giovedì 17 dicembre 2015

BEATA MASCALDA ROMANO-COLONNA in CALAFATO madre e terziaria francescana, poi clarissa / 17 ottobre


17 ottobre
Beata Mascarda Romano-Colonna
madre e terziaria francescana, poi clarissa

+ 20 gennaio 1485



La Beata Mascalda o Eustochio, al secolo Maria (o Madia), Romano-Colonna in Calafato, è nata a Messina nel 1407. Nonostante il suo desiderio di farsi religiosa fu concessa in matrimonio al nobile Bernardo Cofino, detto Calafato. Dalla loro unione nacque Eustocchio Smeralda, la celebre santa messinese. Dopo la morte del marito, venne ammessa nel Terz'Ordine Francescano e in seguito seguì la figlia nel convento delle clarisse, prodigandosi per il bene materiale e spirituale. Morì nel 1482 e le sue reliquie sono oggi venerate nella stessa cappella dove riposa la salma incorrotta di sua figlia.


Martirologio Francescano
: In Catania, nella Sicilia, la Beata Eustochio Colonna Calafato, Vedova Terziaria, la quale fu madre felice della Santa Eustochio, Vergine Clarissa e, indossato l'abito della Penitenza, servì il Signore con tanto fervore di spirito, che intenta continuamente agli esercizi di pietà e di mortificazione e alle opere di carità, superò di gran lunga la superiorità della stirpe con la santità della vita. 



Maria o Madia, questo è il nome nel secolo della Beata Mascalda, dopo aver sentito una predica del Beato Matteo di Agrigento è entrata nel Terz'Ordine di S. Francesco e francescanamente ha vissuto una perfetta vita cristiana, prima come madre di famiglia, poi come clarissa nel convento fondato dalla figlia. Nelle immagini devozionali la Beata Mascalda Romano Colonna è denominata "clarissa e madre".


Beata Eustochia Colonna Calafato
La Beata Mascalda Romano-Colonna è stata non solo madre, ma anche sostegno ed esempio di vita spirituale per sua figlia, la Santa Eustochia Calafato (1434-1485), al secolo Smeralda (o Ismeralda) Calafato, canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1988, e ricordata dal martirologio romano quale "vergine, badessa dell’Ordine di Santa Chiara, che si dedicò con grande ardore a ripristinare l’antica disciplina della vita religiosa e a promuovere la sequela di Cristo sul modello di san Francesco".
La vita di Mascalda e della figlia Smeralda è strettamente intrecciata e lo stesso nome scelto per la professione religiosa, quello di Eustochio, che alcune fonti attribuiscono anche alla b. Mascalda lo attesta eloquentemente, pur creando ai posteri possibili confusioni. Esso è declinato in forma avvolte femminile, altre volte maschile, Eustochio/Eustochia, ed è ispirato alla figura di Santa Eustochio Giulia, discepola di San Giorolamo.

Di nobilie famiglia, la Beata Mascalda nacque a Messina nel 1407 come la figlia del barone Niccolò Romano Colonna e fin da giovanissima desiderava consacrarsi al Signore. Fu costretta a sposarsi con Bernardino Cofino, un facoltoso commerciante di stoffe, soprannominato Calafato, appellativo che divenne cognome di tutta la famiglia. Pare che questi la maltrattasse verbalmente e fisicamente, non accettando la sua austera condotta di vita, segnata dalla preghiera e dalle opere di misericordia.
Dopo la morte del marito, la Beata Mascalda venne a far parte del Terz'Ordine Francescano. Era molto devota della Vergine Maria e dei Santi Chiara e Francesco, che fece conoscere e amare alle sue due figlie, Smeralda e Mita che diventarono clarisse.
 
Santa Eustochia Calafato, battezzata con il nome di Smeralda, nacque a Annunziata (Messina), "lo jovedì sancto, lo giorno de la Anunciata ad ora de mezzogiorno", corrispondente con buona probabilità al 25 marzo 1434. Secondo altre fonti, il giorno della nascita corrisponderebbe con il Venerdì Santo.
Dell'umile casa dove avvenne il parto, posta in un borgo fuori mano, circolano varie legende come quella che fu preconizzato a Mascalda, (la quale per lungo tempo non aveva avuto figli) che una figlia le sarebbe nata in una stalla, dove si recò a tempo debito, secondo alcuni, per sfuggire ad una epidemia di peste che imperversava in città. Certo è che la dimora fu salvata, nel primo '900, da certa distruzione per opera di Sant'Annibale Maria Di Francia (1), fondatore dei Rogazionisti, che la trasformò in cappella, con l'aiuto economico dei discendenti dei Calafato-Colonna. Al Santo messinese molto si deve per la propagazione del culto, anche fuori dai confini della devozione locale, e per la promozione della causa di canonizzazione di Santa Eustochia Calafato.


