martedì 23 giugno 2020

ALLA SCOPERTA DEL BEATO RAIMONDO LULLO terziario francescano


29 giugno
Beato

RAIMONDO LULLO
(Ramon Llull)
Francescano secolare




Palma di Maiorca, Isole Baleari, Spagna, 1235 – nel mare di fronte a Maiorca, 29 giugno 1316



Detto “Doctor illuminatus”, filosofo e mistico spagnolo nato a Palma di Morca nel 1235, Raimondo Lullo apparteneva ad una nobile famiglia catalana. Dopo una gioventù dissipata alla corte di Giacomo I d'Aragona, re di Maiorca, nel 1265 si convertì e divenne terziario francescano, dandosi con amore allo studio della filosofia e della teologia, del latino e anche dell'arabo, per prepararsi all'evangelizzazione dei mori d'Africa.
Egli è una delle più interessanti figure di mistico medioevale, sia per la vita avventurosa, sia per l'originalità del pensiero e dello stile. La sua attività e versatilità hanno del prodigioso; corse l'Europa sollecitando re e papi alla crociata contro i musulmani; insegnò a Napoli, a Roma e forse a Parigi; fu Cipro e in Armenia; andò più volte in Africa, assetato di martirio; due volte imprigionato e fustigato, finché subì la lapidazione a Bugia, in Tunisia.
Secondo alcuni invece, lasciato semivivo sulla pubblica piazza, sarebbe stato raccolto da mercanti genovesi e portato su di una nave diretta in Europa, e sarebbe morto in vista dell'isola natale. Certamente, la sua morte avvenne nell'anno 1315.
Fu presente al concilio di Vienne (1311-1312) e vi propugnò la fondazione, in vari luoghi della Cristianità, di scuole per lo studio dell'arabo e delle altre e orientali a favore delle missioni; chiese pure la riunione di tutti Ordini militari in uno solo e la proibizione di Averroè e la condanna dell'averroismo infiltratosi nella filosofia cristiana. Si occupò di tutto lo scibile del suo tempo, perfino di alchimia (e si rese perciò sospetto all'autorità ecclesiastica per suoi certi atteggiamenti occultistici); scrisse un gran numero di opere e molte gliene furono attribuite, in versi e in prosa, in latino, in arabo e in catalano.

In Catalogna e nell'isola di Maiorca ebbe ab antiquo culto di beato. Nel 1850 Pio IX ne approverà il culto, che già gli veniva tributato in Catalogna e nell’Ordine francescano. 



Martirologio Romano: Nel braccio di mare di fronte all’isola di Maiorca, beato Raimondo Lullo, religioso del Terz’Ordine di San Francesco e martire, che, uomo di grande cultura e di illuminata dottrina, per propagare il Vangelo di Cristo instaurò con i Saraceni un fraterno dialogo.

Martirologio Francescano: In Palma, nell'isola di Maiorca, il beato Raimondo Lullo, Martire del Terz'Ordine, insigne per dottrina e per gli scritti, e per lo zelo della dilatazione della fede. Leone X permise che in suo onore si celebrasse l'Ufficio e la Messa (c. 1316)






RAIMONDO LULLO
RAMON LLULL


Filosofo e scrittore. Raimondo Lullo nacque nell'isola di Maiorca nel 1232, poco dopo la  conquista da parte di Giacomo I il Conquistatore. Ricevette un'educazione classica nella classe sociale dei cavalieri e fu siniscalco dell'infante don Giacomo, che diventerà re di Maiorca. Contrasse matrimonio con donna Bianca Picany, dalla quale ebbe due figli, Domenico e Maddalena. Raimondo, cavaliere e poeta, non si distingueva dagli altri membri dell'alta società.

Aveva circa trent'anni quando, mentre scriveva poesie d'amore, ebbe una profonda crisi religiosa, a causa di strane visioni di Gesù Cristo crocifisso. Fu una conversione ardente che lo spinse a dedicarsi al servizio di Dio e alla conversione degli infedeli alla fede cattolica, anche a costo della vita. Maiorca era un campo abbandonato nel quale abbondavano i musulmani. Sentendo predicare sul distacco di san Francesco, decise immediatamente di seguirne l'esempio, rinunciando ai suoi beni temporali, intraprendendo un devoto pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Rocamadur (Francia) e a Santiago de Compostela; quella devota impresa lo occupò per circa due anni. Decise poi di andare a Parigi per studiare e chiese consiglio al maestro Raimondo di Peñafort, che lo dissuase dal progetto, consigliandogli di compiere i suoi buoni propositi in patria.

Seguirono alcuni anni di ritiro e di studio in casa, dove con l'aiuto di uno schiavo musulmano imparò l'arabo. Completò la sua formazione teologica mettendosi in contatto con i cisterciensi e forse con i francescani e i domenicani di Palma. Scrisse il Llibre de la contemplació, dove trovò modo di confessare le sue colpe, e il Llibre del gentil e los tres savís, approfittando dei dialoghi per esprimere le sue inquietudini religiose sulle grandi religioni: cristiana, giudea e musulmana.

