venerdì 25 settembre 2020

Sabato 26 settembre - BEATIFICAZIONE DI SUOR MARIA LUIGIA VELOTTI LA MONACA ACCANTO AGLI ULTIMI

Nella Cattedrale di Napoli il rito presieduto dal cardinale Sepe Le sofferenze fisiche, l’amore per la Croce di Cristo, l’impegno educativo: le priorità della religiosa morta a Casoria. Suor Vittozzi: umiltà e povertà le sue virtù.



Nella nuova tela che la raffigura è ritratta con il Crocifisso tra le mani e seduta sulla sedia a rotelle. Madre Maria Luigia Velotti sarà oggi beata nella Cattedrale di Napoli. Una vita di preghiera e di penitenza, agendo nel nascondimento e nell’umiltà. Fin da giovane Maria Luigia non ebbe buona salute, ma la sofferenza fisica fu un mezzo per sentirsi unita alle sofferenze di Cristo. Per questo nel ritratto stringe la croce sul cuore, perché fu quello il suo tesoro. Alle suore raccomandava: «Amate la croce di Cristo, baciatela spesso e stringetela al cuore». Alle 11 la celebrazione sarà presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, su mandato del Papa. Poi il viaggio della reliquie della Madre proseguirà per le 23 case presenti in Italia e negli altri 7 Paesi del mondo. «Dopo la fiaccolata per le strade cittadine con i rappresentanti di tutte le comunità parrocchiali – spiega suor Rosalia Vittozzi, madre generale delle Francescane Adoratrici della Croce, la congregazione fondata dalla futura beata – ci recheremo in ogni casa religiosa in processione: a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia, non è stato possibile invitare le rappresentanti delle altre case religiose presenti. Perciò ci recheremo noi da loro». 

La diocesi è in festa per la «monaca santa come viene chiamata – aggiunge la madre generale – per le sue virtù di umiltà, povertà, carità in assoluto nascondimento». 

Come a Casoria in una scuola a lei dedicata dove «si insegna (dalla materna al liceo), sull’esempio della Madre, alle ragazze a lavorare, leggere e scrivere». La celebrazione doveva svolgersi lo scorso 26 maggio ma, per il Covid, è stata spostata a settembre dopo che papa Francesco aveva autorizzato lo scorso dicembre la promulgazione del decreto che riconosceva la guarigione miracolosa di Giuseppe Russo affetto da pleuropolmonite con gravi complicanze di sepsi e di nefrite. In epoca preantibiotica, infatti, la malattia era inguaribile e conduceva alla morte. Il 19 dicembre 1926 Russo rientrò in casa in preda a una febbre molto alta. L’evoluzione della malattia si presentò fin da subito grave. All’uomo furono amministrati i sacramenti. Fu allora che il medico condotto di Casoria, essendo ormai la medicina impotente, spronò la moglie dell’infermo a invocare l’intercessione di Maria Luigia. La donna si recò sulla tomba della fondatrice e pregò ad alta voce per chiedere la guarigione. Al rientro a casa la donna sentì l’infermo, che era stato lasciato in condizioni disperate, chiedere da bere. 

Non ebbe vita facile Madre Maria Luigia. Nata a Soccavo il 16 novembre 1826, rimase orfana a quattro anni. Accolta da una zia, a Sirico di Saviano, ricevette un’educazione cristiana e un’elementare istruzione. A causa dell’invidia di alcuni parenti per questioni di eredità, la zia fu istigata a maltrattarla, finché una coppia di sposi senza figli l’accolse. Nel 1853 entrò nel Terz’Ordine Francescano ricevendo l’abito e il nome di Maria Luigia Pascale del Santissimo Sacramento. 

Si ritirò in una casa di religiose nel quartiere Capodimonte a Napoli e da quel momento visse particolari esperienze mistiche. Nel 1864 incontrò una ricca vedova, Eletta Albini, con la quale condivise un ideale di vita apostolica. Nel 1868, insieme ad altre giovani, diede inizio alle Adoratrici della Santa Croce. Nel 1884 la comunità trovò una casa a Casoria dove si stabilì e aprì anche una scuola per le ragazze esterne. In seguito alle malattie che l’accompagnarono per anni, la Madre morì a Casoria il 3 settembre 1886. 