B. Matteo da Agrigento
Frate minore dell'Osservanza
fu vescovo di Agrigento
poi, di Palermo

"La piccola Smeralda - scrive P. Andreas Resch - trascorse i primi anni della fanciullezza nella casa paterna, affidata alle cure della madre, affiliata al Terz'Ordine di S. Francesco ed ammiratrice del Francescanesimo nella sua peculiare riforma dell'Osservanza che si andava proprio allora affermando nell'Ordine. Quel movimento ebbe in Italia il suo principale animatore in S. Bernardino da Siena († 1444) accanto al quale fiorì tutta una schiera di persone insigni per santità, dottrina e attività sociali. Questo spirito di riforma si proponeva la stretta osservanza della regola di S. Francesco e pervase anche il secondo Ordine Francescano, quello delle Clarisse, in seno al quale vecchi monasteri erano ricondotti a più stretta osservanza e regolare vita religiosa, o se ne fondavano di nuovi secondo la cosiddetta « Prima regola » di S. Chiara e sotto l'egida e la cura dei Frati minori dell'Osservanza.
In Sicilia il movimento osservante apparve nel 1421, ma ufficialmente lo si può datare dal 1425, quando il beato Matteo d'Agrigento ottenne da Martino V la facoltà di fondare tre nuovi conventi per i frati desiderosi di vivere secondo lo spirito della riforma. Il primo di questi conventi fu aperto proprio a Messina (2), dove il beato Matteo, famoso predicatore, aveva suscitato un grande entusiasmo tra il popolo e viva partecipazione alla riforma spirituale da lui propugnata". (3).


Il porto di Messina nel '400
Il 13 dicembre 1444, Smeralda, allora undicenne, fu promessa sposa ad un vedovo trentacinquenne, tale Niccolò Perrone, che però venne a mancare due anni dopo, proprio alla vigilia delle nozze, portando la giovinetta a meditare sul senso dell'esistenza e della brevità della vita.
Dopo una visione del crocefisso, avvenuta in una chiesa, Smeralda si decise per la vita consacrata fra le Clarisse di S. Maria di Basicò. Questo suo santo desiderio fu fortemente contrastato dal padre che prospettava per lei un vantaggioso matrimonio, mentre ella respingeva la mano di numerosi pretendenti. I fratelli giunsero a minacciare d'incendio il monastero stesso delle monache, che ben si guardarono di accogliere la fanciulla.
Doveva essere maritata vantaggiosamente per lei stessa, certo, ma anche per consolidare il nome della faniglia. I pretendenti non mancavano, visto che si dice fosse stardinariamente bella.
La morte di un secondo fidanzato, ancor prima che i promessi sposi si potessero conoscere, predispose, infine, il padre ad acconsentire a Smeralda l'ingresso in monastero. Egli disgraziatamente morì durante un viaggio d'affari in Sardegna, fecendo rinviare ancora il momento che Smeralda, quale gioiello non solo di nome e ma anche di fatto potesse risplendere unicamente per il Divin sposo. Finalmente vi riuscì, nel 1446, quando vinte le resistenze dei famigliari, per la giovane Smeralda, ora sedicenne, si aprirono le porte del monastero di S. Maria di Basicò. Vestì l'abito di Santa Chiara, prendendo il nome di Eustochia.
Pur assumendo per se stessa una disciplina di vita penitente (scegliendo come cella un sottoscala, dormendo sulla nuda terra, vivendo nella mortificazione ...), la vita comune nel monastero si rivelò per la giovane clarissa ben lontana dalle aspettative. E' ampia la letteratura che attesta la mondanità che si viveva in molti conventi e monasteri del tempo, abitati dalle figlie di nobili casati che non avevano rinunciato entrando nella clausura agli agi e alle comodità del loro censo, con numerosi privilegi e licenze concessi dai re. Fu solo con il Concilio di Trento che si ebbe una definitiva e profonda virata moralizzatrice, non priva di resistenze, a questa situazione. 

Suor Eustochia, con l'esempio tentò, insieme ad alcune compagne, di promuovere il ritorno del monastero a una maggiore austerità di vita. Di fronte all'inutilità di tali sforzi di riforma dall'interno, con l'aiuto economico della madre la Beata Mascalda e della sorella Mita, si risolse ad aprire un nuovo convento, dove si ripristinasse la primitiva Regola di S. Chiara (4), della quale aveva trovato una preziosa copia nella versione originaria. Il codice è tuttora conservato nel monastero di Montevergine: un "librecto piccolo e vetusto molto che avea la coperta de pergamena incompleta, strazzata, senza alcuna clausura ..." e "parea proprio la regola che sancto Francesco detti a santa Chiara, in la quale se contiene lo testamento" (5).



