giovedì 14 maggio 2020

RICORDO DI UN INSIGNE TERZIARIO FRANCESCANO: LOUIS MASSIGNON di Giulio Basetti-Sani ofm

“Sono stato a Hebron il 13 gennaio scorso (1952). Ci tengo molto ad andare in quel luogo: c’è la tomba di Abramo, il patriarca dei credenti, ebrei, cristiani e musulmani; egli è anche l’eroe dell’ospitalità, del diritto d’asilo. Sono convinto che esiste una certa ‘curvatura’ del tempo e che la fine delle civiltà le riporterà alla loro origine e che questa ‘curvatura’ del tempo ne costituisce lo scopo.
Penso che alcuni problemi dell’inizio dell’umanità siano gli stessi che si porranno alla fine, in particolare quello del carattere sacro del diritto d’asilo e quello del rispetto dello straniero”.
Louis Massignon, ofs

Un’intuizione sempre valida, da declinare all’oggi, nell’era della globalizzazione, del capitalismo finanziario e transnazionale e dell’informatizzazione della comunicazione.

Louis Massignon (1883-1962) è stato uno degli ultimi orientalisti che lavorò sul campo, scoprì l'Egitto nel 1905 e s'interessò al mondo islamico attaraverso figure "marginali" di mistici sufi o convertiti. Personalità poliedrica, fu legato da amicizia con Charles de Foucauld, l'apostolo dei tuareg, ma anche con Francois Mauriac, Jean Cocteau, Jacques Maritain, Gabriel Marcel, il cardinale Jean Danielou, Martin Buber, Giorgio La Pira, quest'ultimo terziario francescano come lo fu lo stesso Louis Massignon.
Massignon giocò anche un importante ruolo politico nei rapporti tra Francia e mondo arabo. Tra le sue opere: La passione d'al-Hallaj (1922, postuno in 4 voll.), alcuni saggi sui testi e il linguaggio mistico dell'Islam e, infine, Opera minora (1963) e Parole donné (1983, trad, it, Milano 1995), L'ospitalità di abramo tr. in italiano nel 2002.


Lo ricordiamo attraverso uno scritto-testimonianza di Giulio Basetti-Sani ofm, pubblicato nelle rivista "Vita Minorum (gen.-feb. 1997).
(ms)


Quando nell'ottobre del 1936 arrivai a Parigi, il nostro confratello P.Jean-Muhammad Abd el Jalil, musulmano convertito, mi suggerì di andare a visitare il Prof. Louis Massignon. Egli stesso mi avrebbe fissato l'appuntamento. Cosi andai alla sua casa in Rue Monsieur, 21. Egli stesso mi aprì la porta e m'introdusse nel suo studiolo. Sapendo che ero destinato alla missione dell'Alto Egitto e che allora appartenevo alla Provincia della Verna, cominciò a parlarmi di san Francesco e delle relazioni con Muhammad. Io non potevo seguire tutta la sua argomentazione. Sempre concludeva:"Voi dovete fare di tutto perché il vostro Ordine riscopra la speciale vocazione per il mondo musulmano!".

Sono passati ormai più di sessanta anni, e so di non avere fatto gran ché per aiutare l'Ordine a riscoprire la speciale vocazione per il mondo musulmano. Quando al Collège de France, alla Ecole des Hautes Etudes assistevo ai corsi di Massignon io non potevo seguire, poiché non avevo la preparazione sugli studi musulmani, che si supponeva... Ma da allora sino alla vigilia della sua morte sono sempre restato in relazione con Massignon, il quale ogni anno veniva per qualche tempo in Egitto, e sempre andavo a trovarlo all'Istituto Francese e veniva il venerdì alle riunioni della "Badaliya".


Massignon era nato il 25 luglio 1883 da famiglia bretone a Nogent sur Marne. Dopo gli studi orientalistici fatti a Parigi, nell'ottobre 1906 era nominato membro dell'Istituto di Archeologia Orientale del Cairo, dove vi soggiornò per un anno e poi fu incaricato di ricerche archeologiche in Mesopotamia, e nel deserto scopri il castello di Okheidira.

