Donna umile e silenziosa, si calò nelle incertezze e nelle miserie del suo tempo, con uno spiccato senso di concretezza, ma totalmente abbandonata a Dio. Per questo, Madre Maria Luigia del Santissimo Sacramento (al secolo Maria Luigia Velotti), fondatrice delle francescane Adoratrici della Croce, il 26 settembre 2020 è stata proclamata beata, e il 2 settembre è stato fissato il giorno della sua memoria liturgica.
«Instancabile nell’esercizio della carità – l’ha definita il cardinale Crescenzio Sepe che ha presieduto la celebrazione eucaristica su mandato di papa Francesco nel Duomo di Napoli (con numeri ridotti per le norme anti- Covid) – si è aperta gradualmente all’amore verso gli altri, mettendosi a servizio dei poveri e dei sofferenti nello spirito, valorizzando quanti erano ai margini della società». Temprata dalle prove personali (orfana a quattro anni e cresciuta da una zia a lei particolarmente ostile), ha ricordato il postulatore generale, il francescano minore fra’ Giovangiuseppe Califano, «rivolse al genere femminile un’attenzione speciale, in un momento in cui la donna non godeva ancora di una consapevole considerazione nella società». «Un agire profetico», lo ha definito l’arcivescovo di Napoli il cardinale Sepe, come anche la sua particolare attenzione per «le periferie dove ancora oggi la Chiesa è chiamata a testimoniare la vita buona del Vangelo».
Sepe, delegato dal Papa in sostituzione del cardinale Angelo Becciu, dimissionario prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha concelebrato con i vescovi ausiliari di Napoli Gennaro Acampa e Lucio Lemmo, l’arcivescovo-prelato di Pompei Tommaso Caputo, e i vescovi di Nola Francesco Marino, di Pozzuoli Gennaro Pascarella, di Sessa Aurunca Orazio Piazza, di Aversa Angelo Spinillo e l’emerito di Nola Beniamino Di Palma. Presenti i sindaci dei comuni di Afragola, Casoria, Serico e San Cipriano di Aversa, dove operano le diverse fraternità della Congregazione religiosa fondata dalla Madre.
«Maria Luigia ebbe il dono del consiglio e della consolazione, a favore di quanti ricorrevano a lei in cerca di conforto», ha ricordato la madre generale, suor Rosalia Vittozzi. La sua casa e il suo convento erano meta di un continuo affluire di gente di ogni ceto e condizione, per chiedere consigli. «Non era la sua cultura o particolari doti umane ad attirare la gente, ma la consapevolezza di essere di fronte ad una “santa monaca” – ha aggiunto Sepe – Maria Velotti si è distinta per il suo amore alla Croce e per la sua sensibilità sociale propriamente cristiana».
Vita contemplativa e attività apostolica che trovano poi compimento, come spiega l’arcivescovo di Napoli, «nell’istruzione e nell’educazione delle ragazze povere e spesso abbandonate: così la beata è riuscita a coniugare la vita religiosa vera e propria con l’apostolato attivo». La sua esistenza si è uniformata incessantemente alla passione di Cristo. «Imparò ad avere completa fiducia nell’Onnipotente, superò le prove e i tormenti, poiché ha vissuto una speranza forte e radicata in Dio». «Una vita semplice fatta di preghiera e sofferenza, silenzio e testimonianza, pazienza e carità che costituiscono per tutti un luminoso esempio di fedeltà evangelica – ha concluso la madre generale . Siamo certe che la beatificazione non si conclude con i festeggiamenti ma ci apre a nuovi orizzonti». Come recita l’“Inno alla Madre” composto e cantato durante la celebrazione per la beatificazione dalle suore francescane Adoratrici della Croce.
Rosanna Borzillo su Avvenire - settembre 2020
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