11 dicembre
Venerabile
GENOVEFFA DE TROIA
del Terz'Ordine di San Francesco
Francescana secolare - OFS
Lucera, Foggia, 21 dicembre 1887 – Foggia, 11 dicembre 1949
Genoveffa de Troia fu colpita negli anni della giovinezza dalla malattia di Hand-Schüller Christian (lipoidosi o granulomatosi), che la costrinse a letto. Mentre il suo corpo si disfaceva, imparò a vivere quella condizione come volere di Dio, esercitando nel frattempo la carità verso chi era ancora più nel bisogno di lei. Entrò nella Fraternità di S. Anna del Terz’Ordine francescano nel 1931, grazie al padre cappuccino Angelico da Sarno. Morì a Foggia l’11 dicembre 1949, dieci giorni prima del suo sessantaduesimo compleanno. È stata dichiarata Venerabile il 7 marzo 1992.
Genoveffa nacque a Lucera (Foggia) il 21 dicembre 1887 da Pasquale De Troia e Vincenza Terlizzi: famiglia povera, ma ricca di pietà cristiana. La piccola era tanto malferma nella salute che si temeva perderla da un momento all'altro. A 4 anni apparve una prima piaga sulla gambina destra della bimba e che mai accennò a guarire.
Alle insistenti preghiere della fanciulla, che, con il passare degli anni. sperimentava sempre più un incalzante moltiplicarsi di piaghe sul corpo, una voce interna decisamente le mormorò: "Tu non guarirai". E Genoveffa con incondizionata generosità: "Sia fatta la tua volontà, o Signore ».
Tutta la vita la Serva di Dio la passò in un letto tra sofferenze e dolori inauditi, il corpo era diventato tutto piaghe che andavano sempre più approfondendosi: escavavano addirittura la carne. Il piede destro aveva preso l'aspetto e la struttura di un moncherino; per il progressivo approfondirsi dei granulomi, restava attaccato all'arto da una sottilissima lamina di sostanza. Era tanto sottile da dare la sensazione di un imminente distacco. Nelle ossa si formavano fori profondi; il cranio, lentamente roso, aveva preso l’aspetto di un crivello.
In un martirio lento e ininterrotto mai sfuggì dalle labbra di Genoveffa un lamento: "Viva Gesù! Tutto per Gesù", erano le parole che le fiorivano sulla bocca allorché si acuivano i dolori.
Era tanto l'amore al soffrire da chiedere sempre al Signore nuove sofferenze “lo ho domandato a Gesù e Gesù mi ascolta ricoprendomi sempre di nuovi doni".
Nei tanti anni passati sul lettuccio di via Briglia in Foggia la Serva di Dio, in un indescrivibile dolore, ha tessuto un inenarrabile poema d'amore.
L'11 dicembre 1949 Genoveffa De Troia si addormenta in terra, si risveglia in Cielo. Le sue spoglie riposano dal 1965 nel lato destro della chiesa dell’Immacolata a Foggia.
BIOGRAFIA
Cenni storici - Genoveffa nacque da Pasquale De Troia e Vincenza Terlizzi e già nell’infanzia ebbe il segno profetico del suo spirituale destino, a quattro anni comparve sulla gamba destra una piaga infetta che non guarirà mai, accompagnandola per tutta la vita. Ogni anno la mamma la portava al celebre santuario della Vergine Incoronata di Foggia per implorare la guarigione e fu nell’ultimo pellegrinaggio, che durante la recita delle sue preghiere, Genoveffa sentì una voce che le diceva: “non guarirai”, al che lei rispose prontamente: “Sia fatta la volontà di Dio”, intento che sarà la nota caratteristica di tutta quanta la sua spiritualità.
Visse nella povertà della famiglia, segnata dal lavoro incerto del padre; nel 1901 a dodici anni frequentò ma senza successo, la scuola delle Suore di Carità, per questo dovette imparare il mestiere di cucitrice, ebbe anche un’altra esperienza di un mese a servizio di una famiglia di Trani e poi di un’altra a Lucera.Nel 1913 seguendo l’occasionalità di un lavoro trovato dal padre, la famiglia si trasferì a Foggia, da cui non si allontanerà più, se non per sfuggire ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, quando si spostò a Troia nel 1943 per farvi ritorno nel 1945.
Nel fiore della giovinezza, la malattia che già covava da anni, si rivelò in tutta la sua drammaticità, costringendola a letto, da dove non si alzerà più. Si trattava della ‘lipoidosi o granulomatosi’ detta anche “Malattia di Hand-Schüller Christian”, progressiva e peggiorativa, caratterizzata da alterazione e deformazione delle ossa craniche, a volte aumento della testa, atrofia genitale, nel suo caso ella era ‘flagellata dalla testa ai piedi’, mentre il suo corpo si rimpiccioliva a poco a poco, vittima di un nanismo ipofisario, mentre lo stare sempre a letto le procurò piaghe da decubito putrescenti in varie parti del corpo; l’immagine che conosciamo di lei, la raffigura tutta coperta di bende.
Genoveffa francescana secolare - Nell’anno 1931, indossò l’abito di Terziaria Francescana, la sua celletta, come la chiamava, si trasformò in cenacolo di preghiera e in centrale di apostolato in aiuto della parrocchia, dell’Azione Cattolica, dei missionari. Benché praticamente analfabeta, dettava lettere che inviava dovunque, portatrici del messaggio della perfetta letizia, senza saperlo ella dalla sua cattedra di dolore, insegnava quella spiritualità operosa, che poco distante da Foggia, a S. Giovanni Rotondo il futuro santo cappuccino Padre Pio da Pietrelcina, negli stessi anni, proclamava in modo più visibile con le sue stimmate e le sue iniziative sociali.
Epilogo - Nonostante che alla nascita, vista la sua gracilità, le avessero prognosticato 24 ore di vita, Genoveffa restò inchiodata alla sua croce ben 62 anni, morendo l’11 dicembre 1949; il suo corpo prima inumato nel cimitero di Foggia, fu poi traslato nel 1965 nella chiesa dell’Immacolata dei cappuccini.
Causa - Il processo Ordinario sulla sua fama di santità fu iniziato nella Diocesi di Foggia il 24 novembre 1958 ed ultimato il 25 aprile 1967. Il Processo sul non culto, iniziato il 10 novembre 1966, fu ultimato il 25 aprile 1967. Consegnato tutto dei Processi conclusi in Diocesi alla Sacra Congregazione dei Riti, fu concesso il Decreto di apertura del Processo presso tale Congregazione il 15 luglio 1967. In data 10 luglio 1970, il Sommo Pontefice Paolo VI approvava gli scritti della Serva di Dio.
Del 7 marzo 1992 la promulgazione del decreto di eroicità delle virtù da parte della Congregazione delle cause dei santi.
Il 1 marzo 2012, alla presenza dell'arcivescovo di Foggia-Bovino, S.E.Mons. Francesco Pio Tamburrino, si è proceduto alla ricognizione canonica delle spoglie mortali della Serva di Dio. Il 14 ottobre 2012, durante una Solenne Celebrazione Eucaristica, lo stesso arcivescovo procedeva alla chiusura e alla riposizione delle spoglie mortali della Serva di Dio. Per l'occasione è stata realizzata un'urna artistica collocata nello stesso luogo, a lato destro centrale di chi entra nella chiesa.
testo tratto dal sito dei PP. Cappuccini di Foggia