venerdì 29 maggio 2020

DOCUMENTI - MAGISTERO DI PAOLO VI E FRATERNITA' FRANCESCANA SECOLARE

introduzione
MAGISTERO DI PAOLO VI
E FRATERNITA' FRANCESCANA SECOLARE




1.
5 giugno 1967
Lettera al padre Donato d'Orange, cappuccino, per il Congresso del Terz'Ordine a Filadelfia.


Questo testo, del quale presentiamo una nostra versione dall'originale latino, è il primo documento pontificio in cui si parli del necessario aggiornamento post-conciliare dell'OFS; sia pure a grandi linee, sono tracciate anche le linee ispiratrici del rinnovamento: nell'ambito delle dottrine conciliari, sotto la guida della Chiesa, per un riavvicinamento universale delle menti e dei cuori degli uomini a Cristo.

Diletto figlio,
ben volentieri salutiamo te, come rappresentante dei quattro Commissari generali del Terz'Ordine Secolare Francescano e, per mezzo tuo, inviamo la nostra parola di esortazione e di augurio al X Congresso quinquennale del Terz'Ordine di San Francesco che si celebrerà in questo mese di giugno nella città di Filadelfia.
Il rinnovamento francescano oggi - che è l'argomento del vostro Congresso - si compirà senza dubbio seguendo la guida e sotto l'auspicio del più generale rinnovamento della Chiesa che noi stessi ed i Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II abbiamo intrapreso e che ora ci adoperiamo di condurre a termine. Come il medesimo Concilio ha affermato «il Signore Gesù, Maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato la santità della vita, di cui Egli stesso è autore e perfezionatore: Siate perfetti dunque, come è perfetto il vostro Padre celeste (Mt. 5, 48)... Tutti i fedeli quindi sono invitati e tenuti a perseguire la santità e la perfezione del proprio stato›› (LG, nn. 40, 42).
Il Terz'Ordine Francescano poi, come insegnano le sue Costituzioni, « è una scuola di perfezione inte-
grale, informata al genuino spirito francescano... Perciò il Terz'Ordine vuole uomini tali che nei proprio stato si impegnino a raggiungere la perfezione ›› (art.39). Il loro modello in questo impegno è Cristo crocifisso, al quale «in forza del Battesimo e della santa Professione devono rendersi conformi, seguendo come norma di vita il santo Vangelo. Infatti la Regola data dal Serafico Padre mira a far vivere in modo più perfetto il Vangelo in modo che i Terziari, pur vivendo in mezzo al mondo, siano rivestiti della mente e dello spirito di Cristo ›› (art. 41).
Il rinnovamento del Terz'Ordine, guidato e approvato dalla competente autorità ecclesiastica, non si propone altro che di accostare ogni giorno, più da vicino e strettamente, i pensieri e i cuori di tutti gli uomini al pensiero ed al cuore di Gesù, facendo in modo che siano sottomessi alla sua dolcissima legge. Questo era anche il proposito del Concilio Vaticano, nei decreti ed altri documenti del quale si troveranno norme sapienti per riformare la regola del Terz'Ordine e rinnovarne la spiritualità.
Mentre preghiamo la Beata Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa nonché Patrona celeste dei Terziari, di intercedere presso il suo Figlio divino, a te, diletto figlio, agli altri Commissari generali, a tutti coloro che parteciperanno al Congresso e a tutti e ai singoli Terziari del mondo, nel nome di Gesù, come pegno e auspicio di grazie abbondantissime e di doni celesti, impartiamo la paterna Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 5 giugno 1967.
Paolo PP. VI

