martedì 27 ottobre 2020

Venerabile PAOLO PIO PERAZZO il "ferroviere santo" del Terz'Ordine di S. Francesco - O.F.S.



22 novembre 

Venerabile
PAOLO PIO PERAZZO
del III Ordine di San Francesco
Francescano secolare 





Nizza Monferrato, Asti, 5 luglio 1846 – Torino, 22 novembre 1911



Ed e nella parrocchia di San Secondo che muove i primi passi Paolo Pio Perazzo, i1"ferroviere santo". Nato a Nizza Monferrato nel 1846 è a Torino che vive tra il 1861 e i1 1911 in cui muore. Era un laico, un cattolico vero, fermo, intransigente, ma anche cristallino, buono, con un cuore grande ed una insuperabile voglia di fare. Percorre tutta la carriera ferroviaria: da bigliettaio a capufficio, prima a Pinerolo, poi soprattutto nella stazione di Porta Nuova. Sul lavoro é stimatissimo dai colleghi, ma e osteggiato in ogni modo dai dirigenti che esprimono in quel particolare periodo storico l'anticlericalismo dominante. Ma lui non si spaventa, forte in spirito, promuove l’Obolo di San Pietro per i poveri, si iscrive alla lega antimassonica e si becca il soprannome di papalino. Lavora e lotta, strenuamente, ogni giorno, sul posto di lavoro, denuncia i soprusi, denuncia le clientele finché non lo faranno fuori mettendolo in pensione anticipata.
Un esempio, il suo, di una fede vissuta senza paure. Lavora dieci-dodici ore al giorno, ma tuttavia trova il tempo per partecipare a tante iniziative e crearne. Ha un "confidente" del tutto particolare che, ancora una volta, conferma e convalida la fitta rete di aiuti tra i santi sociali tra Ottocento e Novecento san Leonardo Murialdo. Riposa a Torino nella chiesa di San Tommaso accanto alle spoglie delle sorelle Teresa e Giuseppina Comoglio, serve di Dio, promotrici con lui dell’Opera dell’Adorazione quotidiana. Gian Mario Ricciardi (1)


per approfondirne la figura, sostenere la causa di beatificazione 



indice

1. BIOGRAFIA
2. GUIDA BIBLIOGRAFICA
3. PAOLO PIO PERAZZO TERZIARIO FRANCESCANO
4. APPROFONDIMENTI WEB
5. PREGHIERA

PAOLO PIO PERAZZO


Il Perazzo nacque a Nizza Monferrato, diocesi di Acqui Terme e allora provincia di Alessandria (ora di Asti), il 5 luglio 1846. Fu battezzato il giorno successivo nella chiesa parrocchiale di S. Siro e, su indicazione della mamma, gli furono imposti i nomi di Paolo Pio: Paolo, in memoria del nonno materno; Pio, in omaggio a Pio IX eletto al soglio pontificio il 16 giugno precedente.

1.1. La giovinezza
I1 padre, Secondo, era falegname e con il suo lavoro assicurava alla famiglia una moderata agiatezza. La madre, Delfina Massuero, figlia di un noto avvocato di Asti, era donna di profonda fede; assecondata
dal marito, lui pure “religiosissimo”, si rese premurosa cura dell’educazione religiosa dei figli (due maschi e quattro femmine), che Paolo Pio recepì con profonda partecipazione.
Le sorelle Delfina e Celestina nelle loro deposizioni al processo informative ordinario torinese, parlano della sua fanciulezza in modo edificante. La prima dichiara: "Affermo che fin da bambino egli ha sempre dimostrato la più grande devozione e pietà. In casa egli si era fatto il piccolo altarino dove, insieme con altri ragazzi suoi coetanei, pregava e faceva le sue piccole cerimonie di chiesa. Si era preparato da sé gli indumenti che si usano nelle cerimonie di chiesa e attorno al suo altarino passava le ricreazioni della sua giornata. Andava al mattino in chiesa a servire la S. Messa ed era per lui una vera gioia. Frequentava con vera pieta tutte le funzioni di chiesa".
La seconda riferisce: "Paolo Pio, come tutti noi, trascorse la sua fanciullezza in famiglia. Posso proprio dirlo con sicura coscienza che egli era di una bontà eccezionale e verso i nostri genitori ebbe sempre tale rispetto ed ubbidienza che non si potrebbe dire di più. Da bambino era un vero angelo: pregava con una devozione».
Secondo l’usanza del tempo, fece la sua prima comunione all’età di circa dieci anni; il 6 ottobre 1857 ricevette il sacramento della cresima dal vescovo di Acqui Terme, il cappuccino monsignor Modesto Contratto. In ambedue le circostanze fu accuratamente preparato dalla mamma. 
In casa c’era anche uno zio paterno, il canonico Carlo Perazzo, insegnante. Uomo di soda pietà e di vasta cultura teologica ed umanistica, lui pure si prese cura di questo nipote instillandogli un vivace interesse culturale, che si rivelerà provvidenziale per la sua futura attività professionale e apostolica. Ma soprattutto si adoperò a prepararlo alla vita con una solida formazione religiosa, che si trasformerà sempre più in una profonda pieta eucaristica e in una tenera devozione alla Madonna: due note costanti e qualificanti della sua vita.
Frequentò a Nizza le scuole elementari fino alla terza classe, distinguendosi sempre per condotta e per profitto. Per seguire lo zio sacerdote, nominato insegnante di lettere nel ginnasio di Villafranca Piemonte (Torino), nell’autunno del 1854 si trasferì lui pure in questa cittadina, dove terminò le elementari e frequentò la prima classe ginnasiale. 
Nel 1857 lo troviamo, ancora con lo zio Carlo, a Moncalvo (Asti) e l’anno seguente a Pinerolo (Torino).
Pur non essendo un ragazzo prodigio, mostrava vivo interesse per lo studio, cui dedicava molte ore. Non si limitava alle materie scolastiche, ma gli piaceva allargare gli orizzonti della cultura attingendo alla ben fornita biblioteca dello zio Carlo, ricca di opere pregiate, che leggeva con interesse e sunteggiava con diligenza. In tal modo, e grazie anche ad un’eccezionale memoria, acquistò una notevole cultura e approfondì le materie che gli serviranno per la sua professione e, più ancora, per le sue attività apostoliche. Rimarrà sempre uno studioso assiduo e un bibliofilo appassionato.
A Pinerolo Paolo Pio ebbe il primo contatto con i frati cappuccini. Nelle ore libere dagli impegni scolastici frequentava molto spesso il loro convento, cercando di modellare sempre più il suo animo a quello spirito francescano di cui sarebbe stato in seguito un fervente seguace e appassionato divulgatore. In questo impegno fu molto aiutato dal padre Angelo Domenico da Piobesi, che lui scelse come confessore e direttore spirituale e che, probabilmente per primo, intuì la sua naturale propensione verso la spiritualità francescana.

