martedì 3 novembre 2020

S. ALBERTO CHMIELOWSKI il "S. Francesco polacco del XX secolo", terziario francescano e fondatore



25 dicembre 

S. ALBERTO CHMIELOWSKI
al secolo Adamo
del III Ordine di San Francesco
Francescano secolare
fondatore dei Frati del III Ordine di S. Francesco Servi dei Poveri
chiamati i Fratelli Albertini e le Suore Albertine








Aigolonija, Polonia, 20 agosto 1845 - Cracovia, 25 dicembre 1916


A diciotto anni partecipa all’insurrezione dei polacchi contro il dominio russo, nel 1863. Questa non e più un’insurrezione cittadina come altre volte: é guerriglia nelle campagne, col sostegno dei contadini, ma alla fine l’esercito dello Zar Nicola I schiaccia la rivolta con le impiccagioni collettive e le deportazioni. E Adamo Chmielowski torna a casa mutilato per sempre: ha perduto una gamba.
Con l'aiuto dei parenti riesce a fuggire la repressione zarista nascondendosi in una bara al posto di un carcerato deceduto, però deve lasciare la polonia.
Si reca a Parigi, dove frequenta la scuola di Belle Arti, si reca a Gand per studiare ingegneria e infine a Monaco per frequentare l'Accademia di Belle Arti. Diventa pittore e torna in Polonia dopo l'amnistia del 1874. 
Ma poi “incontra” san Francesco d’Assisi, attraverso i suoi frati Minori e attraverso i poveri che impara a conoscere, e la sua vita prende il definitivo orientamento. Adamo Chmielowski passa la maggior parte del suo tempo tra malati e mendicanti. Si dedica specialmente a chi soffre di malattie ripugnanti, che respingono anche tanti benintenzionati.
E' questa e la strada che lo porta infine a entrare nell’Ordine francescano secolare, prendendo il nome di fratel Alberto. Abbandonando studi e l’arte, lavora per i più sfortunati e soprattutto vive con loro, nei rifugi degli accattoni e degli invalidi, invalido come loro.
Da studente di ingegneria progettava grandi opere. Da frate di san Francesco si dedica alla costruzione di case-asilo, di sanatori e convalescenziari, dove prestano servizio ai poveri i terziari francescani organizzati da lui: lo chiamano “Fratello Anziano”, come i sacerdoti che lavorano con lui.
E arriva a conoscerlo gran arte del clero polacco, perché egli sosta un dappertutto, muovendosi faticosamente con la protesi, che all’epoca si chiama “gamba di legno” e lo era davvero.
Nei suoi ultimi anni continua a lavorare, affrontando intanto una nuova “guerra”: lo ha aggredito un tumore, che egli cerca di tener nascosto il più a lungo possibile. Muore a Cracovia nel giorno di Natale del 1916. Nell’ospizio dei poveri. E tutti i poveri di Cracovia camminano dietro la sua bara. Giovanni Paolo II lo proclamerà santo nel 1989. I suoi resti sono custoditi nella chiesa dei carmelitani in Cracovia.



Martirologio Romano: A Cracovia in Polonia, sant’Alberto (Adamo) Chmielowski, religioso, che, illustre pittore, si consacrò ai poveri, proponendosi di essere disponibile in tutto verso di loro, e fondò le Congregazioni dei Frati e delle Suore del Terz’Ordine di San Francesco al servizio dei bisognosi.






S. Alberto ripeteva: “Bisogna essere buoni come il pane” per nutrire gli affamati, un pane buono
che si spezza e si moltiplica, un pane “che ognuno può prendere per soddisfare la propria fame”.
 


Fratel Alberto, al secolo Adamo Chmielowski, nacque a Igolomia, presso Cracovia (Polonia), il 20 agosto del 1845, primo di quattro figli, da Adalbert e Józefa Borzystawska, discendenti da una famiglia nobile. Adamo trascorse l'infanzia a Varsavia. Sin dai primi anni era molto caritatevole verso i poveri e divideva con loro quel che aveva.
Mandato a Pietroburgo, nella scuola dei cadetti, dopo un anno la madre lo fece ritornare in famiglia, preoccupata dell'influsso che aveva sul figlio l'educazione russa, e lo inviò a frequentare il ginnasio di Varsavia. Rimasto orfano dei genitori, fu affidato alle cure della zia paterna Petronela.
Nel 1863 scoppiò in Polonia l'insurrezione contro l'oppressione zarista. Adamo, allora studente dell'Istituto di Agricoltura a Pulawy, vi aderì con entusiasmo e, durante un combattimento, il 30 settembre 1863, presso Melchów, rimase gravemente ferito; fatto prigioniero, gli fu amputata, senza anestesia, la gamba sinistra, dimostrando un eccezionale coraggio.