Rosanna Borzillo – Avvenire 26 settembre 2020
Grazie !

PARLA IL POSTULATORE GIOVANGIUSEPPE CALIFANO

«Illetterata e amata dal popolo, 
aveva la sapienza del Vangelo»

«Vita nascosta, con Cristo, in Dio!». È la parola di san Paolo che la prossima beata Maria Luigia Velotti visse e che ripeteva spesso a chi le chiedeva consiglio. «Visse cioè raccolta in se stessa, libera dagli affanni del mondo, gustando la bellezza di essere figlia di Dio», sintetizza il francescano fra’ Giovangiuseppe Califano, postulatore generale della causa di beatificazione. «Il suo stato di ritiro perenne non inaridì il suo cuore, ma lo dilatò, per effetto dell’amore di Dio, ad accogliere tutti. Ecco il messaggio che si può trarre per il nostro tempo – prosegue padre Califano –: è necessario che ci sia un ritorno alla spiritualità, all’essere più che al fare, tanto nella Chiesa quanto nella società».

In Maria Velotti, infatti, emerge in primo luogo la virtù dell’umiltà. Fin da bambina sperimentò la mancanza degli affetti familiari e la durezza della vita. Rimasta orfana all’età di quattro anni, venne accolta in casa di una zia. Maltratta, venne accolta da una coppia di sposi. «Ma proprio questa condizione di provvisorietà la spinse a gettarsi fra le braccia di Dio con totale fiducia – spiega padre Califano –. In questo percorso fu confermata e guidata dai frati minori, padre Filippo Antonio da Domicella, padre Michelangelo da Marigliano, padre Ludovico da Casoria, ai quali prestò incondizionata obbedienza. La beata era una donna del popolo, illetterata, ma ricca della sapienza del Vangelo. Per questo fu ricercata e amata dal popolo, che la frequentava per riceverne guida e consolazione ». Inoltre, fu fondatrice di una famiglia religiosa innestata nel grande albero del francescanesimo: le Adoratrici della Santa Croce. 

«Nell’800 ci fu un grande risveglio del Terz’Ordine francescano che – chiarisce il postulatore – chiamava i laici a raccolta per animare con la vita cristiana le realtà secolari, e per rispondere con opportune opere di carità alle emergenze sociali del tempo. Madre Maria Luigia fin da giovane fu una terziaria francescana. Nella sua maturità dopo un lungo discernimento, radunò attorno a sé un gruppo di donne generose, come lei innamorate di san Francesco, e così fu l’inizio dell’Istituto. La santità di Madre Maria Luigia afferma la perenne attualità della spiritualità di Francesco di Assisi che, in ogni epoca e in ogni cultura, costituisce un modello autentico di vita cristiana ». Da oggi, dunque, un altro modello di santità per Napoli, per Casoria. 

Per arrivare alla beatificazione l’iter è stato lungo e complesso. «I documenti relativi al miracolo erano conservati nell’archivio della postulazione generale assieme a migliaia di altri volumi inerenti cause canoniche. Ma la Provvidenza ha voluto che, ricercando materiale per la canonizzazione di san Ludovico nell’anno 2014, mi sia imbattuto anche in quello relativo alla guarigione dalla sepsi e dalla nefrite causata dalla polmonite, avvenuto nel dicembre 1926 a Casoria per intercessione di Madre Maria Luigia. È sembrato quasi che san Ludovico abbia aperto la strada della glorificazione per Maria Luigia: infatti tra i due santi ci fu un particolare rapporto spirituale in quanto, agli inizi della fondazione, padre Ludovico celebrava la Messa e predicava il ritiro a Madre Maria Luigia e alle suore, quando erano nella casa di piazza San Gennariello a Materdei di Napoli». Una testimone al processo, che all’epoca era alunna esterna nella casa di Materdei, racconta il postulatore, ha affermato che, a vedere padre Ludovico e Madre Luigia a colloquio, le sembrava veder rivivere san Francesco e santa Chiara.

Rosanna Borzillo