venerdì 30 ottobre 2020

francescani in festa per la nuova beata Maria Lorenza Requenses in Longo, terziaria francescana poi clarissa cappuccina


Madre Longo donna d’azione


Fu una donna che seppe precorrere i tempi ed incarnò ogni ruolo: moglie, madre, laica consacrata, monaca. Ora anche beata. Si tratta di Maria Lorenza Requenses in Longo, nobildonna spagnola, nata nel 1463 a Lleida e spentasi nel 1539 a Napoli. Bisogna risalire al 1881: suor Maria Cherubina Pirro, monaca professa, soggetta a gravissime malattie, guarì dopo l’applicazione della reliquia (il cranio) della fondatrice e poi, suor Maria Cherubina visse altri dodici anni.

Per le monache clarisse cappuccine, che vivono la loro clausura nel monastero fondato da Madre Longo nel centro storico di Napoli, «oggi è un grande giorno», dice suor Rosa Lupoli, vicepostulatrice della causa e superiora del monastero di Santa Maria di Gerusalemme (detto "delle Trentatré" per il numero storico delle 'sorelle' presenti). «È stata una causa lunghissima – spiega suor Rosa – durata 140 anni, dovuta all’incredulità di tanti che avrebbero invece dovuto sostenerla e che abbiamo portato avanti da sole come monastero senza il sostegno di nessuno se non del Signore e di tutte le nostre sorelle dell’ordine. Il Signore ci ha posto sulla strada alcune persone che ci hanno aperto la via verso la beatificazione e sostenute nella difficile elaborazione dei testi processuali». Nei 200 monasteri in tutto il mondo, le monache si sono autotassate per sostenere la causa di beatificazione della fondatrice.

Maria Longo fu una donna che seppe precorrere i tempi. In una Napoli devastata dal mal francese, la sifilide, dopo la calata di Carlo VIII, seppe proporre nel 1522 la fondazione dell’Ospedale degli Incurabili dove lavorò per dieci anni; divenne rifugio e possibilità di riscatto per le tante donne dedite alla prostituzione, nella città aperta agli stranieri che vi sbarcavano numerosi per il fiorente porto; visse una vita di preghiera, esercitandosi nella carità verso gli infermi più disperati.
Rosanna Borzillo

Avvenire, 29-10-2020