Studi e attività artistica
Grazie all'interessamento dei parenti, fuggì dalla prigionia e fu costretto a lasciare la propria Patria. Fu a Parigi per studiare pittura; passò poi a Gand (Belgio) ove frequentò la facoltà d'ingegneria, quindi riprese gli studi di pittura all'Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera.
In ogni ambiente emergeva la sua personalità cristiana che, tradotta in coerenza di vita e di impegno professionale, influenzava quanti lo frequentavano.
Nel 1874, Chmielowski tornò in Patria, aveva quasi 30 anni. Alla ricerca di un nuovo ideale di vita, si pose la domanda: "Servendo l'arte si può servire anche Dio?". la sua produzione artistica, che comprendeva per lo più soggetti profani, fu continuata poi con soggetti sacri. Uno dei migliori suoi quadri religiosi, l'"Ecce Homo", fu il risultato di una profonda esperienza sull'amore misericordioso di Cristo verso l'uomo e condusse Chmielowski ad una metamorfosi spirituale.
Convinto che per servire Dio "bisogna dedicare a lui l'arte ed il talento", nel 1880 entrò nella Compagnia di Gesù come fratello laico. Dopo sei mesi dovette lasciare il noviziato a cagione della cattiva salute.

Terziario francescano
Superata una profonda crisi spirituale, cominciò una nuova vita, dedicata tutta a Dio ed ai fratelli. Abitando dai parenti in Podolia (parte della Polonia assoggettata alla Russia), conobbe il Terz'Ordine di S. Francesco, cominciò a visitare le parrocchie della zona, restaurando quadri e diffondendo tra la gente rurale lo spirito terziario. Costretto a lasciare la Podolia, si recò a Cracovia, dove si stabilì presso i Padri Cappuccini. Lì continuò la sua attività di pittore e si dedicò contemporaneamente all'assistenza dei poveri, destinando a loro il ricavato dei suoi quadri.

Apostolato
Per caso venne a conoscenza della tragica situazione dei poveri, ammassati nei cosiddetti posti di riscaldamento o dormitori pubblici di Cracovia e decise di venire loro in aiuto.
Per amore verso Dio e verso il prossimo, Chmielowski rinunciò al successo dell'arte, al benessere materiale, agli ambienti aristocratici e decise di vivere tra quei poveri, per sollevarli dalle loro miserie morali e materiali. Nella loro dignità calpestata scoprì il Volto oltraggiato di Cristo e volle in essi rinnovarlo.

Fondatore
Il 25 agosto 1887 vestì un saio grigio, prese il nome di Fratel Alberto e un anno dopo, con il consenso del Cardinale Dunajewski, pronunciò i voti di terziario francescano, dando inizio alla Congregazione dei Frati del III Ordine di S. Francesco, Servi dei Poveri (1888), i quali presero cura del dormitorio maschile. In seguito Fratel Alberto assunse l'assistenza delle donne del dormitorio pubblico femminile; le sue collaboratrici dettero origine anche al ramo femminile della Congregazione (1891), che affidò alla Serva di Dio Suor Bernardyna Jabkonska.
Insieme con le sue Congregazioni si dedicò, con piena disponibilità, al servizio dei più poveri, dei diseredati, degli abbandonati, degli emarginati e dei vagabondi. Per loro organizzò i ricoveri come case di assistenza materiale e morale, che offrivano lavoro volontario, di natura artigianale, assieme ai frati e alle suore nella stessa dimora, permettendo loro di guadagnare per il proprio sostentamento.
Nonostante l'invalidità e la protesi rudimentale alla gamba, viaggiava molto per fondare i nuovi asili in altre città della Polonia e per visitare le case religiose. Queste case erano aperte a tutti, senza distinzione di nazionalità o di religione. Oltre agli asili, fondò anche nidi e orfanatrofi per bambini e giovani, case per anziani e incurabili e cucine per il popolo. Mandò le suore a lavorare negli ospedali militari e nei lazzaretti durante la prima guerra mondiale.
Nel corso della sua vita sorsero in tutto 21 case religiose, nelle quali prestavano la loro opera 40 frati e 120 suore.

Spiritualità
Con l'esempio della sua vita insegnò che "bisogna essere buoni come il pane... che ognuno può prendere per soddisfare la propria fame". Osservò lui stesso e raccomandò ai suoi religiosi la massima povertà evangelica sull'esempio di S. Francesco d'Assisi. la sua opera caritativa la affidò con fiducia totale alla Provvidenza divina. La forza per svolgere la sua attività l'attinse dalla preghiera, dall'Eucaristia e dall'amore per il Mistero della Croce.