Arrestato come sospetto di essere una spia francese che doveva aiutare gli arabi contro l'impero turco, in prigione ebbe - come egli esprime "la visita dello Straniero". Era nel maggio 1908. Da allora si iniziò per lui una fervente vita cristiana. "Convertito al cristianesimo dalla testimonianza di Dio che implica la fede musulmana, considera l'Islam mediatore di grazia universale. Compresi che esiste un popolo che nessuno ama perché nessuno veramente conosce, e che nessuno veramente conosce perché non lo si ama". Sentì da allora come sua missione di adoperarsi a riscoprire tutti i valori spirituali autentici e religiosi dell'Islam. Di fatto la preghiera e l'azione di Massignon, per l'influenza da lui esercitata su Mons.Giovanni Montini, che seguiva a Roma le riunioni della Badaliya, ha aiutato la Chiesa ad aprirsi al dialogo col mondo musulmano.

Massignon è riuscito a cambiare qualche cosa nella maniera di studiare l'Islam e la cultura islamica. Certamente ebbe una conoscenza approfondita della filologia araba, un interesse particolare per la sociologia e le inchieste sociali. Ma sapeva che il conoscimento dell'Islam non poteva essere visto che direttamente nella sua realtà interiore, percepita da coloro che vi credono. Così, a contatto con i musulmani credenti si imponeva il riconoscimento della realtà della rivelazione coranica, e la missione profetica di Muhammad. Perciò è dall'interno che Massignon intraprese lo studio del pensiero e della civiltà islamica.

Sino dal 1912 aveva intuito l'Islam come mistero biblico; ma soltanto nel 1935 poté pubblicare quel suo profondo studio, da pochi conosciuto: "Les trois prières d'Abraham - Seconde prière" (Tours 1935).

"Un orfano arabo, Muhammad, della tribù dei Qoreishiti, apparve alla Mecca, per la manifestazione di questo Islam arabo. Con un movimento d'involuzione temporale, che risale verso un lontano passato, l'Islam annunzia la chiusura della rivelazione. A Medina, in contatto con le tribù ebraiche, la sua coscienza anteriore della genealogia ismaeliana diventa desiderio di rivincita per la sua razza. Dinanzi a Dio si richiama ad Abramo, se rivendica per gli arabi soli, tutta la sua eredità spirituale e temporale.

La nuova immagine dell'Islam scoperta da Massignon
 
Prima della nascita dell'Islamologia propriamente detta verso la metà del secolo scorso l'immagine dell' Islam esistente in Occidente conteneva molti errori ed era assai negativa. Sorse poi un'immagine storica dell'Islam con gli studi del Goldziher. Massignon doveva riconoscere l'Islam come la religione di Abramo, perciò scriveva:

"La religione musulmana si fonda su una lettura, recitazione, soprannaturale della Scrittura Santa ascoltata da Muhammad. Dilata lontano la nuova Comunità di credenti nel Dio unico di Abramo; universalizza presso tutti coloro che non hanno ricevuto il Libro da Dio: Persiani di cui spegne i fuochi, Hindu dei quali rompe le caste; Turchi, Cinesi, Berberi, Negri, che emancipa dando il gusto di una rivelazione monoteista, e li invita a ritrovare fra gli eroi del loro passato, uno dei 124 mila profeti di Dio. Alla chiamata del muezzin a ciascuna delle cinque preghiere, ai matrimoni, ai funerali, i musulmani sunniti recitano la ”taslíya'”: "O nostro Dio, prega su Muhammad e sopra i suoi, come Tu
hai pregato su Abramo e sui suoi, benedici Muhammad e i suoi, come hai benedetto Abramo e i suoi", poi essi aggiungono la preghiera coranica di Abramo: "Signore mio, fa che io e i miei discendenti osserviamo la preghiera; Signore nostro accogli dunque la mia preghiera; Signore nostro perdona me e i miei genitori e i credenti, il giorno in cui avrà luogo il computo" (Corano XIV, 42).
"Così la fede islamica aderisce con questa Tasliya alla preghiera di Abramo, detto il fondatore dei musulmani (Corano, XXII,77). Si rifà quindi ad una fonte soprannaturale... Acclamare Iddio come l'Unico è il primo termine della shahada, musulmana (professione di fede).
"Muhammad ha preso coscienza dei diritti lesi d'Ismaele, e pretende farli prevalere, rompe con le tribù ebraiche che lo avevano accolto come ospite. E come la razza araba si è formata al deserto da tutti i discendenti d'Abramo, successivamente esclusi dal privilegio messianico come Ismael, Esaù (Edomiti) gli Idomei, i Madianiti, Muhammad ascolta la voce angelica che lo spinge a legiferare, ricapitolare tutte le colpe commesse dall'antico popolo eletto, spergiuri alla Legge, sevizie contro i profeti, calunnie contro Gesù e Maria, orgoglio di questi cuori circoncisi" che s'immaginano di avere legate le mani del loro Dio. Il popolo arabo dovrà ora sostituirlo. Muhammad strapperà a Dio il perdono totale dei peccati per tutti i suoi sostituendo al pellegrinaggio della Hagg della Mecca, il sacrificio pagano di cammelle", il sacrificio ebraico dell'agnello; l'antica Pasqua ebraica interrotta da cinquecento anni per gli ebrei, è ristabilita, come prima di Cristo. Da tredici secoli, andando in pellegrinaggio alla Mecca una volta nella loro vita pensano di ottenere la remissione dei loro peccati con l'osservanza delle cinque preghiere, con il Sacrificio figurativo che dà il grande perdono. Per reazione contro Israele e la Cristianità, i musulmani hanno sviluppato la venerazione personale per Muhammad.

Da tutta l'analisi del Massignon egli ora può espressamente riconoscere e dichiarare che l'Islam è un'autentica religione che si reclama da Abramo. Questa immagine del Massignon dell'Islam religione di Abramo apparve subito molto originale e personale, unica in confronto alle altre. Così è dall'interno che Massignon ha veduto la religione islamica.

L'Islam religione di Abramo e mistero biblico


La scoperta dell'Islam come realizzazione della benedizione che Abramo ottiene da Dio per il suo figlio Ismaele e la di lui discendenza, induce Massignon a riconoscere la religione islamica come mistero biblico.
In materia di critica coranica Massignon reagiva contro certe tesi alla moda, e lo spirito ipercritico del gesuita belga, P. Lammens. Mentre è sempre più attratto dal pensiero religioso musulmano sotto la sua forma più interiorizzata, che lo condusse all'incontro con la grande figura del martire mistico Ibn Mansur al-I-Iallaj, sino dal soggiorno in Egitto, nel 1906. Questo "incontro" è considerato da Massignon come una delle grazie di misericordia prevenente sul cammino della conversione. Così Massignon non cessò mai di interrogare al-Hallaj; di perseguire con lui, in qualche modo, la storia del pensiero musulmano sempre tentando di comprendere dall'interno il linguaggio dell'altro e di farlo suo.
 
