lunedì 23 marzo 2015

27 gennaio - SANT'ANGELA MERICI terziaria francescana e fondatrice delle Orsoline


27 gennaio
SANT'ANGELA MERICI
Terziaria francescana, pellegrina
e fondatrice della Compagnia di Sant'Orsola
1474 - 1540


Quella di sant'Angela Merici fu un'opera che avviò una vera riforma non solo nel cuore della Chiesa ma anche nel cuore della società. E la via che questa donna bresciana scelse per la sua "rivoluzione" fu quella dell'educazione delle ragazze. Nata nel 1474 a Desenzano del Garda da contadini, aderì da giovane alle Terziarie francescane. Rimasta orfana a 15 anni, partì per la Terra Santa, ma qui ebbe una visione: una luce e una scala che saliva in cielo, dove la attendevano moltissime ragazze. Questo le aprì gli occhi sulla sua missione e la spinse a dare vita alla Compagnia di Sant'Orsola, le suore che oggi sono note ovunque come Orsoline. Pensare all'educazione delle giovani donne all'epoca era un progetto davvero controcorrente: l'istruzione, infatti, era privilegio maschile. La fondatrice morì nel 1540. (Matteo Liut – Avvenire)


Martirologio Romano: Sant’Angela Merici, vergine, che dapprima prese l’abito del Terz’Ordine di San Francesco e radunò delle giovani da formare alle opere di carità; quindi, istituì sotto il nome di sant’Orsola un Ordine femminile, cui affidò il compito di cercare la perfezione di vita nel mondo e di educare le adolescenti nelle vie del Signore; infine, a Brescia rese l’anima a Dio.

Martirologio Francescano: In Brescia, Santa Angela Merici, Vergine del Terz’Ordine, Istituttrice delle Vergini di Sant’Orsola, dette comunemente “Orsoline”, la quale fu insigne per miracoli e da Pio VII fu ascritta al catalogo dei Santi (1540).

Martirologio di Terra Santa: In Brescia, Santa Angela Merici, Vergine del Terz’Ordine, Istituttrice delle Vergini di Sant’Orsola, dette comunemente “Orsoline”. Pellegrina verso i Luoghi Santi rimase cieca in Cipro, continuò il pellegrinaggio visitando i santuari senza vederli e, nel viaggio di ritorno, nella stessa Cipro riebbe miracolosamente la vista. insigne per miracoli e da Pio VII fu ascritta al catalogo dei Santi (1540).


Messale Romano: Proprio della Santa

Biografia:


Scultura in legno
di Peter Kostner, 1989
Angela Merici nasce intorno al 1474 da Giovanni, di piccola nobiltà bresciana decaduta, e da Caterina dei Bianchi di Salò, a Desenzano del Garda, in una casa ai piedi del Castello. Dopo qualche tempo la famiglia si trasferisce alle Grezze, nel retroterra del borgo, dove i tre figli e le due figlie crescono nella libertà dei campi al gioco-lavoro del pascolo, o al monotono sfaccendare quotidiano nella cascina.

Sventatezza, monelleria e disobbedienza dei ragazzi causano spesso dei danni ai campi vicini provocando anche le multe delle guardie campestri; tanto che, alla morte improvvisa della sorella maggiore, Angela teme per la sua salvezza eterna. Ma in una visione al Machett, vicino alle Grezze, viene rassicurata: sua sorella è in cielo.

Alla stessa epoca Angela perdeanche i genitori. Allora suo zio Biancoso de' Bianchi I'accoglie, col fratellino minore, nella sua casa di Salò. Qui Angela, anziché approfittare della vita agiata che le viene offerta, si fa terziaria francescana per seguire Gesù Cristo più da vicino, poter frequentare più liberamente i sacramenti, giustificare di fronte agli altri la propria vita austera e penitente. D'ora in poi sarà per tutti "sur Anzola".

Ritornata a Desenzano, riprende la sua vita di sempre: chiesa, casa, campi, opere buone. Un meriggio in località Brudazzo, durante la mietitura, una visione profetica fra terra e cielo le dà I'intuizione della compagnia di vergini che un giorno dovrà istituire nella Chiesa.

Nel 1510 i superiori francescani la inviano a Brescia, presso madonna Caterina Patengola che ha perso il marito e i figli. Angela incomincia così una missione di conforto e di consiglio che a poco a poco si allargherà ad abbracciare tutti quanti faranno ricorso a lei, alle sue preghiere, alla sua mediazione e alla sua azione pacificatrice.

Da casa Patengola Angela passa a quella di Antonio Romano, giovane mercante senza famiglia. Da lui sappiamo che Angela non solo andò a Mantova a pregare sulla tomba della B. Osanna Andreasi e al Sacro Monte di Varallo, ma affrontò (1524) un pellegrinaggio in Terra Santa che richiese ben sei mesi, fra rischi e pericoli d'ogni genere, compresi pirati, briganti, tempeste e navigazione fuori rotta.