1.2. La molteplice attività
Mentre intensificava la sua formazione spirituale, dovette porre fine alla sua promettente carriera scolastica: nel maggio 1861, infatti, interruppe gli studi. La ragione di questo imprevisto e precoce epilogo non e del tutto chiara: forse, perché aveva problemi personali di salute, alquanto compromessa per le tante ore trascorse sui libri; più probabilmente, perché insorsero problemi economici della famiglia, che attraversava un periodo piuttosto critico.
La decisione presa dal Padre fu per lui un duro colpo, come ricorda la sorella Celestina al processo torinese: "Lasciò gli studi con vero dolore e veramente a malincuore perché egli sentiva una vera inclinazione allo studio". Ma, come sempre, accettò docilmente la decisione paterna, passando dagli amati banchi di scuola al duro mondo del lavoro. 
Il 31 maggio 1861, a neppure quindici anni di età, su interessamento dello zio Carlo entrò in servizio nelle ferrovie a Pinerolo prima, come volontario; nell’agosto dell’anno successivo, come “bigliettario” (ma, in pratica, come una sorta di factotum).
Ad uno sguardo retrospettivo, e legittimo asserire che la decisione paterna (pur legata a situazioni contingenti) fu provvidenziale, nel senso che allora (come annota acutamente il Racca) la società e la Chiesa avevano bisogno più di un ferroviere santo che di uno studente brillante.
In effetti, il Perazzo dedicò al servizio delle ferrovie quarantasette dei suoi sessantacinque anni di vita. L’11 febbraio 1867, non ancora ventunenne, fu trasferito a Torino Porta Nuova, dove rimase fino al 30 aprile 1908, quando fu collocato anticipatamente a riposo.
Questa attività professionale, esercitata dal Perazzo in modo esemplare nelle sue molteplici incombenze (tanto da meritargli il titolo di “ferroviere santo”), e in un ambiente in gran parte ostile e vessatorio, verrà illustrata in un prossimo capitolo (1). 
Qui interessa rilevare che, per quanto assorbente, tale attività non gli impedì di dedicarsi assiduamente anche ad altri numerosi impegni ecclesiali e sociali: "Il nome di Paolo Pio Perazzo figura sempre dove era vi un’opera buona da compiere... Era sempre in prima fila, pur amando di figurar l’ultimo, quasi servo agli altri... Era lui che nel recesso della sua cameretta, infaticabile, scriveva, redigeva, progettava: a lui il lavoro, agli altri la gloria. 
"Proprio lo divorò lo zelo della casa di Dio, scevro di ogni umano rispetto, pacato e sereno, senza paure, senza albagie, modesto come la viola e operoso come l’acqua del ruscello, che scorrendo lungo i margini e sotto l’erbe, di giorno e di notte vivifica il verde primaverile e produce fiori e frutti", ricorda nel processo torinese l’avvocato Carlo Bianchetti che gli fu amico fin dal 18718.
E vero che, avendo rinunciato al matrimonio per scelta vocazionale, non aveva impegni familiari; ma ci si chiede con comprensibile meraviglia dove trovasse il tempo e da dove attingesse le energie per il suo instancabile attivismo in una Torino in piena espansione e in contrastante fermento sul piano ecclesiale, sociale e culturale.
Per avere un quadro sommario della sua pluriforme attività, ricordiamo almeno questo: partecipazione al gruppo giovanile Beato Sebastiano Valfré e alla Società S. Vincenzo (prima nella parrocchia del Corpus Domini e poi a S. Secondo, sua parrocchia); fondazione della Pia Unione contro la bestemmia e il turpiloquio; collaborazione all’Obolo di S. Pietro, all'organizzazione di biblioteche circolanti, di circoli ricreativi, di scuole serali per gli operai, di cooperative di consumo, di pellegrinaggi ai santuari mariani, di oratori per il catechismo; partecipazione ai movimenti sociali (Unione operaia cattolicaOpera dei Congressi)... Qui richiamiamo brevemente l’attenzione su due altri ambiti specifici: l'apostolato della “buona stampa” e dell' “Adorazione quotidiana”.

