27 febbraio
Serva di Dio
Serva di Dio
Matilde Salem Chelhot
MĀTĪLD SHEL Ḩ OT SALĪM
Sposa, Cooperatrice salesiana
Sposa, Cooperatrice salesiana
Francescana secolare
Aleppo, Siria, 15 Novembre 1904 - 27 febbraio 1961
Matilde Chelot Salem è nata il 15 novembre 1904 da una ricca famiglia di Aleppo. Nel 1922, all'età di 18 anni, sposò un ricco uomo d'affari, Georges Elias Salem. Tuttavia, la gioia di un matrimonio felice era oscurata dal fatto che suo marito era molto malato e non avrebbe potuto avere figli.
Nel 1944 Matilde rimase vedova e riconobbe subito che aveva bisogno di iniziare una nuova vita. Fu allora che si risvegliò alla sua vera chiamata. Ha rifiutato la possibilità di un altro matrimonio e maternità, e invece si è donata completamente al prossimo con il più grande amore, rivolgendosi con impegno illimitato ai poveri, ai bisognosi. Trattava i poveri giovani della città come se fossero la loro madre. Lavorando con il suo arcivescovo greco-cattolico, Isidoro Fattall, si è impegnata nel grande piano che aveva ereditato da suo marito, Georges, con il capitale significativo che ha guadagnato attraverso i suoi investimenti di successo. Nel 1947 affida ai Salesiani la Fondazione Georges Salem, che da allora diventano la sua casa e la sua famiglia.
Matilde fece costruire una casa accanto all'istituto. Ha portato qui le spoglie terrene di suo marito e in seguito è stata sepolta anche qui. In poco tempo è diventata la “Mamma di Margherita” dei bambini di Aleppo. Si arricchisce di tante esperienze spirituali: diventa collaboratrice salesiana, membro della Congregazione per le Figlie di San Francesco d'Assisi e fondatrice dell'Opera dell'Amore Infinito. Ha sostenuto una serie di enti di beneficenza: la Society of Faith Teachers, le Conferenze di St. Vincent, i campi estivi per bambini poveri e abbandonati, la Croce Rossa e la rieducazione dei minori autori di reato.
Nel 1959 gli fu diagnosticato un cancro. Ha risposto alla diagnosi dei medici con una sola frase: "Grazie, mio Dio". Fu allora che iniziò la sua crociata di venti mesi, durante i quali si svuotò completamente spiritualmente. Nel suo testamento ha lasciato tutti i suoi averi a varie associazioni di beneficenza, compresa la propria casa: "Morirò in una casa che non è più mia".
Morì il 27 febbraio 1961, in nome della santità, all'età di 56 anni. Come il suo amato marito Georges, è stata sepolta ad Aleppo, la chiesa dei Salesiani.
CAUSA
laica dell'arcieparchia di Aleppo dei Melchiti
postulatore : don Pierluigi Cameroni, sdb
richiedenti : Fondation Georges et Mathilde Salem, BP 93, Alep, SIRIA
Opera Georges et Mathilde Salem, Rue Fayçal, BP 220, Alep, SIRIA
Terziaria francescana si spogliò di ogni suo bene, dopo aver elargito somme favolose, e morì in una casa che più non era sua, libera e distaccata da ogni bene terreno. In lei pulsava la grande ascendenza delle donne siriane dei primi secoli della vita della Chiesa, donne libere e liberate da ogni ricchezza a favore dei più bisognosi.
Matilde Salem Chelhot
“Una donna forte e virtuosa”
di Cristiana Dobner
Vivere e operare politicamente non significa, in primo luogo, schierarsi con un partito o un’ideologia di regime, significa posare lo sguardo sulla polis, sulla comunità in cui si vive, sulle sue esigenze concrete e spirituali: Matilde Salem così visse per la sua patria, la Siria oggi dilaniata. Seppe dare impulsi e costruire una nuova civiltà, non solo profondendo a dismisura la ricchezza che segnava la sua famiglia di nascita e quella in cui entrò per via di matrimonio, ma pagando con la propria pelle, in un cammino tutt’altro che facile e morbido che, nella sua ultima fase si trovò a combattere con un doloroso e crudo cancro.
Di primo acchito la reazione di Matilde fu un atto di fede spontaneo: «Mio Dio, grazie!», che dovette però fare i conti con una realtà che si profilava sempre più ardua e a cui Matilde reagì anche con violenza incontrollata, perché della sua propria pelle si trattava, ma si placò nella preghiera rivolta a Colei che l’accompagnò in tutta la sua vita: Maria, la Madre di Gesù.
Siriana orgogliosa e fiera, donna orientale attaccata ai costumi della sua stirpe, Matilde Chelhot nata da agiata famiglia nel 1904 ad Aleppo, studiò dalle Suore Armene dell’Immacolata Concezione cui fu sempre grata per l’educazione ricevuta. Giovane sposa diciottenne di Georges Elias Salem, intraprendente industriale, visse una vita di coppia felice, di reciproca stima e di innamoramento sincero. Il grande dolore dei coniugi Salem, che vivevano una vita sociale ad alto livello, viaggiavano in Europa e frequentavano i grandi ambienti legati alle loro ditte, fu l’impossibilità di avere figli per il grave diabete di Georges.