2. 
23 giugno 1968
Al Pellegrinaggio dei Terziari d'Italia per l'Anno della Fede
Nel riportare il testo di questo breve indirizzo di saluto, mettiamo in corsivo le parole, dedotte da una registrazione su magnetofono, aggiunte spontaneamente dal Papa rispetto al testo scritto, pubblicato
sull'Osservatore romano, n. 144 del 24-25 giugno 1968, p. 3.
Ciò ci permetterà di notare i tratti di paterno affetto del Papa, ma anche di recuperare una bella e significativa testimonianza sulla «interobbedienzialita» e, più in generale, sulla sostanziale unita del Terz'Ordine.
E adesso abbiamo il piacere di salutare un grande pellegrinaggio (sono 15 mila e piu) di Terziari Francescani, che hanno organizzato (e anche per questo bisogna lodare il genio moderno che sa coniare parole nuove) un Pellegrinaggio Interobbedienziale.
Che vuol dire? Eh... vuol dire tante cose: che la Famiglia Francescana è suddivisa in parecchie sottofamiglie, soprafamiglie, che hanno ritrovato nei terziari Francescani una formula di intesa, di comunione, di collaborazione, di solidarietà e così  anche questa compattezza ci dà un segno bellissimo e nuovo dei tempi: l'umità. Partecipano a questa Udienza le rappresentanze, numerose e fervorose, del Terz'Ordine secolare di S. Francesco d'Assisi, ed anche ad esse, con particolare menzione di affetto, va il Nostro saluto, il Nostro augurio, il Nostro incoraggiamento.
La vostra presenza, cari Terziari, ci reca vivo conforto e, sebbene il tempo a disposizione sia troppo scarso, desideriamo dirvi tutto il compiacimento che il pensiero delle vostre schiere numerose, ordinate, pacifiche, oranti, sparse in tutto il mondo, procura al Nostro spirito.
I Terziari sono stati, si può dire, i primi gruppi di Azione Cattolica nella Chiesa: sono sorti sulla traccia di santità genuina, di profondo amore a Dio e agli uomini, di appassionato zelo per le anime, attinto dalla contemplazione della passione di Cristo, che il Santo Poverello seppe lasciare sul suo passaggio terreno. Che Padre! Che Patriarca! Che esempio, avere unFrancesco d'Assisi a capofila di tutte le vostre bellissime schiere! Scossi dalle sue virtù, più che dalle sue parole, i laici si mossero a prendere coscienza del loro dovere di rendere testimonianza al Vangelo, in un mondo che inaridiva nell'egoismo e nelle ingiustizie sociali. E la fioritura di santità e di bontà, che accompagno nei secoli il cammino del Terz'Ordine Francescano, ebbe un influsso che non esitiamo a dire decisivo nella vita interna della Chiesa come nell'animazione cristiana della stessa società civile.
Quel programma rimane. Anche oggi, in questo nostro secolo, che, per tanti versi, è simile a quello in cui nacquero le vostre istituzioni francescane, c'è bisogno di una testimonianza così, franca, aperta, gioiosa, popolare, umile e buona, fattiva e semplice, pronta a pagare di persona e a dispensare intorno a sé serenità e letizia. Pax et bonum.
C'è bisogno, O carissimi, della vostra testimonianza, sulle orme del Serafico Patriarca: ed è bello che questo rinnovato impegno, che voi sentite, sia riaffermato in questo scorcio dell'Anno della Fede, pieno di sante promesse per il domani cristiano della società.
Noi vi incoraggiamo a prendere il vostro posto, con santo ed umile ardore, con spirito di fede e di sacrificio; Noi pregheremo per voi, affinché questi propositi non vengano mai meno; e vi attestiamo la Nostra benevolenza con una particolare Benedizione, che estendiamo a tutti i Terziari d'Italia e del mondo, alle loro famiglie, alla loro attività di spirituale rinnovamento.


3
24 settembre 1969
Lettera del cardinale Villot, Segretario di Stato, per il Congresso Internazionale di Assisi.


Dal 27 settembre al 3 ottobre 1969 si svolse in Assisi un Congresso Internazionale Interobbedienziale che rappresentò il primo momento concreto di confronto fra le mentalità delle diverse aree culturali sul problema della nuova Regola; il Papa si rese presente con questa lettera del suo Segretario di Stato, indirizzata al padre Clementino da Vlissingen, Ministro Generale dei Cappuccini, il quale, in quello stesso anno, aveva costituito, seppure limitatamente alla sua famiglia religiosa, il primo Discretorio Internazionale del TOF.

