19 maggio
UMILIANA DE' CERCHI
vedova, reclusa
francescana secolare
1219 – 19 maggio 1246
La Beata Umiliana dei Cerchi nacque a Firenze nel 1219 da Oliviero dei Cerchi, discendente degli antichi signori d'Acone in Val di Sieve. Colpita in tenera età dalla perdita della madre, fu allevata dalla matrigna Ermellina di Cambio dei Benizi, consanguinea di San Filippo. Nel 1234, non ancora sedicenne, per volere dei parenti andò sposa ad un nobile usuraio. Fu un matrimonio d'interesse. Visse nel matrimonio cinque anni, dando alla luce due figlie. Di natura del tutto diversa da quella del marito, la Beata fu sostenuta in questo periodo dall'ottima cognata Ravenna, dando a tutti esempio di mirabile pietà cristiana. Ogni giorno si dedicava di buon mattino aIl'orazione mentale e si privava del cibo e delle vesti per sfamare e vestire i poveri.
Nel 1239 a vent'anni, rimasta vedova, rinunciò a parte della sua dote per saldare i debiti del defunto marito e si dedicò con amore all'educazione delle sue bambine. Trascorso l'anno di vedovanza, tornò nella casa paterna, costretta a lasciare le figlie ai consanguinei del marito. Riconfermò allora il proposito di vivere in castità, respingendo le proposte e le minacce dei familiari che volevano che passasse a nuove nozze. Più volte chiese alle clarisse di Monticelli di essere accolta tra loro, ma invano. Rassegnata a vivere nel mondo, si pose sotto la direzione spirituale del francescano Beato Michele degli Alberti, progredendo nella contemplazione di Gesù crocifisso.
Nel 1240 nella basilica di Santa Croce ricevette il saio francescano della penitenza: fu la prima terziaria fiorentina, seguita da una lunga serie di sante donne. Nel 1241 chiese ed ottenne dal padre di vivere appartata nella torre dei Cerchi, nei pressi di Piazza della Signoria. Anche in questo isolamento subì persecuzioni e contrarietà. Privata con inganno di tutti i suoi beni, ne fu lieta e ringraziò Iddio e si dedicò alla penitenza e all'elemosina, distribuendo ai poveri quanto aveva.
Molti furono i carismi con cui fu favorita da Dio: estasi, spirito profetico e virtù taumaturgiche.
Molti episodi della sua vita sono da ascriversi al florilegio leggendario: con un segno di croce di una mano invisibile fu risanata da una dolorosa ferita; l'acqua le servi in luogo dell'olio per alimentare il lume del Santissimo Sacramento; l'Angelo Custode la chiamava per tempo al mattino all'orazione; arsa dalla sete, la Madonna le portò da bere; Gesù più volte la cibò con pane, le mutò l'acqua in vino e le risuscitò una figlia morta improvvisamente; Satana veniva a tentarla con lusinghe e inganni, in sembianze seducenti o in forme ributtanti: la fermezza della sua fede la difendeva sempre da questi assalti.Circondata da questa aureola di santità, morì il 19 maggio 1246 all'età di 27 anni e fu sepolta nella chiesa di Santa Croce.
ll suo culto fu approvato da Innocenzo Xll il 24 luglio 1694.
Martirologio Romano: A Firenze, beata Umiliana, del Terz’Ordine di San Francesco, che sopportò lodevolmente i maltrattamenti del coniuge con pazienza e mansuetudine e, rimasta vedova, si dedicò con tutta se stessa alla preghiera e alle opere di carità.
Martirologio Francescano: In Firenze, la beata Umiliana de'Cerchi, Vedova del Terz'ordine, insigne per virtù dell'astinenza e della pazienza, come pure per i miracoli, il cui culto fu approvato dal Sommo Pontefice Innocenzo XII (1246)
Nata nel 1219 a Firenze, forse secondogenita dei sette figli che Ulivieri di Cerchio de' Cerchi ebbe dal primo matrimonio, rimase presto orfana della madre e fu affidata alle cure della seconda moglie di suo padre, Ermellina di Cambio de' Benizzi, che le sarebbe stata più tardi vicina nelle aspirazioni penitenziali e che avrebbe dato ad Ulivieri altri undici eredi, fondatori della futura fortuna economica dei Cerchi.
Destinata dalla politica familiare alle nozze, Umiliana, nel 1234, non ancora sedicenne, andava sposa, come vuole una tradizione successiva, a uno dei Bonaguisi: il biografo di Umiliana, il francescano Vito da Cortona, raccoglitore delle memorie del confessore della santa, non ha dato particolare rilievo a questi elementi storici, sottolineando di contro, nell'accesso allo stato matrimoniale di Umiliana, i primi caratteri della sua intenzione penitenziale. Salvo infatti il decoro dovuto alla famiglia di adozione, la giovane sposa disprezzava in ogni modo le pompe e gli ornamenti del secolo, con la complicità e l'appoggio di una cognata, la buona Ravenna, moglie del maggiore dei fratelli del marito e da allora in poi assidua compagna delle scelte devozionali e caritative di Umiliana.