Matilde seppe confortare il suo sposo, stargli accanto anche quando il suo carattere risentiva degli sbalzi di umore e della fatica di una vita professionale cui all’intraprendenza e alla capacità del fiuto commerciale non corrispondeva uno stato fisico adeguato. Ebbene, Matilde, donna siriana per usi ancestrali e gusto proprio, con al vertice la leggendaria ospitalità orientale, si trasformò in una manager di successo, non rampante in proprio ma sempre al fianco del marito diventandone la consigliera e l’esecutrice dei progetti, con rigore tecnico e sguardo lungo sugli esiti di imprese commerciali azzardate o poco chiare.
Non mancarono delle prove che la divisero dall’amata famiglia Chelhot, in cui mai prevalse l’astio o il rancore, il cuore di Matilde rimase libero e sofferente, attento alle esigenze dei suoi familiari Salem, dei nipoti che affiancò ed aiutò nelle loro rispettive scelte con affetto tenero e perspicace.
L’accumulo della fortuna però non fu l’obiettivo dei Salem, troppo vivo era il loro senso sociale di condivisione, animato da una fede cristiana e da una vita di preghiera intensa che non li distoglieva dai divertimenti tipici del loro censo, gioco incluso, in cui Matilde eccelleva, guadagnando piuttosto che perdendo…
Il doloroso distacco dall’amato Georges Elias divenne per Matilde, inconsolabile ma serena, uno squarcio su di una realtà che avrebbe rivelato la sua profonda chiamata nella vita che le restava davanti: rifiutò ottimi partiti, con inclusa la possibilità di diventare madre vista ancora la sua giovane età, e si aprì invece ad una dedizione senza limiti verso i poveri, i bisognosi senza distinzione di religiosa o di etnia.
Una carità moderna la sua, non di un’elemosina, sempre preziosa ma chiusa in se stessa ma costruttiva e capace di auto educare, perché, osservando la situazione della popolazione siriana, capì che il futuro della gioventù sarebbe stato contrassegnato da una competenza professionale: solo il lavoro degno e sicuro, avrebbe plasmato diversamente il futuro della sua patria.
Grande sostegno, nel progetto che il suo Georges le aveva lasciato da portare a termine, fu l’Arcivescovo greco cattolico di Aleppo, Mons. Isidoro Fattal che seppe dare vita alla “Fondazione Georges Salem”, rivolta proprio ai giovani siriani per far loro acquisire, con delle scuole adatte, una professionalità in cui il mestiere eccellesse e consentisse di mantenere le proprie famiglie.
Matilde, pur vivendo una vita orante intensa seppe coniugare le diverse sfaccettature della sua personalità: ricca proprietaria, manager acuta, madre per i piccoli orfani che lavava e pettinava, viaggiatrice attenta, donna elegante ed ospite gradevolissima e generosa.
La scoperta dell’Opera dell’Amore misericordioso plasmò il desiderio interiore che pervadeva la sua vita: i sacerdoti, la loro santa vita e i religiosi. La sua crescita spirituale fu visibile e sempre più trasparente, perché Matilde non nacque santa, lo divenne, affrontando un quotidiano problematico ma con il sorriso sulle labbra nell’indistruttibile fiducia in Dio.
Terziaria francescana si spogliò di ogni suo bene, dopo aver elargito somme favolose, e morì in una casa che più non era sua, libera e distaccata da ogni bene terreno. In lei pulsava la grande ascendenza delle donne siriane dei primi secoli della vita della Chiesa, donne libere e liberate da ogni ricchezza a favore dei più bisognosi.
Matilde non si era mai rifiutata a nessuno aiuto e l’elenco delle sue cariche nelle associazioni benefiche sconcerta: dove trovava la capacità di essere presenza fattiva? Come intuiva le necessità e vi prestava soccorso? Come sapeva frenare le iniziative che si sarebbero dissolte nel nulla?
La tensione ecumenica che la caratterizzava, in tempi in cui il solo discorso poteva suonare sospetto, conobbe uno slancio effettivo che contagiava, sapendo allacciare rapporti di stima e di aiuto con tutti: con i suoi grandi amici mussulmani, con gli ortodossi, con i rappresentanti dei riti orientali cristiani.
Nel 1947 la “Fondazione Georges Salem” passò nelle mani dei figli di Don Bosco, che ancora oggi gestiscono l’opera educativa e trapassano nei loro allievi quanto Matilde stava più a cuore: l’amore di Dio che trasforma la vita di ciascuno.
L’ultimo tratto della sua vita su uno spogliamento, una kenosi totale, molto sofferente per il cancro che la divorava mantenne un atteggiamento sereno e abbandonato, in lucido dono per l’unità dei cristiani e la santificazione dei preti; volle essere sepolta vicino all’amato consorte nella “Fondazione” in cui aveva profuso con infaticabile servizio, tutta la sua energia.
Una donna siriana, orientale, una manager indiscussa nel suo campo e ricca di humour, una donna moderna e “Serva di Dio” che, presto, vorremmo vedere beatificata, proprio come aveva predetto, il 27 febbraio 1961, l’Arcivescovo Fattal quando Matilde si spense: “Santa Matilde!”.