Epilogo
Colpito da cancro allo stomaco, morì a Cracovia il giorno di Natale del 1916, nel ricovero per i poveri. Prima di morire, indicando l'immagine della Madonna di Czestochowa, disse ai fratelli e alle suore: "Questa Madonna è la vostra Fondatrice, ricordatevi questo". E ancora: "Prima di tutto osservate la povertà ".
In quanti lo avevano avvicinato e conosciuto, lasciò un meravigliosa testimonianza di fede e di carità.
A Cracovia e in tutta la Polonia ,è conosciuto come i Padre dei poveri e, per la sua povertà evangelica, è chiamati il "S. Francesco polacco del XX secolo".
Fratel Alberto lasciò nella storia della Chiesa una traccia incisiva. Egli non soltanto interpretò in modo giusto il Vangelo sulla misericordia del Cristo e lo accettò, ma soprattutto lo introdusse nella propria vita religiosa.
Oggi i Fratelli Albertini e le Suore Albertine realizzano i carisma del Fondatore prestando il loro servizio in Polonia le suore sono diffuse anche in Italia, USA e America Latina.

Canonizzazione
Il 22 giugno 1983 Papa Giovanni Paolo II beatificò Frate Alberto a Cracovia, durante il suo secondo viaggio apostolico: in Polonia. Proclamandolo Santo il 12 novembre 1989 a Roma la Chiesa lo addita come un modello, per i nostri tempi di testimonianza dell'amore verso Dio, che si manifesta nel l'amore cristiano verso il prossimo, nello spirito della bontà evangelica.



1. - S. Alberto e Giovanni Paolo II
La storia di questo santo commosse e ispirò un’altro giovane che coltivava la passione per l’arte e la recitazione, spingendolo ad abbandonare il teatro per dedicarsi completamente al Dio: parliamo del giovane Karol Wojtyła. 
“Mi domando a volte quale ruolo abbia svolto nella mia vocazione la figura del Santo Frate Alberto”, si chiede Giovanni Paolo II nel suo libro Dono e Mistero, scritto nel 1996 in occasione del suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio, dove narra la storia e la geografia della sua vocazione.

2 - L’incontro con Lenin e la narrazione di Karol Wojtyla
"Sembrerebbe che a Cracovia il leader della rivoluzione sovietica Lenin abbia incontrato fratel Alberto e che i due ebbero modo di discutere sulla povertà e sulla giustizia sociale. Di questo incontro dove si contrapposero l’utopia marxista-leninista e il messaggio della carità cristiana, non ci sono rimasti documenti, nulla è stato pubblicato se non un dialogo frutto della fantasia di un poeta: Karol Wojtyla che dedicò a Sant’Alberto Chmielowski l’opera teatrale Fratello del nostro Dio (scritto nel 1949). Lo sconosciuto (questo il nome dato a Lenin nel dramma) dirà a fratel Alberto che non voleva sposare la sua idea di giustizia sociale: “I poveri non ti seguiranno”, “Io seguirò loro” risponderà il frate dimostrando che per il cristiano il vero aiuto ai poveri non è diventare una guida per incanalare la loro ira verso una sovversione sociale ma farsi loro servitore secondo i consigli e l’esempio di Gesù Cristo. Fu proprio questa la via che seguì Adamo Chmielowski che morì il 26 dicembre del 1916 (a pochi mesi dalla rivoluzione sovietica) nel dormitorio di Cracovia, lasciando in eredità una meravigliosa testimonianza di fede e carità, donando la propria anima e diventando egli stesso “pane buono” per sfamare gli affamati." (Agenzia Aleteia)




Preghiera a Sant’ Alberto Chmielowski

Fratel Alberto, Padre e Amico dei poveri,
tu che mettesti i tuoi talenti di artista
a servizio del Vangelo,
aiuta anche noi a scoprire i doni di Dio
e a usarli per testimoniare il suo amore.

Tu che scopristi che l’opera d’arte più bella
agli occhi di Dio è il cuore dei poveri,
donaci occhi capaci di vedere la tua presenza
nei fratelli più bisognosi.

Tu che rinunciasti alle ricchezze
per farti fratello povero tra i poveri,
scoprendo che la vera ricchezza è amare
libera la nostra vita dagli attaccamenti sbagliati.

Tu che mentre distribuivi il pane agli affamati
ripetevi spesso che “bisogna essere buoni
come il pane”,
rendici pane buono per i fratelli che incontriamo.

Tu che predicasti la misericordia di Dio
e ti abbandonasti fiducioso alla divina Provvidenza,
aumenta la nostra fede!

Sant’ Alberto Chmielowski,
prega per noi!

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