Con la cognata la giovane sposa percorreva le strade che portavano, fuori le mura, ai piccoli loca sancta della tradizione devozionale fiorentina, o passava le notti in laboriose vigilie per predisporre cibi - sottratti alla dispensa familiare - da distribuire ai poveri l'indomani, o nella confezione di abiti, anch'essi destinati a sovvenire le necessità dei bisognosi. Santa misericordia, che non sempre trovava consenzienti o solidali i membri maschili della famiglia, portati a una oculata amministrazione della masserizia e quindi a una sempre più invadente interferenza nella sfera della devota generosità amministrata dalle donne di casa. Rimproverata e percossa per questo a più riprese, Umiliana accolse infine come una liberazione la morte del marito (1239) e la possibilità di rientrare, trascorso il tradizionale anno di lutto nella casa coniugale, nella propria famiglia d'origine.
Tuttavia la relativa libertà del suo nuovo statuto vedovile non le consentì di disporre pienamente di se stessa secondo le proprie intenzioni: respinte recisamente le proposte di contrarre nuove nozze, così come suggerivano insistentemente i parenti, la giovane vedova dovette vedere frustrato il suo desiderio di accedere al chiostro: la sua simpatia per le comunità femminili dei mendicanti a Firenze, le domenicane di S. Jacopo di Ripoli e le clarisse di Monticelli, non portò a risultati concreti. Forse anche per sottrarla al desiderio del chiostro, il padre Ulivieri le rese indisponibile la dote, condannandola di fatto alla totale dipendenza e ad un ruolo di passiva inutilità nell'economia domesti-
ca. Divenne ospite indesiderata e improduttiva nell'economia sociologica della famiglia - che grazie ai matrimoni si apriva al complesso gioco di alleanze, proprie dell'organizzazione consortile della società cittadina - e si vide contendere anche lo spazio casalingo necessario allo sviluppo della sua privata scelta devozionale.
Strappata per proprio uso una torre, ella vi si insediò come in un romitorio, sospesa sull'universo ostile dell'ambiente domestico e sulla città inquieta e piena dei contrasti politici di metà Duecento. Circondata da pochi oggetti cari alla sua devozione - una tavola della Vergine con in grembo un bambino, che sarà occasione di un'importante visione, o una reliquia dei capelli della Madonna - la giovane vedova ritagliò una sua personale disciplina dello spirito: si staccò sempre più dalla sfera attiva della pietà e della misericordia, vissuta agli inizi della sua conversione e propria invece di quell'ambiente di devoti appartenenti all'Ordine della penitenza (pinzocherí o coniugati, più tardi terziari), per i quali la sua figura, all'indomani della morte e della celebrazione della sua vita da parte dei francescani, sarebbe divenuta modello esemplare. Sempre più lontana dagli affetti del mondo - arrivò infatti quasi a ignorare i propri figli nella totale astrazione della preghiera - e in compenso provata con maggiore intensità da un demonio particolarmente efficace nella insinuazione del dubbio e dello sconforto, Umiliana giunse stremata dalla malattia alle soglie della morte, avvenuta il 19 maggio 1246.
Pochi mesi dopo, nell'agosto, i francescani dell'allora ancor piccola S. Croce ne organizzarono una solenne traslazione, mentre affidarono al più colto dei frati allora presenti in convento (fra Vito da Cortona) l'incarico di redigere una lunga e bella versione agiografica della sua vita (1248), alla quale fece seguito di lì a poco (1249) una raccolta di miracoli autenticati (opera di fra Ippolito da Firenze). Prendeva così l'avvio un culto che, dapprima destinato a costituire un riferimento ideologico alle pie donne che si riunivano attorno al convento francescano, fu poi amplificato nella tradizione minoritica, quando l'organizzazione del terz'ordine cominciò a richiedere, accanto a sempre più precisi interventi normativi, anche un quadro di riferimenti parenetici.
A. Benvenuti in Il Grande libro dei Santi, dizionario enciclopedico diretto da C. Leonardi, A. Riccardo, G. Zarri, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 1998.
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I Frati Minori Conventuali
La Basilica di Santa Croce
UMILIANA DE' CERCHI 1219-2019
VIII ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DELLA BEATA
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presentano una mostra on-line e un video
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- PREGHIERA
O Dio, grandezza degli umili, che nella Beata Umiliana dei Cerchi
hai dato alla Chiesa un sublime esempio di carità di povertà e pazienza,
fa' che per sua intercessione
portiamo serenamente la nostra croce e non ci separlamo mai da te.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
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