Il convento di Montevergine, in Messina,
è tuttora sede di una comunità di clarisse
ed ha un sito aggiornato.

Papa Callisto III rispose positivamente alla richiesta giuntagli riguardo la nuova fondazione con due Bolle pontifcie, nel 1457 e 1458. L'apertura del monastero di S. Maria Accomandata, un ex-ospedale riadattato, non fu indolore e fu decisamente contrastato non solo dalla badessa del monastero di S. Maria di Basicò, suor Flos Milloso, ma dall'intero clero e dagli stessi Frati Minori Osservanti.
Le suore rimasero senza assistenza spirituale per ben otto mesi, fintanto suor Eustochia chiese a ottenne dal Papa il desiderato appoggio. Fu emanato, dunque, un Breve pontificio che "impose ai Frati Osservanti, sotto pena di scomunica, di assumere la cura spirituale delle suore riformate. Il nuovo convento vide rifiorire i primi tempi del movimento francescano, sotto la ferma guida della fondatrice, che insegnava con la parola e con l'esempio l'ideale del Poverello e l'amore del Crocifisso, insieme con l'adorazione eucaristica, nella quale passava notti intere" (6).

Nell'ingfesso nel  nuovo monastero, Santa Eustochia fu seguita alla sua stessa madre Beata Mascalda, la sorella Mita e la nipote Paola, oltre che suor Iacopa Pollicino e suor Lisa Rizzo.

"Da allora il monastero delle Clarisse di Montevergin - scrive Andrea Resch -  poté svilupparsi senza ulteriori ostacoli. Le monache aumentarono e per sopravvenute difficoltà materiali e morali, le suore dovettero lasciare il vecchio ospedale. Per munifi­cenza di Bartolomeo Ansatone, nel 1464, le Clarisse Riformate poterono tra­sferirsi a Montevergine, nella casa di una congregazione del Terz'Ordine Fran­cescano. Ebbe così inizio il Monastero di Montevergine nel quale ben presto uno stuolo di anime generose chiese di entrare per condividere la vita povera ed evangelica"(7).
Come si legge nel Martirologio francescano, la venerabile Eustochia "eletta prima badessa, lo resse santissimamente per molti anni, finchè, ricca di meriti e illustre per le virtù e per la fama di miracoli, se ne volò in cielo". Era il 20 gennaio 1485.  La "clarissa madre" Beata Mascalda l'aveva preceduta di tre anno, lasciando questa terra il 17 Ottobre 1482. (Marco V. Stocchi)



Le reliquie della Beata Mascalda Romano-Colonna sposa Calafato
sono conservate nella stessa cappella del monastero di Montevergine
dove è esposto alla venerazione dei fedeli il corpo incorrotto
di Santa Eustochio Smeralda Calafato
di cui fu madre e sorella clarissa
canonizzata da Giovanni Paolo II (nella foto) in Messina l'11 giugno 1988.

Note:


1) Si veda di Marcella Pistacchio, Grandi tesori, vere glorie (formato PDF), Curia generalizia dei Rogazionisti, Roma.

2) Si tratta del Convento di Santa Maria del Gesù, il più antico convento Carmelitano: "Ancor prima di questo convento c’erano delle acque termali romane, poi nacque appunto il monastero dedicato alla Madonna del Carmelo nel 1200. Dopo la pace tra Federico II e il sultano infatti, i carmelitani, che erano crociati pellegrini, si spostarono in Europa e lo fondarono. Il monastero poi fu venduto a delle suore anche loro del terzo ordine carmelitano e quest’ultime in seguito chiesero il riconoscimento del’ordine cirstercense e restarono lì fino al 1360. Il senato a Messina affidò a loro pure la cura della chiesa di Montalto che per un periodo fu la grangia del convento di Santa Maria del Gesù, in seguito avvenne il contrario. Le suore poi vendettero il monastero per due libbre di cera e un carro di agrumi a Fra Matteo Gallo di Agrigento, seguace di San Bernardino Da Siena che predicava il ritorno alla regola francescana pura. Gestì il monastero fino al 1421 e fra i suoi seguaci c’era anche la madre di Sant’Eustochia" (da Il Corriere del Mezzogiorno).



3) L'AZIONE SOCIALE DEI FRATI OSSERVANTI AL LORO ARRIVO NELLA MESSINA DEL '400.