Nel 1274, durante un'esperienza eremitica sul monte Randa, si senti pervaso da una forte illuminazione che ritenne divina e che lo spingeva a scrivere libri contro gli errori degli infedeli. Il risultato fu la stesura dell'Ars compendiosa ínveniendi veritatem, servendosi di forme orientali per difendere la dottrina cristiana, favorito molto dalla Maiorca arabo-cristiana.

Era sempre un uomo d'azione e quando il suo amico diventò re di Maiorca, del Rosellón e di Montpellier, con il nome di Giacomo II, Raimondo andò a Montpellier per chiedergli aiuto e poter fondare un collegio a Miramar dove tredici francescani potessero ricevere la formazione necessaria nella lingua araba per poi dedicarsi alla conversione dei musulmani. Il re, dopo aver fatto esaminare gli scritti di Raimondo Lullo da un francescano, approvò la fondazione nel 1276. L'istituzione fu confermata anche da Giovanni XXI, ma durò solo vent'anni. Il gruppo di francescani doveva addestrarsi anche nell'applicazione della tecnica predicata da Raimondo, mediante le sue «ragioni necessarie», la cui evidenza garantiva la conversione degli infedeli.
In quell'epoca scrisse il Llibre d 'amíc e amat, riflessione di mistica cristiana, in forma arabica; conteneva anche il suo famoso racconto moraleggiante, Blanguerna.

Raimondo Lullo portava dentro di sé un missionario inquieto. Il suo ideale era l'unificazione della Chiesa d'Oriente e di Occidente e la riunificazione dell'umanità in Cristo, con la conversione degli ebrei, dei musulmani e dei pagani. Spinto da questo ideale, e sfruttando le buone relazioni diplomatiche e commerciali del califfo di Tunisi con Giacomo II, verso la metà del 1239 si imbarcò diretto a quella città, per convertire musulmani applicando la sua nuova Ars, della cui efficacia era pienamente convinto. Ma i risultati non corrisposero alle sue speranze e decise di tornare.

Un secondo viaggio missionario lo portò fino a Cipro, per il desiderio di disputare, secondo il suo metodo, con nestoriani, monofisiti e infedeli dell'isola. Quando la sua vita fu messa in pericolo, dovette ripartire.

La terza esperienza missionaria lo portò fino all'algerina Bugia, nel 1307. A causa delle solite discussioni religiose, finì in un duro carcere, dove proseguì il suo proselitismo, finché fu espluso dal paese. La quarta e ultima escursione missionaria ebbe per teatro Tunisi, nell'autunno del 1315; in quell'occasione scrisse quindici brevi opere apologetiche.

In seguito al fallimento della prima spedizione missionaria, cercò di avere l'appoggio pontificio per le sue esperienze apostoliche. Chiese aiuto alle corti europee. Non avendo raggiunto il suo scopo, andò di nuovo a Parigi per lottare contro l'averroismo e lì scrisse alcuni dei suoi migliori trattati mistici, come Arbre de filosofúz d 'amor e Lo Cant de Ramón.

La produzione letteraria di Raimondo Lullo è ingente. Scrisse più di duecentonovanta opere, delle quali ce ne restano duecentocinquantasei. Centonovanta si conservano solo in latino e molte di esse non sono state pubblicate. Le altre sono in catalano. Non si conservano scritti in arabo. Il suo desiderio di emettere i voti trai domenicani o i francescani, quando ormai aveva sessant'anni, non fu esaudito. Una tradizione degna di fede dice che fu terziario francescano.

Il racconto leggendario del suo martirio nacque in seguito alle persecuzioni che subì a Bugia e si consolidò per la venerazione dei fraticelli valenziani nel sec. XIV. Storicamente si pensa che Raimondo Lullo morì di morte naturale il 25 marzo 1316 e che fu sepolto solennemente nella chiesa di San Francisco de Palma.
Almeno dal sec. XVI è stato venerato come beato a Maiorca e in Catalogna.
Gli sforzi per promuovere la sua canonizzazione ufficiale non sono mai cessati, ma senza risultati positivi. Nei secoli passati si è discusso sulla legittimità del suo culto. Nel 1850, Pio IX confermò l'autenticità del suo culto ormai antichissimo e gli fu confermato il titolo di beato. È stato definito «dottore illuminato›› e viene abitualmente raffigurato in atto di scrivere assistito dalla colomba che rappresenta lo Spirito Santo o illuminato da un raggio di luce che scende dal cielo.
L. Galmés (1)






Raimondo Lullo (a cavallo) con l'aiuto delle virtù di cui è carico il suo carro
va all'assalto dell'ignoranza per provare la verità di fede.

Miniatura dell'inizio del XIV sec.
Kalruhe, Badishe Landesbibliotek

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note
(1) L. Galmes in Il grande libro dei santi, Diz. enc. diretto da C.Leonardi-A.Riccardi-G.Zarri, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 1998.