Vaticano, 24 settembre 1969
Reverendissimo Padre,
il Sommo Pontefice ha accolto con paterno compiacimento la notizia che i delegati e i rappresentanti del Terz'Ordine Secolare di San Francesco celebreranno prossimamente ad Assisi uno speciale Congresso per il rinnovamento della propria Regola.
La sede, prescelta per discutere un tema tanto rilevante e attuale, offre a Sua Santità l'occasione di formulare un particolare augurio: che là dove fu la culla del francescanesimo possano i figli spirituali del Poverello attingere purezza d'ispirazione e vigore d'aziotne, e sia ancora il culto dei valori più genuini del Vangelo a dare a codesta istituzione non solo esatta collocazione nella vita ecclesiale, ma anche significato e sostanza al suo apostolato religioso, configurandolo come una partecipazione della. pratica dei consigli evangelici.
Molto la Chiesa si attende dai Terziari Francescani; di fatto, se le associazioni dei fedeli sono oggi - ben più che in passato - chiamate a dare al mondo una testimonianza di autenticità e di spiritualità, un nobile compito spetta a coloro che, pur vivendo nel mondo, si professano discepoli di San Francesco per l'incidenza e la «presa›› che le virtù peculiari, che furon di lui e da lui son riproposte all'imítazione dei figli, esercitano tuttora nell'animo umano.
Mentre invoca dal Signore abbondanza di grazia e di luce, per l'intercessione di S. Maria degli Angeli, il Santo Padre imparte volentieri a Lei e ai Ministri Generali delle altre Famiglie Francescane, al Presidente e ai membri della Commissione interobbedenziale, a quanti interverranno al convegno la implorata Benedizione Apostolica, che estende altresì ai Terziari sparsi nel mondo.
Profitto volentieri della circostanza per confermarmi con sensi di religioso ossequio. della Paternità Vostra Reverendisssima dev.mo nel Signore
G. Card. Villot

4. 
19 maggio 1971
Al Pellegrinaggio internazionale del Terz'Ordine.


Questo discorso, rivolto ai partecipanti al pellegrinaggio internazionale per i settecentocinquanfanni (1221-1971) del «Memoriale propositi», conosciuto anche come Regola antica dell'Ordine Secolare, è stato definito il discorso della «triplice fiducia››.
Paolo VI, senza entrare nel merito della natura dell'OFS, traccia, con quella vigile coscienza "esistenziale" che rappresenta il segno inconfondibile della sua personalità e del suo magistero, un programma di vita forte ed esigente, per la presenza secolare francescana nella Chiesa e nel mondo di oggi.