Poi pellegrinò a Roma per il giubileo del 1525. Nel 1529, alla minaccia di scorribande militari, accettò di sfollare a Cremona con la famiglia di Agostino Gallo, agronomo bresciano, ed altri concittadini.

A Cremona ebbe contatti con la corte di Francesco II Sforza, il duca di Milano in esilio che aveva voluto conoscerla durante un soggiorno a Brescia e che aveva raccomandato alle sue preghiere sé e il suo ducato. Rientrata a Brescia, si dedicò all'opera cui Dio I'aveva destinata.

La donna a quei tempi non aveva libertà di scelta per il proprio avvenire: decideva la famiglia destinandola o al matrimonio (specie se polvera) o al monastero (specie se ricca). Angela, mossa dallo Spirito Santo, fidando nelle capacità della donna, istituì un altro stato di vita che più tardi sarebbe diventato canonico: quello della verginità scelta liberamente e vissuta da "spose del Figlio di Dio" aperte alla maternità dello spirito pur continuando a rimanere nel mondo, in famiglia o nel proprio ambiente di lavoro. Sarà, questo, un grande passo sul cammino della promozione della donna. Non sarebbero state legate ad un'attività comune, ma non sarebbero nemmeno state delle isolate, bensì membri di una famiglia spirituale sostenuta da una Regola propria e posta sotto il patrocinio di una vergine martire.

La fondazione della "Compagnia di sant'Orsola" avvenne il 25 novembre 1535. Angela morì il 27 gennaio 1540 a Brescia, dove è sepolta nel Santuario a lei dedicato.

Ben presto le sue figlie vennero impegnate nelle scuole festive della dottrina cristiana, dove più tardi aggiunsero I'insegnamento del leggere e scrivere. Mentre in Italia diversi Vescovi istituivano delle Compagnie di S. Orsola, in Francia queste si trasformarono in comunità religiose e si diffusero poi in tutti i continenti per I'educazione delle ragazze attraverso gli educandati e le scuole esterne gratuite. Molte altre congregazioni di religiose orsoline sorsero nei secoli successivi, sempre riconoscendo Angela come loro Madre.

Oggi Angela Merici, canonizzata il 24 maggio 1807, è conosciuta e venerata nel mondo intero grazie alla diffusione della Compagnia di S. Orsola nella sua forma secolare, e dei diversi istituti di Suore Orsoline.
 



Preghiamo con Ie parole della Santa

Signore mio,
illumina le tenebre del mio cuore
e fammi la grazia di morire
piuttosto che offendere oggi la tua divina Maestà.

Rafforza i miei sentimenti e i miei sensi:
che non prevarichino né a destra né a sinistra,
né mi distolgano dal luminosissimo tuo volto
che fa lieto ogni cuore afflitto.
Ahimé, dolente!
che, entrando nel segreto del mio cuore,
non ardisco, per la vergogna,
di alzare gli occhi al cielo,
degna come sono
d'esser divorata,ancor viva nell'inferno
poiché vedo in me tanti errori
e tante cattive tendenze...
Perciò sono costretta, giorno e notte,
andando, stando, operando, pensando,
a innalzare grida al cielo,
e a domandare misericordia e spazio di penitenza.

Degnati, o benignissimo Signore,
di perdonarmi tante offese, ed ogni fallo
che posso aver commesso finora,
dal giorno del santo battesimo.

Degnati di perdonare i peccati,
ahimé, anche di mio padre e di mia madre,
e dei miei parenti ed amici,
e del mondo intero.

Te ne prego
per la tua sacratissima passione
e il tuo sangue prezioso sparso per amor nostro;
per il tuo santo nome
il quale sia benedetto sopra la rena del mare,
sopra'le gocce delle acque,
sopra la moltitudine delle stelle.

Mi dolgo di esser stata tanto lenta
a incominciare a servire alla tua divina Maestà.
Ahimé, finora non ho mai sparso
neppure una piccola goccia di sangue
per amor tuo,
e nemmeno sono stata obbediente
ai tuoi divini precetti,
e ogni avversità mi è stata aspra
per il mio poco amore per te. Signore,
per quelle povere creature
che non ti conoscono,
né si curano d'esser partecipi
della tua sacratissima passione,
mi si spezza il cuore,
e volontieri, se lo potessi,
spargerei il mio sangue
per aprire la cecità della loro mente.

Perciò, Signor mio,
unica vita e speranza mia,
ti prego: degnati
di ricevere questo mio fragile povero cuore,
e di bruciare ogni suo cattivo affetto e passione
nell'ardente fornace del tuo divino amore.

Ti prego: accetta
il mio libero arbitrio,
ogni mia volontà,
la quale, infetta com'è dal peccato,
non sa discernere il bene dal male.

Ricevi ogni mio pensare, parlare e operare;
insomma, ogni cosa mia,
così interiore come esteriore:
tutto io offro
ai piedi della tua divina Maestà;
ti prego, degnati di accettarlo
benché io ne sia indegna.

Amen.



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