mercoledì 10 giugno 2020

PER CONOSCERE S. VINCENZA GEROSA Terziaria francescana, cofondatrice delle Suore di Maria Bambina


28 giugno
Santa
VINCENZA GEROSA

vergine, cofondatrice delle Suore di Maria Bambina
con Santa Bartolomea Capitanio
Terziaria francescana




Lovere, Bergamo, 29 ottobre 1784 - 20 giugno 1847






«Chi non ha imparato che cosa significa essere crocifissi non sa nulla
e colui che conosce la croce non ha più nulla da imparare». (S. Vincenza Gerosa)


Martirologio Romano: A Lovere in Lombardia, santa Vincenza Gerosa, vergine, che fondò insieme a santa Bartolomea Capitanio l’Istituto delle Suore della Carità.





Vincenza Gerosa nacque a Lovere, sul lago d'Iseo (provincia di Bergamo, diocesi di Brescia) il 29 ottobre 1784 in una famiglia agiata di commercianti di pellami. La sua prima infanzia trascorse nell'ambiente patriarcale dell'azienda familiare, poi fu mandata a perfezionare la sua educazione dalle monache benedettine di Gandino. Per ragioni di salute non poté, però, portare a termine gli studi, e tornò a casa dove, con le sorelle, venne impegnata al banco della bottega: una dura prova per la sua innata timidezza e il suo carattere schivo.
L'invasione napoleonica, oltre a distruggere i suoi punti di riferimento religiosi, provocò un crollo dell'economia familiare. Ad essa seguirono peraltro una serie di lutti. Negli anni immediatamente seguenti alla Restaurazione, segnati da fame ed epidemie, si impegnò in attività assistenziali, sostenuta in ciò dai due parroci che si succedettero a Lovere, Rusticiano Barbaglio e soprattutto Angelo Bosio. La morte di tutti i familiari - tranne un'anziana zia che dovette assistere per molti anni - che la indusse a chiudere l'attività commerciale, le permise di dedicarsi totalmente all' assistenza. Cominciò cosi con la fondazione di una Congregazione mariana parrocchiale e di un oratorio femminile, all'interno del quale organizzava ritiri, scuole di lavoro domestico, preghiere e letture.
Nel 1824 1'incontro con la giovane ed energica compaesana Bartolomea Capitanio la spinse a realizzare progetti più ambiziosi: il loro ospedale - fondato grazie a un lascito Gerosa - fu inaugurato due anni dopo. La giovane amica la coinvolse anche nella progettazione di un vero e proprio istituto religioso finalizzato a scopi assistenziali, a cui la Gerosa partecipò con qualche riluttanza, timorosa di affrontare un così radicale cambiamento della sua vita in un'età matura. Entrambe, abbandonata la famiglia, si ritirarono nella casa da loro acquistata accanto all'ospedale, dove il 21 novembre 1832, alla presenza del parroco don Bosio, fu eretto l'istituto. Il loro progetto prevedeva, oltre alla scuola gratuita per le ragazze del popolo, anche attività associative per i giovani e assistenza ai malati. Ma solo otto mesi dopo la Capitanio morì, e la Gerosa fu tentata di abbandonare tutto. Poi, anche grazie all'aiuto di don Bosio, benché sola e meno determinata e istruita della compagna defunta, riuscì a portare a compimento il progetto comune.
Per i primi sette anni, all'interno del loro istituto non poterono essere adottate le regole scritte dalla Capitanio, ma si dovettero accettare quelle elaborate da Giovanna Antida Thouret (1), che avevano già ricevuto l'approvazione pontificia. Nel 1840 però anche le suore di Lovere ottennero l'approvazione da Gregorio XVI e nel 1841 il vescovo di Brescia eresse l'istituto in forma canonica e ammise alla professione religiosa la Gerosa, che prese il nome di Vincenza, insieme con altre otto compagne.
Vincenza, che in questa lunga fatica per l'approvazione dell'istituto era stata validamente aiutata da don Bosio, affrontò, sempre con il suo sostegno, un' altra difficoltà: nel 1842 il cardinale Gaetano Gaisruk aveva chiamato a Milano la sue suore perché prestassero il loro servizio all'ospedale Ciceri e al1'istituto di Maria Addolorata, poi nel 1845 perché lavorassero all'ospedale Maggiore e nel 1846 nel brefotrofio. Molto soddisfatto della competenza e della dedizione con cui le suore si prodigavano, tentò di farne una congregazione diocesana, staccandole dal ramo di Lovere. Gli sforzi congiunti della Gerosa e di don Bosio pennisero all'istituto di mantenere l'unità e la fedeltà all'impronta originaria. Poco dopo, nel 1847, Vincenza mori, lasciando 171 religiose, distribuite in ventotto comunità (2).
Nel 1927 Pio XI ne proclamò l'eroicità delle virtù, nel 1933 la fece beata, mentre nel 1950 fu canonizzata, insieme con la Capitanio, da Pio XII.
Lucetta Scaraffia (3)




Santuario di Lovere



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(1) Le due sante volevano affiliare la neonata congregazione all'Ordine delle Suore della Carità di S. Vincenzo de' Paoli, ma poiché quella congregazione era nata in Francia e Lovere si trovava sotto il dominio asburgico, le autorità non diedero loro il permesso.

(2) Attualmente sono presenti in Europa (Italia, Regno Unito, Romania, Spagna), nelle Americhe (Argentina, Brasile, Perù, Stati Uniti d'America, Uruguay), in Africa (Egitto, Zambia, Zimbabwe) e in Asia (Bangladesh, Birmania, Giappone, India, Israele, Nepal, Thailandia, Turchia);la casa generalizia è a Milano in via Santa Sofia.

(3) Il grande libro dei Santi, Diz. Enc. diretto da C. Leonardi - A. Riccardi - G. Zarri, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1998.