Salutiamo volentieri il grande Pellegrinaggio dei Terziari Francescani!
Lo salutiamo con gioia particolare per il loro numero, che ci ha obbligati a scendere quest'oggi una seconda volta in questa Basilica insufficiente a contenere con la consueta Udienza Generale l'afllusso di tanti e tanto qualificati Pellegrini, che con la loro moltitudine e con la loro omogenea presenza già costituiscono l'apologia dell'attualità e della vitalità di questo secolare e fiorente ramo, quello dei Terziari, del grande albero francescano. Essi meritano questa straordinaria Udienza tutta per loro. Li salutiamo cordialmente questi cari Terziari, perché li sappiamo provenienti in grande parte dall' Italia, quasi a dimostrarci che questo Paese, percorso da tante diverse correnti e soggetto a tante moderne trasformazioni non vuole dimenticare fra le glorie del passato l'umile, ma sua squisita tradizione francescana, ma ancora ne vuole trarre energie spirituali per il popolo buono e credente dei nostri giomi.E il nostro saluto si estende con non minore affettuosa simpatia ai Terziari provenienti da altre Nazioni, dove tanti fedeli cattolici, desiderosi di autenticità evangelica, trovano nella spiritualità francescana alimento e guida alla imitazione di Cristo.
Salute, salute a tutti voi, cari discepoli e figli dell'incomparabile seguace del Signore nostro Gesù Cristo. Noi riserviamo per voi la nostra compiacenza, il nostro incoraggiamento, la nostra benedizione. Noi abbiamo per voi una triplice fiducia, di cui ora non possiamo esporre distesamente le ragioni, ma di cui voi già conoscete i segreti.
1.
La prima fiducia è quella che voi sappiate essere esempio della Povertà, predicata da Cristo, professata da San Francesco, prescelta da voi, come virtù specifica della vostra appartenenza al suo Terzo Ordine. Povertà è un nome controverso, perfino nelle pagine del Vangelo, nel senso che sono detti beati i Poveri, e poi tutti gli ascoltatori del Vangelo stesso sono pressati per soccorrerli e a liberarli dalle angustie e dalle sofferenze della povertà. Dunque: è un bene o un male la povertà? Poi chi non ricorda le controversie che perfino nella famiglia francescana hanno diviso opinioni e uomini circa l'interpretazione della povertà e circa il modo e il grado della sua osservanza? Ai nostri giorni vediamo il mondo diviso ancora in merito alla povertà, e alla sua nemica, la ricchezza. Si direbbe che le più grandi e le più forti correnti ideologiche e sociali sono in favore della povertà, o meglio dei poveri, dei proletari, degli indigenti, contro i possidenti, i ricchi, i capitalisti, proprio mentre tutto il progresso moderno, tutta l'organizzazione della società moderna sono rivolti all'aumento indefinito delle ricchezze, alla trasformazione delle cose in beni utili, alla conquista e alla distribuzione di sempre nuove risorse economiche. Economia e sociologia sono diventate le due finalità prevalenti e quasi ossessionanti della nostra vita moderna.
Dove collocare la povertà? La nostra povertà evangelica? La lezione si farebbe lunga e delicata; ma voi già la conoscete. Voi conoscete che la povertà evangelica significa innanzi tutto la collocazione della nostra concezione della vita non in questa terra, non nelle sue ricchezzze, non nelle sue soddisfazioni, non nei suoi piaceri, non in ciò che essa è e che essa ci può dare, non nel suo regno della terra, ma nel « regno dei cieli ››, nella ricerca e nel possesso di Dio, nella libertà dello spirito dai vincoli con questa perpetua seduzione ch'è la ricchezza, nella capacità di costringere i beni terreni nella loro sfera, che è l'unità, che è il pane necessario per l'esistenza temporale, che è il traffico, cioè il lavoro e la destinazione dei suoi risultati economici a vantaggio della vita, intesa nel suo senso più largo, cioè della nostra e dell'altrui vita, del bene comune, della carità. La povertà è la filosofia del Vangelo: « Cercate prima il regno di Dio ›› (Mt. 6, 33). « Lo spirito di povertà e di amore, perciò, come dice il Concilio, è la gloria ed il segno della Chiesa di Cristo ›› (Gaudium et Spes, n. 88).