a) Apostolato della “buona stampa”
Come don Bosco, il Perazzo comprese l'importanza della “buona stampa” per la difesa della verità e per la diffusione del messaggio evangelico: "La stampa", affermava, é il mezzo più potente nel bene e nel male ai nostri giorni. Rifiutare la stampa cattiva e favorite quella buona deve essere il nostro massimo impegno".
In conformità al suo carattere intraprendente e attivo, non si fermò alle parole, ma passo all’azione: per oltre un quarantennio ne fece come la sua seconda professione, dimostrandosi un buon artigiano della penna, pubblicando libri ed opuscoli di vario genere e scrivendo su giornali e periodici. La vasta cultura formata sui migliori testi italiani e stranieri, la tenace memoria e la vivida intelligenza gli aprirono questo vasto campo di apostolato. 
Continuò sempre a migliorare la propria formazione culturale: le encicliche dei papi, le pastorali dei vescovi e le opere dei più eminenti scrittori cattolici erano le fonti a cui attingeva abbondantemente. Era
scrupoloso nell’informarsi sugli argomenti trattati e attento a curate la proprietà e la correttezza del linguaggio. Il tempo lo trovava sfruttando coscienziosamente i rari e brevi momenti liberi che gli rimanevano nel corso delle sue intense giornate. 
Purtroppo, gran parte dei suoi scritti“ e andata perduta (o non e agevole rintracciarla e individuarla, anche perché in genere essi erano pubblicati anonimi o con la semplice sigla “PPP”).
Fervente terziario francescano e convinto dell’attualità della spiritualità francescana, usò anche la penna per diffonderne la conoscenza e favorirne l’accoglienza. Ne sono testimonianza, per esempio La democrazia cristiana e la ristorazione sociale secondo lo spirito di San Francesco (1882, nel settimo centenario della nascita di san Francesco, che ebbe sette edizioni); L'anima cristiana alla scuola di San Francesco d'Assisi (1885); Tutti terziari (1886). Scrisse pure un volumetto, Torino serafica (1888), in cui narra lo svolgersi storico del Terz’Ordine a Torino.
Tra i libri più importanti vanno annoverati quelli in cui il Perazzo effonde il suo ardente amore nei confronti di Cristo e della Madonna, in pagine in cui alla profonda devozione personale unisce una notevole penetrazione dottrinale.
Sono due i temi cristologici che predilige e privilegia: il S. Cuore e l’Eucaristia. Ne tratta in diversi scritti, tra cui: Il mese di giugno santificato, del 1878 (che ebbe tre edizioni); Il tesoro dei tesori (in preparazione del Congresso Eucaristico di Torino del 1894); Il prigioniero d'amore, del 1908. Considera strettamente collegati i due temi; e giustamente, perché esprimono entrambi il mistero ineffabile dell’amore gratuito e oblativo di Cristo: il primo nel segno simbolico del cuore, il secondo nel segno sacramentale del pane e del vino.
Nei suoi scritti mariani, il Perazzo si prefigge soprattutto di alimentare la devozione popolare e di illustrare (anche con notizie storiche) le principali festività della Madonna e alcuni santuari a lei dedicati. Ma non mancano scritti in cui espone il proprio pensiero a livello più propriamente dottrinale. In occasione del Congresso Mariano, svoltosi a Torino nel settembre 1898, scrisse La Gran Madre di Dio Regina del cielo e della terra, cui fece seguito nel 1904 La cristiana restaurazione della società sotto la guida della Gran Madre di Dio Maria santissima. In effetti, e giustamente, il Perazzo considera di primaria importanza il privilegio della divina maternità di Maria: in esso individua, con penetrante intuizione teologica, la radice di tutti gli altri suoi privilegi e la ragione della sua insostituibile funzione nel contesto della storia salvifica.
Come giornalista, il Perazzo ha collaborato per anni e anni a una mezza dozzina di giornali e di periodici: "L’unita cattolica"; "La buona stampa"; "L’Italia reale — Corriere nazionale"; "La Voce dell’Operaio"... Particolare importanza assunse la sua collaborazione a "La Crociata", che a partire dal 1890 circa aggiunse come sottotitolo "Periodico mensile per la diffusione del Terz’Ordine francescano". Si servì di questo periodico anche per propagare la pratica dell’Adorazione quotidiana, che gli era particolarmente cara.



Le sorelle Teresa e Giuseppina Comoglio, esse pure terziarie francescane
della Fraternita di S. Tommaso e morte in concetto di santità.