La fondazione della Badaliya e lo spirito di sostituzione 
 
Il 9 febbraio 1934, Massignon con la Signorina Mary Khahil greco-cattolica e terziaria francescana, visita Damietta per rievocare la visita di San Francesco al Sultano d'Egitto Melek el Kamel (1219) al quale come a tutto il mondo musulmano aveva voluto testimoniare il suo grande amore, pronto al martirio.
"Badaliya" (BaDaLa in arabo significa "sostituzione") vuole manifestare Gesù Cristo in Terra musulmana mediante la comprensione fraterna e l'ardente carità di San Francesco. Massignon dichiarava: "Lo spirito della Badaliya ci chiede di sostituirci dinanzi a Dio per i musulmani. Dovrebbe animare uno spirito universale di amore, dello stesso amore di Cristo, per aiutarci a vivere assumendo il ruolo della Chiesa per la salvezza delle anime".
Ogni venerdì il gruppo del Cairo siriuniva nella chiesa di Nostra Signora della pace. Pregavamo un quarto d'ora, insieme spiritualmente uniti con i milioni di musulmani allora in preghiera, poi passavamo nella sala. Eravamo: P. Anawati,O.P., un P.Gesuita, Don Zoghby allora parroco, poi vescovo di Baback, un gruppo di giovani cristiani ogni settimana sfogliava giornali e riviste arabe, riferendo i testi che direttamente parlavano dei cristiani. Ne facevano delle schede, e quei testi più interessanti li comunicavano alla Nunziatura Apostolica. Io avrei desiderato che altri confratelli partecipassero a queste riunioni; ma non sono mai riuscito a convincere nessuno, dato che secondo loro il lavoro che facevamo era soltanto una perdita di tempo.
Nel 1948 credei di poter organizzare una settimana per l'unione dei cristiani, non soltanto al Cairo ma anche in Alessandria, Minia. Avevo invitato varie personalità cristiane per dare conferenze e per la chiusura, nella grande sala anfiteatro dell'Università Americana. Avevamo riunito i quattro Patriarchi: Copto Cattolico e Copto Ortodosso, Greco Cattolico e Greco Ortodosso, che erano sul palco; poi nella sala in prima fila il Nunzio Apostolico e tutti i vescovi cattolici e non-cattolici e il Corpo Diplomatico. Tutto fini col canto in arabo del Pater Noster. Fu quello un grande avvenimento; essere riuscito a mettere insieme tutti i cristiani delle varie confessioni. Rappresentante ufficiale della Chiesa Copto Ortodossa, era il Dott. Butros Ghaly, ex Segretario delle Nazioni unite.
Qualche buon confratello si credé dovermi denunciare al Santo Ufficio di quel tempo, per avere organizzato incontri ecumenici senza il consenso della Santa Sede. Ed il Superiore della Missione Molto Rev. P.Ambrogio Ridolfi, fu chiamato a Roma. Ritornato mi disse che ero dimesso da Superiore del Seminario e dovevo andare per tre mesi nel deserto, e mi era proibita qualsiasi relazione con i non-cattolici per il pericolo continuo di perdere la fede. Dovevo sempre ricordarmi che "per molte tribolazioni è necessario entrare nel Regno di Dio!"-
 
Ho continuato sempre le mie relazioni con Massignon.

Dopo più di quaranta anni di ricerche se ci fosse un breve accenno nei diversi autori musulmani alla visita di San Francesco al Sultano Melek el Kamel, Massignon nel dicembre del 1951 scopriva finalmente un testo arabo di un autore del secolo XV, Ibn Al-Qayyat, dove parlando del grande mistico musulmano Fakhr al-Din Muhammad Ben Ibrahim Farisi, direttore spirituale del Sultano, che lo consultò "sull'affare conosciuto del famoso monaco". Questa frase si legge sulla tomba speciale di Fakhr al Farisi del Cairo Vecchio. Il famoso monaco è certamente san Francesco.
Io ero andato a trovare Massignon all'Istituto Francese di archeologia del Cairo. Aprendomi la porta del suo studio mi abbraccio e mi disse tutta la sua gioia e commozione per la scoperta da lui fatta, mi abbraccio perché la prima persona alla quale comunicava la sua scoperta doveva essere un figlio di San Francesco, io, al quale come sempre mi ricordava l'impegno preso per interessare sempre più l'Ordine Francescano all'evangelizzazione dei musulmani.