Per fortuna questa idea evangelica oggi si fa strada nella Chiesa; e voi, alunni e figli del Poverello d'Assisi, dovete non solo onorarla, ma professarla, ad esempio ed a sostegno della Chiesa, ed a monito per il mondo, che vediamo spesso ingolfato nella esclusiva o prevalente ricerca della ricchezza, nel conflitto sociale intorno alla ricchezza, nell'abuso gaudente, egoistico e vizioso della ricchezza. E anche nel mondo, in certe forme strane e discutibili, purtroppo non sempre immuni di licenziosa amoralità, e forse solo effimere e capricciose, si fa strada il ripudio di questo idolo affascinante ed opprimente, ch'è appunto la ricchezza ammantata di lusso e di comodità.
Tocca ai cristiani,tocca a voi Terziari, fare l'apologia vera e vissuta della povertà evangelica, ch'è l'affermazione del primato dell'amor di Dio e del prossimo, ch'è espressione di libertà e di umiltà, che è stile gentile di semplicità di vita. E' un ideale, è un programma; impone rinuncia e vigilanza, adattamento all'ambiente e al dovere proprio di ognuno, ma è poi, in fondo, fonte di letizia, della letizia del presepio, della « perfetta letizia ›› francescana.
2.
Abbiamo in voi, carissimi Figli, un'altra fiducia. Quella che voi sappiate amare, come S. Francesco, la Croce. La vostra spiritualità non può prescindere dalla « passione» che San Francesco ebbe per la Passione di Cristo. Le sue stimmate sono una perenne predicazione. La vostra elezione d'esserne i suoi seguaci vi invita, vi obbliga ,a comprendere questo altro essenziale aspetto del cristianesimo.
Può mai il cristianesimo prescindere dalla Croce di Cristo? Qui è il punto focale del suo messaggio
e della sua missione, e qui è la sorgente della nostra redenzione della nostra salvezza. Non vi diciamo di più; vi sappiamo devoti della « Via Crucis ››. Ma solo vi ricorderemo, dopo quella della ricchezza, un'altra tentazione capitale del nostro tempo, e spesso anche della nostra vita cristiana: la tentazione di togliere dal Vangelo la pagina della Croce. Si vuole un cristianesimo facile, un cristianesimo senza sacrificio. Un Cristianesimo senza doveri, senza rinunce, senza superiori, senza dolore, in una parola senza la Croce.
Voi invece sapete e cercate di vivere la grande parola di Gesù, la quale fu poi quella di San Francesco: « In verità, in verità vi dico, se il grano di frumento, caduto in terra, non muore, rimane sterile; ma se muore (cioe si dissolve nel terreno), porta molto frutto ›› (GV. 12, 24). Quanto bisogno abbiamo noi, uomini moderni, cultori gelosi della nostra personalita, della nostra comodità, della nostra incolumità, di ripensare a questa magistrale parola di Cristo, che ci predica la legge del morire per vivere, la legge dell'amore che si dona e si immola, la legge del sacrificio! S. Francesco, specchio di Cristo, ce la ripete! Ricordiamola insieme!
3.
E finalmente la nostra terza fiducia: la fedeltà alla Chiesa! Noi abbiamo fiducia che ancora la spalla forte e paziente di S. Francesco, com'è nell'affresco celebre e tipico, sosterrà la Chiesa visibile e umana soggetta alle crisi di questo mondo, nel suo minacciato edificio; sosterrà, sì, la Chiesa, che Cristo volle fondare e costruire, a gloria sua, su l'umile pescatore Simone figlio di Giovanni; la sosterrà qual è e quale Cristo la volle, anche se tanto bisognosa d'indulgenza e di comprensione; la sosterrà in questo momento storico, dopo il Concilio, nel quale pare talvolta che, a deprimere e a tentare di demolire il mistico e pur temporale edificio, siano i figli! I figli che vi sono ospitati, anzi che ne sono o dovrebbero esserne pietre vive, non meno che gli avversari esterni forse meno consapevoli dell'ingiusta opera loro.
Ebbene, noi speriamo che voi, voi tutti, Figli di San Francesco, sarete questa spalla poderosa sostenitrice, e che nel vostro silenzioso e generoso servizio sarete a noi vicini, con noi pazienti, con noi fiduciosi che nessuna infausta avversità potrà prevalere sulla stabilità perenne dell'edificio di Cristo, la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica.
Ed è con questa fiducia che di cuore vi benediciamo.