b) Apostolo dell'adorazione quotidiana
A questo impegno, a cui diversi testi al processo torinese fanno ampio riferimento, il Perazzo dedicò gli ultimi vent’anni della sua vita.
L’idea gli era stata suggerita da diversi colloqui avuti nel 1890 con le sorelle Teresa e Giuseppina Comoglio, esse pure terziarie francescane nella Fraternita di S. Tommaso e morte in concetto di santità. Gli confidarono che in una visione del 1869, e in altre successive, il Signore aveva affidato loro la missione di far conoscere al mondo il suo desiderio che si facessero atti cli riparazione per gli oltraggi che riceveva continuamente nel santissimo Sacramento. Erano molto rammaricate perché non avevano ancora trovato chi le aiutasse a far conoscere ciò che Gesù desiderava.
I1 Perazzo, 'agliata attentamente l’attendibilità delle parole delle sorelle Comoglio, fece suo questo desiderio: da quel momento, la promozione dell’Adorazione a Gesù-Eucaristia divento l'impegno principale del suo apostolato; il fulcro delle sue azioni e la meta dei suoi intendimenti.
Una domenica, dopo aver pregato a lungo nel santuario della Consolata e nella cappella del Cottolengo, scrisse un ampio articolo in cui propugnava quella particolare devozione. L'articolo usci su "La
Crociata" il 1° agosto 1890 ed ebbe ampia risonanza. Attorno a lui si raccolse subito un gruppo qualificato di persone disponibili a collaborare; e così, con la benedizione dell’arcivescovo di Torino, cardinal Gaetano Alimonda, il 24 febbraio 1891 sorse ufficialmente l’Opera dell’Adorazione quotidiana universale perpetua a Gesù sacramentato, che ebbe nel Perazzo il suo primo presidente. Il 23 giugno 1892 il cardinal Davide Riccardi, nuovo arcivescovo di Torino, approvò il primo statuto ed eresse canonicamente l’Opera dell'Adorazione nella sua citta e diocesi.
L’Opera dell’Adorazione, nei progetti del Perazzo, si prefiggeva molteplici scopi, tra cui: ravvivare la fede nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, incoraggiare la visita quotidiana a Gesù-Eucaristia, eliminare l’inconveniente delle chiese deserte per gran parre della giornata, far rifiorire la vita cristiana negli individui e nelle famiglie... 
Per l’incessante e sagace impulso del Perazzo“, e con l’aiuto dei suoi collaboratori, l'Opera dell’Adorazione, superate le iniziali difficoltà da parte di chi non ne comprendeva bene le finalità, si diffuse largamente in Italia e anche in altre nazioni (in particolare, nella Dalmazia e nei Balcani), con l’adesione di molte parrocchie e di diversi istituti religiosi.
Lui era il primo a mettere in pratica quanto, con serafico fervore, inculcava agli altri. Il cav. Enrico Balbo, teste al processo torinese, riferisce: "Tutto il tempo della giornata che aveva disponibile, dopo le occupazioni dell’impiego e le altre opere buone che faceva, lo passava in adorazione a Gesù in Sacramento restando in ginocchio con un tale contegno che vi si scorgeva l’adorazione di un santo... Egli cercava specialmente per la sua adorazione le ore del mezzogiorno in cui le chiese sono deserte, e invitava tutti ad imitarlo anche riguardo al tempo dell’adorazione. Fu sempre uno dei suoi punti principali quello di invitare i reverendi parroci a tenere la chiesa aperta tutte le ore della giornata perché tut1@i' avessero la comodità di compiere la loro adorazione a Gesù in Sacramento».
Anche in quest’attività il Perazzo si servì molto della stampa: fondò e diresse il "Bollettino eucaristico" e scrisse diversi opuscoli e libri. I suoi scritti eucaristici, a cui già si e fatto un cenno, possono essere suddivisi in quattro gruppi: opuscoli che illustrano l’Opera dell’Adorazione (Adorazione quotidiana e universale a Gesù sacramentato, del 1891; La zelatrice, del 1907; Raccolta di preghiere eucaristiche (La giornata eucaristica, del 1895; Raccolta di preghiere per gli ascritti all'Adorazione quotidiana, del 1904); scritti di carattere reologico-pastorale (Il tesoro dei tesori, del 1894; Il Prigioniero d'Amore, del 1908); riflessioni ed elevazioni mistiche (Scintille eucaristiche, del 1902 e 1903; Dardi del Divino Amore, del 1911).
Il pontefice Leone XIII con un “Breve” del 21 agosto 1894, alla vigilia del Congresso Eucaristico cli Torino (alla cui preparazione il Perazzo cooperò con fervore) elevava il sodalizio in Arciconfraternita. Il 13 novembre 1899 il Perazzo veniva ricevuto dal papa in udienza privata e incoraggiato a proseguire nella santa iniziativa con queste parole: "Fatevi coraggio e continuate a lavorare. Non vi può essere opera più bella dell’adorazione al santissimo Sacramento! Avrete una grande ricompensa in cielo".
Degno di nota e che lo stesso pontefice, nella sua enciclica sull’Eucaristia Mirae Charitatis del 29 maggio 1902, fece suoi alcuni pensieri e appunti che il Perazzo gli aveva fatto pervenire. IL P. Vincenzo Valiaro a fornire questa notizia: "Il Cardinale Rampolla in un intimo colloquio che ebbe con il Servo di Dio gli fece osservare come nell’Enciclica il Papa aveva riportato frasi e parole del suo memoriale. E questo io seppi dal Perazzo medesimo, col quale vissi tanto tempo in intimità".
Dal pontefice san Pio X nel 1903 ottenne la conferma dei privilegi concessigli dal suo predecessore e molti altri ancora, tra cui un rescritto del 15 maggio 1905 che concedeva di aggregare alla prima Arciconfraternita di Torino anche quelle sorte nelle diocesi straniere. E il 22 novembre 1911, giorno della sua morte, approvò definitivamente gli statuti dell’Arciconfraternita, che continua tuttora la sua benemerita attività.



Chiesa di San Tommaso Apostolo in Torino.
 

1.3. La vita spirituale
Per quanto intensi, questi ed altri impegni non si esaurivano in un frenetico attivismo, ma erano ancorati ad un’intensa vita spirituale, di cui erano un frutto. A questo riguardo, merita di essere rilevato il fatto che nel 1875, a circa trent'anni, il Perazzo si inserì come terziario francescano nella fiorente Fraternità di S. Tommaso Apostolo, allora convento dei frati minori, di cui fu poi per diversi anni il responsabile. Alla scuola di san Francesco, di cui assorbì pienamente lo spirito evangelico, ricevette benefici impulsi che si inserirono armonicamente nel suo stile di vita religiosa e apostolica caratterizzata (come quella del suo “Serafico Padre Francesco” da tre grandi amori: Gesù-Eucaristia, la Madonna, il papa.

