mercoledì 27 maggio 2020

DAL CREATO AL CREATORE, MASSIMILIANO WESTERMAIER (1852-1903)


1 maggio
Servo di Dio
 MAXIMILLAN (MAX) WESTERMAIER
Botanico
Francescano Secolare


Kaufbeuren, 6 maggio 1852 – Friburgo, 1º maggio 1903

Massimiliano Westermaier, nato il 6 maggio 1852 a Kaufbeuren nella Baviera, è stato un botanico.
Studiò scienze presso l'Università di Monaco, dove fu influenzato dai botanici Ludwig Radlkofer e Carl Wilhelm von Nägeli. Dopo la laurea, lavorò come assistente di Simon Schwendener a Berlino, diventando privato-docente nel 1879. Nel 1887 si trasferì a Königsberg come supplente per la mancanza di Robert Caspary (1818-1887). A partire dal 1890, insegnò lezioni al ginnasio di Frising, in Baviera.
Nel 1896, con il sostegno di papa Leone XIII, diventò il primo professore di botanica dell'Università di Friburgo, posizione che mantenne fino alla sua morte nel 1903. Nel 1898-99 partecipò a una spedizione scientifica a Giava, pubblicando la opera apposita Zur Entwickelung und Struktur einiger Pteridophyten aus Java (Sviluppo e struttura di alcuni pteridofiti di Giava, 1900).
Nel 1893 pubblicò il Kompendium der allgemeinen Botanik für Hochschulen, un libro che fu successivamente tradotto in inglese e pubblicato nel 1896. Altre opere notevoli vi era Zur Embryologie der Phanerogamen ("L'embrionismo dei fantanogami, specialmente nei cosiddetti Antipodi", 1890), inspiegabilmente usata per l'antropologia e Ueber gelenkartige einrichtungen an stammorganen (1901). (1)

Max Westermaier entrò nell'Ordine Francescano Secolare (allora Terz'Ordine francescano) a Berlino il 10 maggio 1889, assumendo il nome di Francesco.





Massimiliano Westermaier, nato il 6 maggio 1852 a Kaufbeuren nella Baviera, studiò a Kempten e all'Università di Monaco, dove si laureò brillantemente in Scienze Naturali ln questo ramo dello scibile umano, che costituì il suo studio preferito, il novello Professore doveva in breve diventare una celebrità.
Il giovane Dottore i presto il celebre Professore Schwenderen all'Università di Berlino, e ne fu primo Assistente. Il clima universitario della capitale era crudo, gelido ed opaco alla fede. Il darwinismo, negava apertamente Dio e 1'ordine teleologico insito nella natura. Il Prof. Westermaier, ricco di fede, d'intelligenza e di coraggio, non si trincerò vilmente in se stesso, ma a viso aperto, con scritti, articoli, opere, frutto delle sue investigazioni ed esperimenti. sulla natura, cominciò ad andar contro corrente, battendo la montante darwinista. Nelle sue ricerche, fatte con animo puro e retto sentire, trovò e dimostrò che la natura è un riflesso della Verità Suprema: Dio. Vi scorgeva la sapienza divina che governa il mondo con magistero meraviglioso. L'universo è come il grande, libro sempre aperto alle menti umane, eloquente e misterioso ai cuori. Nelle più piccole cose, anzi particolarmente in esse, il Westermaier Scorgeva le traccie del Creatore e la visibile prova della sua sapienza itnfinita; secondo lui, il lavorare scientificainente non era che "un riandare col pensiero i pensieri del Creatore". Attraverso il microscopio, le più piccole creature diventano per lui grandi testimoni dei pregi e delle virtu di quell'impareggiabile Artista, il quale sembra abbia posto uno studio speciale nel manifestare se stesso nelle cose piccolissime e quasi impercettibili. Tutto nella natura contribuiva ad avvicinarlo Dio.