5.
24 giugno 1978
Breve « Seraphicus Patriarca ››
per l'approvazione della nuova Regola
deII'Ordine Francescano Secolare

Regola
Con questo documento si conclude, pochi giorni prima della sua morte, il magistero di Paolo VI sull'OFS. Lo riproduciamo integralmente - Breve e Regola - poiche' questo esige il carattere unitario delle due parti e l'importanza storica e pastorale del documento, che rimarrà a segnare un momento fondamentale nella storia della Fraternità secolare; non aggiungiamo, invece, particolari commenti, data la notorietà e la diffussione del testo, oggetto continuo di studi e di riflessioni.
Due sole osservazioni a margine: la data ufficiale del 24 giugno, che segna il Breve, fu scelta come atto d'omaggio al Papa che portava il nome di battesimo di Giovanni Battista, il Santo di cui in quel giorno cade la memoria liturgica; non riportiamo, invece, il testo dell'«Esortazione›› di san Francesco ai penitenti, perché essa - come risulta da una attenta lettura del Breve non fa parte dell'atto pontificio di approvazione, ma è stata preposta alla Regola con valore di testo ispirazionale.



PAOLO VI PAPA

Ad perpetuam rei memoriam

Il serafico Patriarca San Francesco d Assisi, mentre era in vita ed anche dopo la sua preziosa morte, ha invogliato molti a servire Dio in seno alla famiglia religiosa da lui fondata, ma ha attirato anche innumerevoli laici ad entrare nelle sue istituzioni rimanendo nel mondo, per quanto era loro possibile. Difatti, per servirci delle parole del nostro Predecessore Pio XI, "sembra... non esservi stato mai alcuno in cui brillasse più viva e più somigliante l'immagine di Gesù Cristo e la forma evangelica di vita che in Francesco. Pertanto egli che si era chiamato l'Araldo del Gran Re, giustamente fu salutato quale un altro Gesù Cristo per essersi presentato ai contemporanei e ai secoli futuri quasi Cristo redivivo, dal che seguì che, come tale, egli vive tuttora agli occhi degli uomini e continuerà a vivere per tutte le generazioni avvenire" (Encicl. «Rite expiatis» 30 aprile 1926; AAS, 18 [1926] p. 154). Noi siamo lieti che il «carisma francescano» ancora oggi vigoreggi per il bene della Chiesa e della comunità umana, nonostante il serpeggiare di dottrine accomodanti e la crescita di tendenze che allontanano gli uomini da Dio e dalle cose soprannaturali. Con lodevole impegno e con una comune azione le quattro Famiglie Francescane per un decennio hanno studiato per elaborare una nuova Regola del Terz'Ordine Francescano Secolare o, come ora viene chiamato, Ordine Francescano Secolare. Ciò è sembrato necessario sia per le mutate condizioni dei tempi, sia per le disposizioni e gli incoraggiamenti dati in proposito dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Perciò i diletti figli, i quattro Ministri Generali degli Ordini Francescani ci hanno rivolto la istanza perché approvassimo la Regola in tal modo preparata. E noi, seguendo l'esempio di alcuni Nostri Predecessori, ultimo dei quali Leone XIII, volentieri abbiamo deciso di accondiscendere alle suppliche. In tal modo Noi, nutrendo fiducia che la forma di vita predicata da quel mirabile Uomo d'Assisi riceverà un nuovo impulso e fiorirà con vigore, dopo aver consultato la Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, che ha esaminato con diligenza il testo presentato, avendo tutto ponderato attentamente, con sciente e matura deliberazione, approviamo e confermiamo, con la Nostra Apostolica autorità per mezzo di queste Lettere, la Regola dell'Ordine Francescano Secolare, e vi annettiamo la forza della sanzione apostolica, purché concordi con l'esemplare che si conserva nell'archivio della Sacra Congregazione per i religiosi e gl'Istituti Secolari, di cui le prime parole sono «Inter spirituales familias», le ultime «ad normam Constitutionum, petenda». Con la presente Lettera e con la Nostra autorità abroghiamo la precedente Regola di quello che era chiamato Terz'Ordine Francescano Secolare. E stabiliamo che queste Lettere restino ferme e raggiungano il loro scopo ora e nell'avvenire nonostante qualsiasi cosa in contrario Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, il 24 giugno 1978, a



Regola dell’Ordine Francescano Secolare
  
Capitolo I
L’ordine Francescano Secolare (OFS)

 1 – Tra le famiglie spirituali, suscitate dallo Spirito Santo nella Chiesa, quella Francescana riunisce tutti quei membri del Popolo di Dio, laici, religiosi e sacerdoti, che si riconoscono chiamati alla sequela di Cristo, sulle orme di S. Francesco d’Assisi. In modi e forme diverse, ma in comunione vitale reciproca, essi intendono rendere presente il carisma del comune Serafico Padre nella Vita e nella missione della Chiesa.
2 – In seno a detta famiglia, ha una sua specifica collocazione l’Ordine Francescano Secolare. Questo si configura come un’unione organica di tutte le fraternità cattoliche sparse nel mondo e aperte ad ogni ceto di fedeli, nelle quali i fratelli e le sorelle, spinti dallo Spirito a raggiungere la perfezione della carità nel proprio stato secolare, con la Professione si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di S. Francesco e mediante questa Regola autenticata dalla Chiesa.
3 – La presente Regola, dopo il Memoriale propositi (1221) e dopo le Regole approvate dai Sommi Pontefici Nicolò IV e Leone XIII, adatta l’Ordine Francescano Secolare alle esigenze ed attese della Santa Chiesa nelle mutate condizioni dei tempi. La sua interpretazione spetta alla Santa Sede e l’applicazione sarà fatta dalle Costituzioni Generali e da Statuti particolari.