  • Ancora bambino sentì un fascino particolare e un trasporto irresistibile verso l’Ospite divino rinchiuso nel tabernacolo: "Posso dire che era un angelo; che la comunione egli l'amava moltissimo e che verso l’Eucaristia fin da bambino sempre ebbe una speciale devozione", riferisce al processo torinese la sorella Delfina. All’Eucaristia egli attinse abbondantemente, accostandosi quotidianamente, a costo di qualsiasi sacrificio, al banchetto divino. Inoltre, era sua consuetudine passare lunghi momenti di preghiera in chiesa almeno tre volte al giorno: al mattino, prima di recarsi al lavoro, per partecipare al sacrificio e al banchetto eucaristico; durante la pausa pomeridiana e alla sera. Espressione emblematica di questa sua intima e costante unione con Gesù-Eucaristia, come e già stato segnalato, é l’impegno da lui profuso per diffondere l’amore e il culto eucaristico, facendosi promotore e diffusore del sodalizio della Adorazione quotidiana universale perpetua a Gesù sacramentato.
  • L’amore all’Eucaristia nel Perazzo era strettamente legato all’amore per colei che ci diede Gesù. Fin da bambino aveva imparato dalla pia mamma ad amare teneramente la Vergine. Alla Madonna consacrò la virtù a lei più cara: la purezza, scegliendo di vivere nel celibato. Non tralascio mai la recita quotidiana del rosario e si preparava con grande pietà, con novene o tridui, a celebrare le feste in suo onore. Il suo amore alla Madonna non si esauriva in pratiche devozionali: "La nostra devozione, scrisse, diventerà tanto più schietta e sincera se ci sforzeremo di ricopiare le virtù e gli esempi di Maria". E su queste basi e con questo spirito che si adoperò instancabilmente per diffondere tra i fedeli la devozione mariana.
    Il titolo mariano che pin lo affascinava, sul quale amava soffermarsi con le parole e con gli scritti, era quello di “Madre di Dio”, titolo che e la radice e la sintesi di tutte le glorie di Maria: "Fra tutti i titoli che si tributano alla Vergine benedetta - scrisse - quello della sua Divina Maternità e il più grande, il più sublime e sovra gli altri eccelso. Tutte le grazie, tutti i pregi, tutte le prerogative, tutti i privilegi ond'é supernamente adorna ed arricchita Maria SS.ma s’irradiano, si incontrano in quello di Madre del Verbo Incarnato e ne formano la naturale, legittima conseguenza". E ancora: “E per mezzo della Madre che Dio si dona continuamente a noi. Chi ha Dio per Padre e Gesù per fratello, ha sicuramente Maria per Madre». Per illustrare questi titoli pubblico due volumi, già ricordati: La Gran Madre di Dio Maria Santissima, Regina dell'Universo (1898) e La restaurazione cristiana della società sotto la guida della Gran Madre di Dio Maria Santissima (1904), che ottennero i più alti elogi dell’episcopato ed ebbero una grande diffusione tra i fedeli.
  • Un ulteriore carattere distintivo della spiritualità del Perazzo era il suo filiale amore per il papa, alimentato in una limpida visione di fede: "Il Papa - diceva - continua l’opera di Gesù. Se si confrontasse Gesù Cristo, Capo della Chiesa nascente, col Papa, Capo dell Chiesa costituita, si vedrebbe quale identità, nei rapporti teologici, vi é tra di loro! Non guardiamo al Papa-uomo, ma al Papa-Cristo». Su questa solida base, si comprende il suo incondizionato attaccamento al papa e la sua totale docilità al suo insegnamento. "La parola del Papa - ripeteva spesso - é parola di Dio. Chi non é con il Papa non é con Dio e non può meritare l’appellativo di buon cristiano». "L’amore e la devozione al Sommo Pontefice - scriveva - sono la tessera, il distintivo di riconoscimento di ogni vero cattolico".
    Questo suo amore verso il capo della Chiesa gli attirò il disprezzo e l’ostilità degli anticlericali e dei massoni, presenti e influenti anche nell’ambiente ferroviario: con sarcasmo lo chiamavano “il papalino” e ne prendevano spunto e giustificazione per coprire i soprusi e le ingiustizie commesse nei suoi confronti.
    Nel corso della sua vita si susseguirono sul soglio pontificio tre grandi papi: il beato Pio IX, Leone XIII e san Pio X, tutti iscritti al Terz’Ordine Francescano. Nei loro confronti il Perazzo ebbe specifici motivi di venerazione e di riconoscenza. Chiamò il beato Pio IX il "Papa di Maria SS.ma" per aver proclamato-il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Era profondamente riconoscente a Leone XIII non solo per la sua enciclica Rerum novarum (15 maggio 1891), ma anche per la sollecitudine e la fiducia dimostrata in molteplici occasioni nei confronti del francescanesimo e, in particolare, verso il Terz’Ordine: ne auspicava, infatti, una più ampia diffusione ovunque perché vedeva in esso un provvidenziale strumento per preparare "la restaurazione cristiana degli individui, della famiglia e dell’intera societa". Accolse con grande gioia la nuova Regola del Terz’Ordine Francescano da lui promulgata nel 1883 e la sua enciclica Mirae Charitatis (1902) sull’Eucaristia e vi dedicò un opuscolo. Soleva chiamare san Pio X il "Papa eucaristico", soprattutto per aver favorito la comunione frequente e quotidiana con il decreto Sacra Tridentina Synodus del 16 dicembre 1905.
    Quando andava a Roma, per motivo di servizio o per devozione, non mancava mai di visitare la cattedra di Pietro e di chiedere la benedizione del papa. Leone XIII e san Pio X gli concessero udienze particolari, dalle quali usciva quasi trasformato, raggiante di una gioia incontenibile che gli traspariva dal volto e dalle parole.

1.4. Il tramonto
Quando a fine aprile I908 fu inopinatamente collocato a riposo, il Perazzo si dedicò a tempo pieno alle sue molteplici attività, occupandosi in particolare dell'organizzazione e diffusione della Arciconfraternita dell’Adorazione. A fine ottobre 1911 si recò a Roma per questo motivo e il 1° novembre fu morsicato alla mano destra da un piccolo cane. Tomato a Torino, si sottopose alla cura antirabbica, che però non sortì effetto. Colpito da progressiva paralisi, attese sereno “sorella morte” che giunse nella notte del 22 novembre, realizzando cosi la sua ardente aspirazione: "Vado in paradiso a fare la mia adorazione eterna a Gesù sacramentato. La pregherò per voi»