"Con la presenza in Sicilia dell’Ordine Francescano Osservante, per l’impulso e l’opera del Beato Matteo di Agrigento, si vennero a creare le condizioni di conflitto, fra il popolo sempre più vessato e la nobiltà feudataria, che a vario titolo governava sulla città (...). Da una parte schierati troviamo: le vecchie oligarchie, che occupavano le cariche di comando della Giustizia, del Consolato del mare, delle Magistrature minori e l’alto clero
Il nocciolo della questione era l’economia, in forza della quale si muovevano interessi notevoli allora come oggi.
L’azione del Beato Matteo di Agrigento, che tuonava contro chi affamava il popolo, allontanandosi da Dio, rompeva di fatto un equilibrio secolare; la fame provocata dalle carestie, le epidemie pestilenziali, la ricchezza, strozzata da un aggravio di tasse sempre più esose, e una morale dileggiata dallo spreco, in tempi di recessione alimentavano lo zelo religioso dei seguaci del Beato.
Per questo stato di cose, la contrapposizione politica fra i due schieramenti fu inevitabile, degenerando in una guerra civile sanguinosissima.
L’opera del Beato Matteo, fissava dei paletti ben precisi nella società messinese dell’epoca, facendo leva sullo spirito cristiano degli indecisi, attraverso la predicazione del nome SS di Gesù.
Durante gli anni che precedettero la rivolta del 1464, grazie alle opere dei Francescani Osservanti, e alla propaganda fide, dei seguaci della venerazione del nome SS di Gesù, si era instaurata in Sicilia, e in modo particolare a Messina, una corrente spirituale fra i cosiddetti Populares, talmente radicata, da rasentare un eccesso cultuale.
Chi si ritrova a praticare la regola ispirata dal Beato Matteo, non solo segue i precetti della chiesa in maniera scrupolosa, ma, adotta, tutta una serie di comportamenti che allontanano l’individuo dalle tentazioni materiali.
Così, si potevano trovare mercanti che vendevano merci a basso costo, professionisti che accettavano compensi modesti, artisti che lavoravano con tariffari ridotti, armatori che aggravavano il costo del trasporto sulle robe della nobiltà, per accantonare decime da elargire agli ospizi e ai bisognosi; insomma, si verificò per l’epoca, una moderata azione sociale che prevedeva attraverso il carisma della carità, di sollevare le pene dei più afflitti.
Questa visione della vita non fu accettata dai potenti a cuor leggero. (...) "

Estratto da L'Ordine dei francescani Osservanti nella vita di Antonello da Messina; utile la lettura integrale dell'articolo, per conoscere i frangenti storici e religiosi di Messina nel '400.
Si coglie l'occasione di ricordare che Antonello da Messina apparteneva anch'egli e in maniera convinta al Terz'Ordine di San Francesco. Per saperne di più vedi un articolo


4) Come i Frati minori dell'Osservanza propugnavano un ritorno alla primitiva Regola di S. Francesco,  un eguale movimento riformatore attaversava il ramo femminile delle clarisse per un ritorno dalla Regola urbaniana approvata da papa Urbano IV nel 1264) alla primitiva Regola di Santa Chiara (approvata da papa Innocenzo IV, nel 1235). Santa Eustochia Smeralda Calafato è da ricordare tra le eccelse figure di basesse - umaniste, come S. Battista Camilla Varano, che nel XV secolo favorirono un Rinascimento spirituale e culturale nella Chiesa e nella società del loro tempo.

5) Cfr. L'interessante studio di Diego Ciccarelli, Volgarizzamenti siciliani inediti della regola di S. Chiara, Officina di studi Medioevali, 1983.

6) Cfr. S. Eustochia Calafato, di Giuseppe Morabito, voce della BSS, pubblicata dal sito Santi e Beati.

7) Andreas Resch, Santa Eustochia Calafato in I Beati di Giovanni Paolo II, Vol. III, Libreria Editrice Vaticana.

Nel testamento Antonello chiedeva di essere sepolto con l’abito francescano perché era terziario francescano, e pretendeva pure che dietro il suo funerale non ci fosse il clero, né quello della Cattedrale, né quello dei frati conventuali. Antonello aveva notato che la Chiesa era diventata troppo mondana e voleva, seguendo San Francesco, un ritorno alla preghiera, alla povertà e al lavoro manuale. - See more at: http://www.fondoambiente.it/News/Beni-Culturali/Index.aspx?q=dimenticata-la-tomba-di-antonello-da-messina#sthash.0a6rJeMO.dpuf