 Capitolo II
La forma di vita 

4 – La regola e la vita dei francescani secolari è questa: osservare il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo secondo l’esempio di S. Francesco d’Assisi, il quale del Cristo fece l’ispiratore e il centro della sua vita con Dio e con gli uomini. Cristo, dono dell’Amore del Padre, è la via a Lui, è la verità nella quale lo Spirito Santo ci introduce, è la vita che Egli è venuto a dare in sovrabbondanza. I francescani secolari si impegnino, inoltre, ad una assidua lettura del Vangelo, passando dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo.
5 – I francescani secolari, quindi, ricerchino la persona vivente e operante di Cristo nei fratelli, nella sacra scrittura, nella Chiesa e nelle azioni liturgiche. La fede di S. Francesco che dettò queste parole:” Niente altro vedo corporalmente in questo mondo dello stesso altissimo Figlio di Dio se non il suo santissimo Corpo e il santissimo Sangue ” sia per essi l’ispirazione e l’orientamento della vita eucaristica.
6 – Sepolti e resuscitati con Cristo nel Battesimo che li rende membri vivi della Chiesa, e ad essa più fortemente vincolati per la Professione, si facciano testimoni e strumenti della sua missione tra gli uomini, annunciando Cristo con la vita e con la parola. Ispirati a S. Francesco e con lui chiamati a ricostruire la Chiesa, si impegnino a vivere in piena comunione con il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti in un fiducioso e aperto dialogo di creatività apostolica.
7 – Quali “ fratelli e sorelle della penitenza ”, in virtù della loro vocazione, sospinti dalla dinamica del Vangelo, conformino il loro modo di pensare e di agire a quello di Cristo mediante un radicale mutamento interiore che lo stesso vangelo designa con il nome di “conversione”, la quale, per la umana fragilità, deve essere attuata ogni giorno.
In questo cammino di rinnovamento il sacramento della Riconciliazione è segno privilegiato della misericordia del Padre e sorgente di grazia.
8 – Come Gesù fu il vero adoratore del Padre, così facciano della preghiera e della contemplazione l’anima del proprio essere e del proprio operare. Partecipino alla vita sacramentale della Chiesa, soprattutto all’Eucarestia, e si associno alla preghiere liturgica in una della forme della Chiesa stessa proposte, rivivendo così i misteri della vita di Cristo.
9 – La Vergine Maria, umile serva del Signore, disponibile alla sua parola e a tutti i suoi appelli, fu circondata da Francesco di indicibile amore e fu designata Protettrice e Avvocata della sua famiglia. I francescani secolari testimoniano a Lei il loro ardente amore, con l’imitazione della sua incondizionata disponibilità e nella effusione di una fiduciosa e cosciente preghiera.
10 – Unendosi all’obbedienza redentrice di Gesù, che depose la sua volontà in quella del Padre, adempiano fedelmente agli impegni propri della condizione di ciascuno nelle diverse circostanze della vita, e seguano Cristo, povero e crocifisso, testimoniando anche fra le difficoltà e le persecuzioni.
11 – Cristo, fiducioso nel Padre, scelse per Sé e per la Madre sua una vita povera e umile, pur nell’apprezzamento attento e amoroso delle realtà create, così, i francescani secolari cerchino nel distacco e nell’uso una giusta relazione ai beni terreni, semplificando le proprie materiali esigenze, siano consapevoli, poi, di essere, secondo il Vangelo, amministratori dei beni ricevuti a favore dei figli di Dio.
Così, nello spirito delle “Beatitudini”, s’adoperino a purificare il cuore da ogni tendenza e cupidigia di possesso e di dominio, quali “pellegrini e forestieri” in cammino verso la Casa del Padre.
12 – Testimoni dei beni futuri e impegnati nella vocazione abbracciata all’acquisto della purità di cuore, si renderanno così liberi all’amore di Dio e dei fratelli.
13 – Come il Padre vede in ogni uomo i lineamenti del suo Figlio, Primogenito di una moltitudine di fratelli, i francescani secolari accolgano tutti gli uomini con animo umile e cortese, come dono del Signore e immagine di Cristo. Il senso di fraternità li renderà lieti di mettersi alla pari di tutti gli uomini, specialmente dei più piccoli, per i quali si sforzeranno di creare condizioni di vita di creature redente da Cristo.
14 – Chiamati, insieme con tutti gli uomini di buona volontà,a costruire un mondo più fraterno ed evangelico per la realizzazione del regno di Dio, consapevoli che “chiunque segue Cristo, Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo”, esercitino con competenza le proprie responsabilità nello spirito cristiano di servizio.
15 – Siano presenti con la testimonianza della propria vita umana ed anche con iniziative coraggiose tanto individuali che comunitarie, nella promozione della giustizia, ed in particolare nel campo della vita pubblica impegnandosi in scelte concrete e coerenti alla loro fede.
16 – Reputino il lavoro come dono e come partecipazione alla creazione, redenzione e servizio dalla comunità umana.
17 – Abbiano inoltre rispetto per le altre creature, animate e inanimate, che “dell’Altissimo portano significazione”, e si sforzino di passare dalla tentazione di sfruttamento al francescano concetto di fratellanza universale.
19 – Quali portatori di pace e memori che essa va costruita continuamente, ricerchino le vie dell’unità e delle fraterne intese, attraverso il dialogo, fiduciosi nella potenza del germe divino che è nell’uomo e nella potenza trasformatrice dell’amore e del perdono. Messaggeri di perfetta letizia, in ogni circostanza, si sforzino di portare agli altri la gioia e la speranza. Innestati alla Risurrezione di Cristo, la quale dà il vero significato a Sorella Morte, tendano con serenità all’incontro con il Padre.