Appena in città si sparse la notizia della sua rnorte, fu un coro unanime di stupore e di dolore, ma anche di stima e di venerazione:
"E morto i1 ferroviere santo"; "E' morto i1 santo di Porta Nuova!". Erano queste le espressioni che con spontaneità e convinzione profferiva la folla che per tre giorni sfilò commossa davanti alla sua salma; e molti erano coloro che si raccomandavano alla sua intercessione e
protezione.
Come riferisce il P. Manni, "nel momento di racchiudere la salma nella cassa, i presenti constatarono la continua flessibilità delle membra, l'assenza di ogni esalazione cadaverica, e l’aspetto vivo e sorridente del caro defunto. Ciò fu constatato anche dai medici, stupiti di tale fenomeno".
Le esequie furono celebrate, con grande concorso di popolo e con
la partecipazione di molti poveri da lui costantemente aiutati, nella chiesa di S. Secondo (sua parrocchia) il 25 novembre. I1 feretro, collocato su uno speciale vagone messo a disposizione dai dirigenti delle ferrovie” (quasi a riparazione delle tante vessazioni perpetrate nei suoi confronti da vivo), fu trasferito a Nizza per essere tumulato nella tomba di famiglia. Prima della partenza, a Porta Nuova fu Giovanni Caneparo a dare l'ultimo saluto all'amico Perazzo. Tra la commozione generale, pronunciò parole profetiche: "Tu ci lasci nel più acerbo dolore. Ma verrà un giorno che i nostri nipoti ti accoglieranno lieti. Tu ritornerai trionfalmente a Torino da santo".
Quest’auspicio si avverò il 19 marzo 1953, quando la salma del Perazzo fu traslata solennemente a Torino e tumulata nella chiesa parrocchiale di S. Tommaso Apostolo, da lui assiduamente frequentata come terziario francescano. In una magnifica giornata di sole primaverile, la città accolse trionfalmente la salma del Perazzo; tra le personalità, era presente anche l'Onorevole Pietro Malvestiti, Ministro dei trasporti.

Fra Pier Giuseppe Pesce, ofm
Vice postulatore della causa


GUIDA ALLA LETTURA


Il testo di cui sopra è estratto dal libro Il Venerabile Paolo Pio Perazzo. Una memoria viva a cento anni dalla morte a cura del vicepostulatore Fra Pier Giuseppe Pesce, ofm, eccetto l'apparato delle note. 
Il volume affronta a tutto tondo, con vari interventi di autori diversi, la personalità e l'opera del Venerabile Paolo Pio e i suoi tempi, in modo da offrire un quadro completo della sua spiritualità e molteplice attività. Un intero paragrafo, scritto da Pietro Moglioli, è dedicato in maniera mirata all'appartenenza di Paolo Pio al Terz'Ordine Francescano. Il libro è acquistabile direttamente presso EDITRICE EFFATA'.  

Per le edizioni Tau, sempre a cura di Fra Pier Giuseppe Pesce è in libreria Venerabile servo di Dio, Paolo Pio Perazzo. Apostolo dell'Adorazione quotidiana universale perpetua a Gesù Sacramentato. Il volume offre una documentata e articolata presentazione dell'assidua opera svolta dal Venerabile Servo di Fio Paolo Pio Perazzo per diffondere tra i fedeli la pia pratica dell'adorazione quotidiana a Gesù Sacramentato. Ampio spazio è dato a una selezione di preghiere eucaristiche, in massima parte da lui composte. Ricche di risonanze bibliche, esse sono una suggestiva testimonianza della sua ardente e adorante devozione a Gesù Sacramentato che, basata su una fede luminosa e alimentata da un amore vibrante, gli faceva sgorgare dal cuore, prima ancora che dalla penna, inesauribili espressioni del suo spirito orante.

Tra gli ormai mitici libretti blu della Velar, di Fra Pier Giuseppe Pesce, è ancora disponibile in libreria Venerabile Paolo Pio Perazzo. Un ferroviere testimone del Vangelo alla scuola di san Francesco d'Assisi scritto in occasione del centenario della morte: La ricorrenza del 1° Centenario della sua morte (1911-2011) - si legge nel risvolto di copertina -  offre un'occasione propizia per presentare la poliedrica e accattivante figura del Venerabile Paolo Pio Perazzo, il "ferroviere santo": un fedele laico che nella sequela di Cristo e nello spirito francescano ha camminato alacre e operoso sulla via della santità e dell'apostolato. Entrato a far parte del Terz'Ordine Francescano si dedicò a tempo pieno alle sue molteplici attività apostoliche e sociali, che hanno sempre completano la sua intensa giornata lavorativa.

Bisogna andare invece tra l'usato per reperire il libro Paolo Pio Perazzo, il ferroviere santo di Padre Giorgio Racca (francescano), delle Edizioni Messaggero Padova che è arricchito dalla presentazione del Card. Giovanni Saldarini, Arcivescovo di Torino e dalla prefazione di Vittorio Messori.





PAOLO PIO PERAZZO TERZIARIO FRANCESCANO


Il 22 novembre 1911 moriva a Torino il Venerabile Paolo Pio Perazzo, terziario francescano é noto come il “ferroviere santo”. Sono passati cento anni, ma sempre viva è la sua memoria. 

Una scelta vocazionale

Nato a Nizza Monferrato il 5 luglio 1846, a 15 anni non ancora compiuti iniziò a lavorare nelle ferrovie: prima a Pinerolo e, dal febbraio 1867, a Torino Porta Nuova dove ricoperse per 20 anni il ruolo di capo-ufficio. Nel maggio 1908, dopo 47 anni di servizio, fu messo anticipatamente a riposo. Il 1° novembre 1911 a Roma fu morso da un cane; tornato a Torino, nonostante le cure intraprese, una paralisi progressiva lo portò alla morte. La sua salma, tumulata a Nizza, il 19 marzo 1953 fu solennemente traslata a Torino nella chiesa francescana di S. Tommaso Apostolo, da lui assiduamente frequentata.

Il Perazzo è una figura poliedrica, come un mosaico dai molti tasselli intrecciati in armoniosa unità. Tra questi spicca la sua appartenenza al Terz’Ordine francescano. Ed è questo tassello a fare da filo conduttore al breve profilo che qui viene tratteggiato. I primi contatti con i francescani il Perazzo li ebbe a Pinerolo, dove visse circa nove anni (1858-1867): prima come studente, poi come impiegato nelle ferrovie. Era solito frequentare il convento dei frati cappuccini e ciò gli permise di mettere in progressiva evidenza una profonda consonanza interiore con San Francesco e la sua spiritualità. 

