del cristianesimo e lì morì nel 1264.
E' venerata come Patrona della Prussia, anche se il suo culto è circoscritto alle regioni che furono testimoni della sua opera di carità e di apostolato.
Martirologio Francescano: In Kulmsee, nella Prussia, la beata Gutta di Sangerhausen, Vedova
Terziaria, la quale risplendette per virtù e per miracoli e dai fedeli è
venerata come Patrona della Prussia (1264). Come giorno il Martyr.fr. indica il 28.
personaggio dai contorni storici incerti e poco studiati. Quasi tutte le informazioni in nostro possesso derivano infatti da una biografia del XVI sec., scritta in polacco dal gesuita Frederik Schembek (sulla base dell'Informatio canonica del 1275) e tradotta in latino da Giovanni Snini (negli AASS Maii, VII, Antwerpiae 1688, pp. 604-613), che tuttavia è stata dimostrata scarsamente attendibile in più di un punto da Papebroch e Westpfahl. Secondo questa vita, Jutta nasce a Sangerhausen in Turingia, e fin dalla prima giovinezza si dedica alla religione.
Matrimonio
Comprende
di essere destinata al matrimonio (con un cavaliere al servizio del
langravio Enrico di Raspe) e alla maternità, che accetta senza
rinunciare alla propria crescita spirituale. Decide di abbracciare la
povertà evangelica in seguito a una visione di Gesù, che rispondendo
alle sue domande la invita a seguirlo. Le rinunce la riducono in uno
stato tale da farla collassare e ricevere l'estrema unzione, ma riesce a
riprendere le forze.
Vita di carità
Dopo la morte del marito durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, Jutta si dedica inizialmente ai figli, avviandoli alla vita religiosa; dona poi tutte le sue ricchezze, si veste di una tunica e inizia a vivere di elemosine. In una nuova apparizione Cristo le comunica la sua partecipazione: Omnia mea tua sunt, et omnia tua mea. Cura i lebbrosi con tale abnegazione da prendere l'ostia dalla loro bocca, ricevendone a ricompensa altre visioni mistiche e interventi prodigiosi come l'allungamento del giorno durante la tappa di un viaggio, il recupero della salute dopo un digiuno totale di 14 giorni, l'incolumità delle mani poste su un tripode acceso.
Vita contemplativa
Nel 1260, mentre la Polonia e la Prussia sono afflitte da invasioni (Tartari, Ruteni, Lituani), Jutta decide di trasferirsi nella Prussia orientale, a Kulm (o Kulmsee), vivendo in una baracca e conquistando la credibilità dei fedeli con miracoli come l'elevazione e il cammino sulle acque. ll suo sacrificio si orienta si orienta soprattutto a vantaggio dei neofiti, finché nel 1264 si ammala e il 5 maggio muore secondo 1'agiografo nel giorno dell'Ascensione, che tuttavia cadde il 5 maggio nel 1255, e non nel 1264).
CULTO
Invocata dopo la morte, apre gli occhi, e in quel momento si diffonde intorno al corpo una fragranza soave, secondo un noto luogo comune delle agiografíe. Sepolta nella sua chiesa a Kulmsee, produsse altri miracoli post mortem, e presto fu venerata come patrona della Prussia: il culto fu promosso dal vescovo Heidenricus (Enrico), anche se il processo di canonizzazione richiesto dal clero locale (1275) non giunse mai a buon esito.
Il
culto popolare aveva come punto di riferimento un dipinto della sua
cappella, poi sottoposto dalle autorità polacche a successivi restauri
del colore. Lo accompagnava un'iscrizione, di cui riportiamo il testo
Prussia tam divos gaude observare patronos, / et sacra purpureis ossa reconde Iocis; / ne pestem ferrumque, famem patìaris et ignem, / horum subsidìa tuta sed esse queas.
Nel
1637 il vescovo di Kulmsee Giovanni Lipski ufficializzò il culto e
procedette alla ricognizione del sepolcro, dove tuttavia non trovò più
le ossa. Oltre quella di Schembek, una seconda vita fu scritta nel 1616
da Martin Baronio. Affine a sant'Elisabetta d'Ungheria per la dedizione
ai lebbrosi, la vicenda di Jutta, la cui presenza in Prussia è
confermata da un accenno di Matilde di Magdeburgo, acquista rilievo
anche come testimonianza spirituale dei rapporti nel XIII sec. fra
Turingia e Prussia. (1)
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RIFLESSIONE
Quando i figli di Jutta entrarono in ordini religiosi, ella diede via tutti i suoi beni e mendicava per le strade girovagando per la campagna, scalza durante l’estate, dando tutto quello che aveva ai poveri che incontrava per le strade. Infine si stabili in Prussia, vivendo da sola in uno stabile fatiscente. Da questo eremitaggio, insegnava che una persona si avvicina maggiormente a Dio attraverso la malattia, l’esilio e la povertà amati per Cristo. Spesso la gente del villaggio vedeva santa Jutta levitate in aria, come se fosse sostenuta dagli angeli.
Questi bei racconti delle donne di vita interiore sembrano toccanti da lontano. Cosa pensereste voi se i vostri figli andassero a piedi nudi, senza un centesimo in tasca, parlando alla gente di Dio?
Pensate mai che essi possano essere ispirati dallo Spirito Santo o giungete rapidamente alla conclusione che il loro comportamento è una fuga dal "mondo reale" ?
PREGHIERA-MEDITAZIONE
Che le preghiere di Santa Jutta possano liberarci dalla eccessiva sicurezza riposta nelle cose di questo mondo. Per Cristo nostro Signore. Amen.
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L'IMMAGINE
Cavaliere Teutonico da una miniatura del Codex Manesse – Heidelberg, Biblioteca Universitaria.
Mentre i Templari erano quasi tutti francesi e gli Ospitalieri prevalentemente italiani e francesi, all’Ordine Teutonico poterono aderire solo membri della nobiltà tedesca. Per saperne di più.
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fonti:
cfr. André Vauchez, La santità nel medioevo, p. 364, Soc. ed. Il Mulino, Bologna, 1981
(1) F. Stella in Il grande libro dei Santi, diz. enc. diretto da C. Leonardi, A. Riccardi, G. Zarri, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 1998.