19 novembre
Servo di Dio
Servo di Dio
DON DOLINDO RUOTOLO
del Terz'Ordine di San Francesco
Francescano Secolare
Dolindo Ruotolo nacque a Napoli il 6 ottobre 1882 da Raffaele Ruotolo, ingegnere e matematico, e da Silvia Valle, discendente della nobiltà napoletana e spagnola. La famiglia era numerosa e le entrate alquanto scarse, questo faceva sì che spesso nella sua casa si soffrisse la fame e mancassero persino vestiario e scarpe. Don Dolindo descriveva il padre come una persona molto rigida; Raffaele tra l’altro non mandò i figli a scuola, ma volle insegnargli egli stesso a leggere e scrivere, per cui la loro educazione fu molto sommaria.
«Papà mio – scrive Don Dolindo nella sua autobiografia - aveva per abitudine di imporre ai suoi figli nomi che spesso coniava egli stesso con un significato speciale: ... Il mio nome Dolindo significa dolore; lo formò egli stesso, e mi confidò, quando avevo 14 anni, che me lo aveva imposto con una previsione curiosa. Egli mi diceva: "Io sento che tu devi essere non già un sacerdote comune, ma un apostolo, e sento che non per caso ti ho maltrattato tanto nell'infanzia".
Nel 1896, Dolindo e il fratello Elio vennero messi dai genitori nella Scuola Apostolica dei Preti della Missione. Nel 1899, Dolindo venne ammesso al noviziato. Il 1° giugno 1901, fece i voti religiosi e il 24 giugno 1905 venne ordinato sacerdote. Successivamente venne nominato maestro di canto gregoriano e professore dei chierici della Scuola Apostolica.
La vita da sacerdote Vincenziano fu intessuta da tanti episodi dolorosi. Dal 3 settembre 1907, fu vittima di una serie di errori e incomprensioni che lo portarono al giudizio dell’allora Sant’Uffizio. Venne sospeso dai sacramenti e fu sottoposto anche a perizia psichiatrica, dove risultò sano di mente. Ridatigli i sacramenti, fu inviato di nuovo a Napoli dove fu espulso dalla sua Comunità. Seguirono anni pieni di tormenti di ogni genere. Dovette accettare di essere esorcizzato e, considerato pazzo, fu oggetto di dolorosi attacchi da parte della stampa. Nella sua solitudine cominciò ad avere delle comunicazioni soprannaturali, per cui scriveva quanto gli veniva rivelato, specie da santa Gemma Galgani.
Il 22 dicembre 1909 Gesù gli parlò solennemente dall’Eucarestia. Durante la celebrazione eucaristica percepiva la presenza della Madonna, dei Santi e degli Angeli custodi degli astanti. Si trasferì a Rossano in Calabria e da lì partì la richiesta di revisione, grazie anche all’aiuto di prelati amici, alcuni dei quali anche testimoni dei suoi doni soprannaturali.
Nel 1910 venne finalmente riabilitato, dopo due anni e mezzo di sospensione, ma le sue tribolazioni non erano finite. Nel dicembre 1911, Don Dolindo venne nuovamente convocato dal Sant’Uffizio a Roma e nel 1921 subirà anche un processo, dove verrà condannato ed sospeso nuovamente a divinis. Venne definitivamente riabilitato nel 1937.
Terziario francescano
Dopo un primo fallito tentativo di farsi Terziario Francescano , il 6 novembre 1920 riesce a consacrarsi nel Terz’Ordine, nella Chiesa di S. Chiara a Napoli:
“Stamane mi son fatto terziario francescano, nella chiesa di Santa Chiara. Lo desideravo da tanto tempo! Il Superiore ha fatto accendere le candele all'altare di S. Francesco e mi ha voluto ricevere con solennità. Le preghiere dedicavano l'anima alla penitenza. Oh, la mia prima penitenza deve essere quella di curvare la fronte dinanzi a Dio nella povertà, nella umiltà, nell'abnegazione. Ho sentito S. Francesco aveva piacere di accogliermi: oh, non per me! Ma per quello che Gesù vuole operare. Gli ho domandato e gli domando come grazia speciale di essere tutto simile a Gesù mio crocifisso, di amare la povertà, l'umiltà, di compiere fedelmente tutta l'opera di Dio. Sia benedetto il Signore: mi sento in comunione con tutti i tesori spirituali che il Signore ha sempre elargito alla famiglia francescana. Spero che per me cominci una nuova vita di grazie, di forza, di vigore spirituale, di pene, di amarezze, di attività! Mi sono messo completamente nelle mani di Dio“.
Ormai sacerdote diocesano a Napoli, fu l’ideatore dell’ “Opera di Dio”, il cui scopo era principalmente quello di promuovere una rinnovata vita eucaristica.
Intorno a lui si radunavano tanti giovani, tutti di cultura elevata, che in seguito formarono l’Opera “Apostolato Stampa”. L’Opera, attraverso la stampa degli scritti di Don Dolindo, riuscì a far conoscere ovunque il suo insegnamento.
Animato ormai da una spiccata spiritualità francescana, Don Dolindo non amava le delicatezze del cibo e del vestiario, sopportava il freddo e la fame e fu visto camminare nella neve senza calzini ai piedi. Riceveva tutti, per tutti pregava, per tutti soffriva. Si avvicinava ai malati più infetti e li carezzava, li baciava e là dove il ribrezzo avrebbe in altri estinto la compassione in lui suscitava la pietà.