Trasferitosi a Torino, iniziò presto a frequentare i frati minori nel convento di S. Tommaso. Nel frattempo andava maturando, nella preghiera e nella riflessione, la sua decisiva scelta di vita. La prima scelta, fu la rinuncia al matrimonio, decidendo di rimanere celibe “per il regno di Dio”. Per qualche tempo coltivò l’idea di farsi frate; ma, confidandosi con il P. Candido Mondo, comprese che il Signore lo chiamava a santificarsi nel mondo e che la spiritualità francescana gli tracciava la via su cui camminare spedito verso Dio e verso i fratelli, nell’amore e nel servizio. Fu così che decise di iscriversi al Terz’Ordine Francescano nella fraternità di S. Tommaso, la più antica e fiorente di Torino: iniziò il noviziato il 19 marzo 1875 e il 26 marzo 1876 fece la sua professione. Aveva 30 anni e visse da terziario gli altri 35 anni della sua esistenza terrena. E da allora la sua vita interiore e operativa ricevette un nuovo e vigoroso impulso, qualificandola con le più significative componenti della spiritualità francescana, da lui assiduamente studiata e profondamente assimilata. Un’appartenenza esemplare. 

Da sempre il Perazzo fu amante dello studio: dovette presto interrompere la scuola, ma non smise mai di arricchirsi culturalmente. Non meraviglia, quindi, che si sia dedicato con appassionato interesse ad approfondire la conoscenza della spiritualità e della storia francescana; e, al suo interno, di quella del Terz’Ordine. 

Questa conoscenza lo convinse sempre più della attualità del Terz’Ordine non solo come ottima scuola di santità, ma anche come prezioso strumento di apostolato e di benefica azione sociale. Questa convinzione trovava conferma e stimolo negli interventi dei papi di allora a favore del Terz’Ordine: Pio IX, Leone XIII, Pio X, terziari francescani, ne avevano una grande stima e nutrivano molta fiducia nella sua molteplice azione; per questo non si stancavano di raccomandarne la diffusione, accordando anche molti benefici spirituali (privilegi e indulgenze) ai terziari. Particolarmente incisiva è stata l’azione di Leone XIII. Tra i suo i numerosi interventi, va ricordata la nuova regola del Terz’Ordine (30-5-1883), in sostituzione di quella di Nicolò IV (18-8-1289). Nella costituzione apostolica Misericors Dei Filius, premessa alla regola, presenta il Terz’Ordine come una palestra di vita cristiana e la nuova regola come guida ad un cammino in sintonia con i tempi. Il Perazzo accettò di buon grado la nuova regola. Su queste basi, non meraviglia constatare un duplice permanente impegno del Perazzo: imprimere nella propria vita il sigillo della spiritualità francescana; far conoscere e diffondere il Terz’Ordine. 

Il suo primo campo d’azione in merito fu la sua fraternità di S. Tommaso. Uomo dalle molte idee e dalle inesauribili iniziative, fece sentire subito la sua presenza incisiva e stimolatrice. Tanta era la stima che godeva che nel 1885 fu eletto ministro: accettò riluttante, in spirito di servizio, tale incarico. Vi si dedicò con impegno per circa dieci anni.

Incessante fu il suo interessamento presso vescovi e parroci perché si adoperassero a introdurre nelle parrocchie una fraternità del Terz’Ordine. Per renderne più capillare la conoscenza si avvalse anche della stampa. In effetti, convinto della sua importanza, il Perazzo fece della stampa la sua seconda professione pubblicando numerosi libri e opuscoli e collaborando a diversi giornali e periodici. Gli scritti relativi al Terz’Ordine possono essere così suddivisi: scritti di “propaganda” (Tutti terziari, 1886), di indole storica (Torino serafica, 1888), di orientamento sociale (La democrazia cristiana e la ristorazione sociale secondo lo spirito di San Francesco - 1882; L’anima cristiana alla scuola di San Francesco - 1885), di carattere devozionale (Calendario del Terz’Ordine Francescano, dal 1885).Un ultimo aspetto degno di nota è la collaborazione del Perazzo ai congressi del Terz’Ordine. Ne furono celebrati tre: quello interregionale di Novara nel 1894, quello nazionale di Assisi nel1895 e quello mondiale di Roma nel 1900. In tutti (ma soprattutto nel primo) ebbe parte attiva sia nella loro preparazione che nel loro svolgimento. 

Una coerenza esistenziale

L’impegno profuso dal Perazzo a favore del Terz’Ordine, segno della convinta e motivata stima che ne aveva, era accompagnato da un impegno altrettanto generoso e perseverante nel viverne i molteplici valori ispirazionali. Bastino pochi cenni per averne almeno un’idea. 

Visse in “perfetta letizia” le prove dolorose che lo accompagnarono per tutta la vita: dalla rinuncia agli amati banchi di scuola, ai soprusi e alle umiliazioni subite nel servizio alle ferrovie, unite al superlavoro a cui si sottoponeva nel compimento delle mansioni supplementari a lui affidate. 

Esercitò l’umiltà evangelica, nella peculiare interpretazione francescana della minorità, che lo portò alla scelta spontanea dell’ultimo posto, rifuggendo da ogni ambizione e coltivando verso tutti sentimenti di simpatia e di benevolenza, allontanando ogni occasione di comparire per lasciare ad altri la parte dei protagonisti. È significativo, per esempio, che i suoi scritti siano stati pubblicati per lo più anonimi. 

Prese sul serio le beatitudini evangeliche dei poveri in spirito e dei puri di cuore, con un distacco dai beni terreni, che lo portava ad essere sempre pronto e generoso nell’aiutare chi era nel bisogno e ad accontentarsi del puro necessario, con una purezza di mente e di cuore che gli faceva vedere e incontrare Dio in ogni persona. 