Capitolo III
La vita in fraternità

 20 – L’Ordine Francescano Secolare si articola in fraternità a vari livelli: locale, regionale, nazionale e internazionale. Esse hanno singolarmente la propria personalità morale nella Chiesa. Queste fraternità di vario livello sono tra di loro coordinate e collegate a norma di questa Regola e delle Costituzioni.
21 – Nei diversi livelli, ogni fraternità è animata e guidata da un consiglio e un Ministro (o Presidente), che vengono eletti dai Professi in base alle Costituzioni. Il loro servizio, che è temporaneo, è impegno di disponibilità e di responsabilità verso i singoli e verso i gruppi. Le fraternità al loro interno si strutturano a norma delle Costituzioni, diversamente secondo i vari bisogni dei loro membri e delle loro regioni, sotto la guida del Consiglio rispettivo.
22 – La fraternità locale ha bisogno di essere canonicamente eretta, e così diventa la cellula prima di tutto l’Ordine e un segno visibile della Chiesa, comunità di amore. Essa dovrà essere l’ambiente privilegiato per sviluppare il senso ecclesiale e la vocazione francescana, nonché per animare la vita apostolica dei suoi membri.
23 – Le domande di ammissione all’Ordine Francescano Secolare vengono presentate ad una fraternità locale, il cui Consiglio decide l’accettazione dei nuovi fratelli. L’inserimento si realizza mediante un tempo di iniziazione, un tempo di formazione (…) e la Professione della Regola. A tale sequenza di sviluppi è impegnata tutta la fraternità anche nel suo modo di vivere. Riguardo all’età per la Professione e al segno francescano distintivo, ci si regoli secondo gli Statuti. La Professione è di per sé un impegno perpetuo. I membri che si trovino in difficoltà particolari, cureranno di trattare i loro problemi con il Consiglio in fraterno dialogo. Il ritiro o la definitiva dimissione dall’Ordine, se proprio necessaria, è atto di competenza del Consiglio di Fraternità, a norma delle Costituzioni.
24 – Per incrementare la comunione tra i membri, il Consiglio organizzi adunanze periodiche ed incontri frequenti, anche con altri gruppi francescani, specialmente giovanili, adottando i mezzi più appropriati per una crescita di vita francescana ed ecclesiale, stimolando ognuno alla vita di fraternità. Una tale comunione prosegue con i fratelli defunti con l’offerta di suffragi per le loro anime.
25 – Per le spese occorrenti alla vita della Fraternità e per quelle necessarie alle opere di culto, di apostolato e di carità, tutti i fratelli e le sorelle offrano un contributo commisurato alle proprie possibilità. Sia poi cura delle fraternità locali di contribuire alle spese dei Consigli delle fraternità di grado superiore.
26 – In segno concreto di comunione e di corresponsabilità, i Consigli ai diversi livelli, secondo le Costituzioni, chiederanno religiosi idonei e preparati per l’assistenza spirituale (…….). Per favorire la fedeltà al carisma e la osservanza della Regola e per avere maggiori aiuti nella vita di fraternità il ministro o presidente, d’accordo con il Consiglio, sia sollecito nel chiedere periodicamente la visita pastorale ai competenti Superiori religiosi e la visita fraterna ai responsabili di livello superiore, secondo le Costituzioni.

“E chiunque osserverà queste cose sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre e in terra sia ripieno della benedizione del Figlio suo diletto con il Santissimo Spirito Paraclito….”.                                                                    
(Benedizione di S. Francesco)


Amate,studiate e vivete questa vostra "Regola", perché i valori in essa contenuti sono eminentemente evangelici.Vivete questi valori in fraternità e viveteli nel mondo, nel quale per la stessa vostra vocazione secolare, siete coinvolti e radicati. Vivete questi valori evangelici nelle vostre famiglie, trasmettendo la fede con la preghiera, l'esempio e l'educazione e vivete le esigenze evangeliche dell'amore vicendevole, della fedeltà e del rispetto alla vita (Regola, n.17).