"Compendio generale di Botanica"
testo che viene tutt'ora ristampato

La lunga ininteirrotta e infaticata dedizione al servizio della scienza fece del Westerrnaier un naturalista insigne, onorando la scienza, la fede e le Università. Da Berlino passò ad insegnare Scienze Naturali a Fresing, dove compose un Testo di Botanica ad uso degli studenti unversitari, che venne poi tradotto in varie lingue. Se dovunque egli dimostrò il suo valore di scienziato, a Friburgo si rivelò in tutta la potenza del suo sapere.
Appena costituita la cattedra di Scienze Naturali in quell'Università Cattolica, la voce di Dio,  per invito dello stesso Leone XIII, lo chiamò a Friburgo, ed egli accettò, umile e giocondo, felice di compiere la volontà divina. Da allora - 1896 - divenne la sua seconda patria; l'Università Cattolica, gloria e vanto della Svizzera, la sua casa paterna, la palestra della sua attività, delle sue virtù, delle sue conquiste scientifiche. Per l'Ateneo Cattolico egli lavorò indefessamente fino alla morte. Vi era tanto affezionato, che parlava spesso, fino a identificare con quell'Istituto la sua persona e la propria vita. Ne condivideva infatti le alterne vicende, resistenza e lo sviluppo. Vi era così legato che anche sul letto di morte, dimentico dei suoi acuti dolori, incoraggiava i colleghi al lavoro, allo studio e all'onore del suo caro Ateneo.


Disegni del Westermaier

Il credente inflessibile
Agli studi accuratissimi e alla profondità della scienza, rispondeva nel Prof. Westermaier la purezza cristallina di una esemplarissima vita cristiana. É' stato giustamente definito un secondo Contardo Ferrini (per la sua modestia, purezza e pietà. Infatti tra le amicizie del Ferrini (vedi) contratte in Germania, durante la sua permanenza nella capitale tedesca, dov'era andato a perfezionarsi nel Diritto Romano, fu quella del Prof. Westermaier. La loro amicizia santa divenne intima e fraterna. Si incontrarono la prima volta e si amarono, nella Conferenza di S. Vincenzo, per la quale lavoravano attivamente. Ambedue appartenevano al Terz'Ordine Francescano: il Ferrini si era iscritto a Milano nel 1886, il Westermaier a Berlino il 10 maggio 1889, assumendo il nome di Francesco. Fedelissimo alle adunanze mensili, zelainte nella diffusione della Serafica Milizia, fu il primo Segretario della Congregazione di lingua tedesca, dipendente dai Cappuccini, separata in quel tempo da quella di lingua francese, e ne scrisse i primi atti di suo pugno.

Durante l'estate, trascorreva volentieri intere giornate presso i suoi discepoli Benedettini o Cappuccini. Di ritorno, gli amici domandarono un giorno come avesse passato le ferie: Ottimamente ! - rispose - Ho partecipato con i Cappuccini ad una Missione al popolo!".
Massimiliano, anima candida e serafica, come Contardo, dalla cattedra scendeva volentieri per visitare i poveri e tenere il catechismo ai piccoli, a suonare l'organo in chiesa e ad istruire nella, religione gli operai.
Era la sua una fede ardente, che voleva irradiare dovunque. "Ogni atto della sua esistenza - scrisse in occasione della sua morte il Giornale di Friburgo La Liberté -  "era ispirato dalla fede. Non conobbe mai le debolezze del rispetto umano, nè le titubanze di uno spirito incerto, nè le transazioni della coscienza, nè le compiacenze per le opinioni in voga. Era un'anima forte e insieme tenera e dolcissima. Bastava che si trattasse di questioni di fede, perchè quest'uomo modesto e pacifico, si trasforinasse in un avversario inflessibile dell'errore e recasse nella difesa della verità il coraggio di un leone". Infatti nel periodo della lotta tra i cattolici contro i novatori e vecchi-cattolici, che infierì nella Germania, il nostro Professore difese l'autorità del Papa e della Chiesa Romana con l'ardore travolgente di un cavaliere antico.