Considerò il lavoro come una grazia, che va assecondata con fedeltà in atteggiamento di fede e di servizio ai fratelli e trasformata in culto spirituale a Dio, che prolunga per l’intera giornata l’intimità con lui gustata nella preghiera. 

L’esemplificazione potrebbe continuare a lungo; pensiamo alla semplicità di spirito, alla mansuetudine nei rapporti, al perdono delle offese e delle ingiustizie subite, allo spirito di devozione, al rispetto per i sacerdoti... Possiamo concludere questa veloce panoramica con due ulteriori riferimenti qualificanti: anzitutto, il suo appassionato rapporto con Gesù-Eucaristia (pensiamo al tempo profuso quotidianamente davanti al tabernacolo e alla diffusione dell’Arciconfraternita dell’Adorazione quotidiana); inoltre, il suo incondizionato attaccamento al papa, da lui difeso in ogni circostanza (tanto da meritarsi dagli anticlericali il sarcastico appellativo di “papalino”). 

A questo punto, si impone un’altra constatazione. San Francesco ha vissuto e ha trasmesso ai suoi seguaci, tra gli altri valori evangelici, anche l’inseparabile amore a Dio e ai fratelli. E così, la spiritualità francescana è, nello stesso tempo, contemplativa e apostolica: l’amore ardente a Dio si incarna nel servizio amorevole ai fratelli. È un messaggio che il Perazzo ha fatto suo integralmente. 

È davvero impressionante la sua presenza operosa e costante in tante iniziative nell’ambito sia ecclesiale che sociale. Non è possibile qui scendere a molti particolari. Basti qualche significativo cenno. Già prima di entrare nel Terz’Ordine si era inserito nella Conferenza S. Vincenzo de'Paoli e nel gruppo giovanile Beato Sebastiano Valfrè; aveva pure iniziato a collaborare all’Unione operaia cattolica e successivamente collaborò anche con il comitato regionale dell’Opera dei Congressi. Impegni a cui rimase fedele nel tempo con una crescente sensibilità e costante disponibilità, ma che non sono gli unici. Fu instancabile testimone del Vangelo della carità nell’aiutare i poveri, i disoccupati e quanti si trovavano in difficoltà materiali e morali. 

Fu pure coraggioso testimone del Vangelo della giustizia nel mondo del lavoro, trovando ulteriore stimolo nell’enciclica Rerum novarum di Leone XIII (15-5-1891). Prese le difese degli operai (a cominciare dai ferrovieri) per ottenere riduzioni di orario, migliori condizioni economiche, il riposo festivo; promosse e incoraggiò le scuole serali per gli operai, i circoli ricreativi, le cooperative di consumo. Quando lo riteneva giustificato, non ricusava di partecipare anche ad iniziative di sciopero. Collaborò con l’avvocato fiorentino Sacco nella fondazione del sindacato nazionale dei ferrovieri italiani ... 

Una testimonianza attuale

Questo profilo del Perazzo, per quanto sommario, può suggerire un’osservazione conclusiva. Il suo stile di vita e il suo molteplice impegno di fedele laico ci fanno toccare con mano quanto benefico possa essere l’influsso della spiritualità francescana, quando viene interiormente assimilata e fedelmente incarnata, nel condurre dinamicamente verso Dio e verso i fratelli. In effetti, costantemente proteso verso Dio, il Perazzo è rimasto saldamente ancorato nella vita e nella missione della chiesa e, nello stesso tempo, costantemente e attivamente inserito nella realtà sociale per trasformarla con il potente lievito del Vangelo. Per questo motivo, se i ferrovieri vedono in lui un loro potenziale patrono, i terziari possono trovare in lui un fratello a cui ispirarsi. Da allora tante cose sono cambiate; ma, nella sostanza, molte problematiche rimangono tuttora attuali. 

Ecco perché di uomini come il Perazzo anche oggi c’è tanto bisogno. Non per nulla Giovanni Paolo II, ora santo, il 6 aprile 1998 gli attribuì il titolo di Venerabile, ultimo passaggio procedurale per la sua proclamazione a beato. In questo tempo di trepida attesa, eleviamo a Dio una supplice preghiera perché, se questa è la sua volontà, la sua santità sia riconosciuta ufficialmente dalla chiesa, per la maggior gloria di Dio (che opera meraviglie nei suoi santi) e per il bene di tutti (che possono trovare in lui una via alla santità accessibile e accattivante).

Fra Pier Giuseppe Pesce, ofm
Vice postulatore della causa


Testo pubblicato sull'allora mensile dell'Ofs (Frati minori) "Il Cantico" in occasione del centenario della salita al cielo del Venerabile Paolo Pio.



     
GUIDA WEB

Si consigliano due siti: il primo quello della Unione Catechisti; il secondo della Società San Vincenzo De Paoli .


PREGHIERA



Padre Santo che hai infuso nel tuo servo Paolo Pio Perazzo una profonda fede,
alimentata nell'adorazione quotidiana al SSmo Sacramento
e testimoniata nell'impegno apostolico e sociale,
donaci la gioia, se così a Te piace, di vederlo glorificato anche in questa terra
concedendoci la grazia, che per sua intercessione con fiducia ti chiediamo ...
per Cristo Nostro Signore. Amen.



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Chi ricevesse grazie particolari, è pregato di notificarlo all' Arciconfraternita Adorazione Quotidiana - Via Monte di Pietà 11, 10121 Torino, tel. 011.544667. 

INFO CAUSA
* Postulatore: Fra Giovangiuseppe Califano, ofm
* Attore: Parrocchia S. Tommaso, Via Monte di Pietà, 11, 10121 Torino
* Dichiarato venerabile da papa Giovanni Paolo II che ha autorizzato il decreto di promulgazione delle sue virtù eroiche il 6 aprile 1998.


nota:
(1) Gian Mario Ricciardi, Santi e laici. I "giusti" del Piemonte, Priuli & Verlucca, Ivrea, Torino, 2002.