Sacerdote
Consapevole della grandezza e della responsabilità della sua missione sacerdotale un giorno si esprime così nel suo diario con parole che ricordano gli ammonimenti del santo di Assisi ai fratelli sacerdoti :
“1 settembre 1970 ... O Sacerdote, o caro Sacerdote, pensa alla tua dignità, al carattere impresso in te indelebilmente, nell'Ordinazione, alle tue mani consacrate, mentre, col canto, s'invocava su di te la grazia di Dio, che ti trasformava in creatura sacra in ogni tua attività e va alla mensa divina per vivere di Gesù, e vivendo di Lui donarlo alle anime. Non attaccarti a nessuna cosa della terra, a nessuna creatura che può distrarti da Gesù, e va all'altare con una precisa disposizione di amore: Gesù in te, e tu in Gesù.
Non portare all'altare mescolanze di giudizi e di opinioni mondane, scorie del tuo pensiero o delle tue abitudini di mondo! Non cercare, o Sacerdote, vantaggi materiali a discapito della tua missione soprannaturale. Se tu lo facessi saresti come Giuda, custode della borsa affidata a lui, avido di accrescerla, avaro di quello che serve per la gloria di Dio e per la carità. Il tuo programma di vita sacerdotale non può essere che uno solo: Gesù in te e tu in Gesù. Gesù in te, per donarti a Lui. Tu in Gesù, per donarlo alle anime! Tu non sei più uomo del mondo: come Sacerdote sei agnello di Dio: con Lui crocifisso, anche tu sei vittima di riparazione, di redenzione, di salvezza... Tu non sei del mondo, e se non vuoi essere vinto, devi starne lontano in tutto: nel pensiero, nella vita e nell'abito stesso... Tutto in te deve dimostrare quello che il Sacerdote ebraico aveva scritto in lamina d'oro sulla sua fronte: « Deo dicatum », consacrato a Dio. Per le anime, dovunque le cerchi, devi essere salvezza ma se sei del mondo non sei più sorretto dalla preghiera di Gesù che per il mondo non volle pregare: « Non pro mundo rogo », e sei smarrito, sopraffatto, avvelenato dal veleno che uccide tutti quelli che ne vivono. Sta' ritto, in piedi: la tua visuale è il cielo, la tua speranza è nel cielo, la tua meta è nell'eterna vita. E Maria sia la tua mamma, la tua guida, la tua esultanza di zelo e di amore!”
Padre Ruotolo fu uno scrittore estremamente prolifico, i suoi scritti più importanti vanno dal monumentale “Commento alla Sacra Scrittura”, in 33 volumi, alle tante opere di teologia, ascetica e mistica.
Di lui ci sono rimasti interi volumi di epistolario, scritti autobiografici e di dottrina cristiana. Raccontò la sua vita in una poderosa “Autobiografia” oggi stampata in due volumi, con il titolo “Fui chiamato Dolindo, che significa dolore”.
Nel 1960 iniziava un altro calvario per padre Dolindo, un ictus gli immobilizzò il lato sinistro, ma non riuscì a fermarlo. Dal suo tavolino continuava a scrivere alle sue “Figlie spirituali”’ sparse un po’ dovunque.
Don Dolindo Ruotolo si spense il 19 novembre 1970 all’età di 88 anni a causa di una broncopolmonite. Poco prima della sua morte, nel generale raccoglimento attorno al suo letto di morte, si era diffuso nell'aria un profumo di gigli, sentito dai presenti e accolto come stigma ultimo della sua santità.
PREGHIERA
Padre Santo, ti ringraziamo per aver dato alla chiesa Don Dolindo Ruotolo, e per aver fatto risplendere in lui i doni del Tuo Santo Spirito. Con la sua vita, il suo sacerdozio ed i suoi “slanci d’amore” ci ha indicato la strada che conduce a Cristo. Concedici, per sua intercessione, secondo la Tua volontà, la grazia che imploriamo… (qui si faccia la propria richiesta), nella speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei tuoi santi. Amen.
Pater, Ave, Gloria
Per grazie ricevute scrivete a Parrocchia di “S. Giuseppe dei Vecchi e Immacolata di Lourdes,” Via S. Tommasi, 20, 80135 Napoli
Antonio Fasolo, Ofs
GUIDA WEB
Questo è il link del sito più completo dedicato a don Dolindo Ruotolo, comprendente un ampio vaglio di suoi testi leggibili on-line.
Questo è il link del sito più completo dedicato a don Dolindo Ruotolo, comprendente un ampio vaglio di suoi testi leggibili on-line.
PREGHIERA
Preghiera per ottenere l’intercessione del servo di Dio don Dolindo Ruotolo
Padre Santo, ti ringraziamo per aver dato alla chiesa Don Dolindo Ruotolo, e per aver fatto risplendere in lui i doni del Tuo Santo Spirito. Con la sua vita, il suo sacerdozio ed i suoi “slanci d’amore” ci ha indicato la strada che conduce a Cristo. Concedici, per sua intercessione, secondo la Tua volontà, la grazia che imploriamo… (qui si faccia la propria richiesta), nella speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei tuoi santi. Amen.
Pater, Ave, Gloria
Per grazie ricevute scrivete a Parrocchia di “S. Giuseppe dei Vecchi e Immacolata di Lourdes,” Via S. Tommasi, 20, 80135 Napoli