Anima francescana
In Massimiliano i confratelli terziari ammiravano un vero modello di pietà, di carità, di preghiera e di serafica dolcezza. La sua vita era quella di poverello: tutto ciò che toglieva a se stesso, lo distribuiva in opere di carità e di culto. Era diligentissimo alla Messa quotidiana, alla scuola, all'Istituto Botanico, alla visita ai poveri e agli ammalati.
Ogni domenica ascoltava la Messa nella Chiesa dei Cappuccini e si confessava dal P. Ilarino Felder;
poi passava nella Chiesa dei Conventuali per assistere alla Messa accademica. Nel pomeriggio usciva alla passeggiata con il piissimo P. Alberto M. Weiss, O. P., col quale conversava fraternamente, e si effondeva volentieri in temi di vita spirituale, raggiungendo toni caldi, intimi, veri, senza esagerazione. Non s'accendeva per vanità; egli era, dentro, quel fuoco che fuori appariva. Dopo la passeggiata s'indugiava ancora a visitare qualche chiesa.
Il Prof. Westermaier tenne una linea di condotta costante e severa. Purissimo cavaliere della scienza e della fede, col francescanesimo si perfezionò in lui la tendenza a vedere e leggere nella natura l'impronta divina e a salire dal creato al Creatore con slancio bonaventuriano. Dinanzi alle meraviglie
e armonie del creato egli cantava, come S. Francesco, all'«Onnipotente bon Signore, cum tucte le creature! - Laudato, si', mi Signore, per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et guberna, et produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba».
La sua ammirazione era entusiasmo, canto, beatitudine. La sua esperienza di scienziato appariva fusa e diffusa in un senso di gioiosa serenità, per cui tutto ciò che era vero, insieme era bello e buono ! Il grande scienziato, lustro e decoro dell'Università, amava nascondersi sotto il velo dell'umiltà. Aveva espressione di un santo, nel contegno sereno, riguardoso, nell'agire esemplare, edificante. Non voleva sentir lodi, ma preferiva il silenzio, il nascondimento. Ritiratissimo, raramente partecipò a festini, mentre invece trovava la sua gioia nel conversare coni bambini e con gli umili figli del popolo. Sapeva stare col primo e con l'ultimo degli uomini, con immutabile sorriso, senza servilità, nè degnazione. Eguale sempre a se stesso, poggiava la sua serenità sopra la presenza costante di Dio, la voce della coscienza, l'amore di tutti e di tutto.
Un amico confessò che il Prof. Westermaier aveva un solo difetto: troppa modestia e troppa umiltà ! Nel Congresso Cattolico degli scienziati, tenuto a Friburgo nel 1897, durante il servizio divino di apertura dell'assise, un uomo, piccolo, dal tratto nobile e devoto, andava e veniva dalla sagrestia all'altare, confuso tra i chierichetti, per servire la S. Messa ai Sacerdoti Congressisti. Era Massimiliano Westermaier: la scienza che serviva all'altare dell'Altissimo. Esempio fulgido, che rinsegnò a molti la vera statura del grande naturalista cattolico.



Tomba, nella cappella universitaria


"Volete veder morire un Santo?"
Una repentina malattia condusse l'illustre Professore all 'ospedale Il caso era grave. Sul letto dei dolori egli dimostrò di quale spirito fosse imbevuto, e quali bagliori serafici irradiassero il suo cuore. Era tutta una folla di Professori e studenti che accorrevano al capezzale del caro infermo. Agli amici il morente, sereno e tranquillo, rivolse le sue ultime grandi parole: "Colleghi, voi siete cattolici e scienziati. Fino ad un certo punto si può essere abbastanza scienziati, ma abbastanza cattolici non si è mai!". Le sofferenze martoriavano il suo corpo, così esile e piccolo. A chi tentava alleviarli, diceva, dolcemente sorridendo: "E' un nonnulla; per la felicità di morire cattolico si può ben soffrire qualcosa!". "Volete veder morire un santo? Andate al letto di Massimiliano Westermaier!" - disse un professore agli amici nelle ultime ore dell'insigne naturalista. Munito dei conforti religiosi, nel pieno possesso delle facoltà mentali, sorretto dalla dolce speranza cristiana, Massimiliano Westermaier spirò in Cristo il 1° maggio 1903, nel mese di Maria, la dolce Mamma Celeste, che egli aveva amata e venerata con filiale e amorosa pietà. "Non vidi mai piangere tanti uomini - disse poi il P. Veiss - come il 1° maggio 1903!". Scomparso dalla scena del mondo, la sua fama di santità andò sempre più crescendo e diffondendosi. Massimiliano Westermaier, morto neppure un anno dopo di Contardo Ferrini, insieme al quale illustrò la scienza, la fede e il Terz'Ordine, vive ora in benedizione. Contardo è già salito alla gloria degli altari; Massimiliano (è in corso la causa di beatificazione) attende l'alba della sua glorificazione.

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(1) Voce di Wikipedia