Nel giorno più sacro per i musulmani, nella festa del Sacrificio, il 19-20 agosto del l953, per ordine del ministro George Bidault, la Francia compiva un atto sacrilego, deponendo il Sultano del Marocco e inviandolo in esilio. Massignon ne fu profondamente indignato. Agli ultimi di agosto ero di passaggio a Parigi e fui a salutare il Prof. Massignon. Durante la nostra conversazione qualcuno ci interruppe col telefono, e discusse l'affare dell'esilio del Sultano del Marocco. Tra le folti reazioni di Massignon per l'operato del ministro Bidault mi colpì la solennità con la quale "profeticamente", scandendo bene le parole disse.: "Chissà! Un giorno il Signor Bidault sconterà questa ingiustizia, provando anche lui che cosa significhi vivere in esilio!" Nel marzo 1962 Bidault fu condannato all'esilio, per essersi opposto alla soluzione del Generale De Gaulle sull'Algeria.

Il colloquio del mediterraneo a Firenze

Accogliendo l'invito del Professor Giorgio La Pira, allora Sindaco di Firenze, Massignon, ritornando dall'Estremo Oriente, venne a Firenze per partecipare al Colloquio mediterraneo. La Pira era riuscito a riunire le delegazioni di alcuni paesi arabi, i rappresentanti del Fronte di Liberazione Nazionale dell'Algeria, Ebrei dello Stato d'Israele. Per la festa di San Francesco i partecipanti al Colloquio assistettero alla S.Messa celebrata in Santa Croce. Il 6 ottobre, nel pomeriggio, si chiuse il Colloquio.
Parlarono il P.]ean-Muhammad Abd el Kalil che chiese ai cristiani una maggiore comprensione dei musulmani, terminando l'invocazione alla Giovane Ebrea, la Vergine Maria, venerata dai cristiani e dai musulmani.
La sera del 6 ottobre Massignon insieme al p. Yoakim Moubara, al gesuita P. De Vrires e me partì per la Verna. La mattina del 7 ottobre noi celebrammo allo stesso tempo la SS.Messa: Massignon nel rito greco melkita nella cappella di San Bonaventura, ed io nella Cappella delle Stimmate. Pregammo insieme per il mondo musulmano, per la pace tra Israele e gli arabi, e perché l'Ordine francescano si
impegnasse maggiormente a lavorare nel mondo musulmano.

Dopo una breve visita al Santuario di Santa Margherita a Cortona, riaccompagnai Massignon a Firenze. La sera stessa ripartiva per Parigi. Questo nostro ultimo incontro si era concluso con la preghiera alla Verna.

Il cambiamento di rito e il sacerdozio

Per essere più vicino ai suoi "fratelli arabi", Massignon chiese al Papa Pio XII il passaggio dal rito latino al rito orientale della Chiesa greca-cattolica, proprio per perfezionare la sua vocazione di Badaliyota. Mons. Medawar, ausiliare del Patriarca Greco-Melkita, scriveva: "Il motivo invocato per chiedere il sacerdozio non era per soddisfare una profonda pietà, né una devozione particolare all'Eucarestia, ma piuttosto il desiderio di perfezionare l'offerta totale di se stesso nello spirito della Badaliya a in sostituzione dell'Islam. Perché l'unione del sacerdote con Gesù Cristo nella celebrazione del sacrificio della Messa, rende la preghiera propiziatoria più gradita a Dio. Massignon voleva così fare le preghiere ufficiali della Chiesa in arabo, lingua dei musulmani e degli arabi".
Mons.Medawar, Ausiliare del Patriarca Greco Cattolico, il 28 gennaio 1950 ordinava sacerdote Massignon, nella Chiesa di Santa Maria della Pace al Cairo. Il pensiero di Massignon, le sue intuizioni sul sacerdozio e il Sacrificio della S.Messa sono raccolte nel bel volume dell'Abbè Guy Harpigny: "Islam et Christianisme selon Louis Massi-
gnon". (Louvain-la- Neuve, 1981).
Quando si vedeva Massignon inginocchiato o prostrato in chiesa nell'adorazione umile e fervente si comprendeva dove attingesse le risorse della sua profonda vita spirituale. La sua fede nel Dio di Abramo, vivente e personale lo univa a tutti i musulmani, suoi fratelli, ai quali testimoniava la sua fede nel mistero della Trinità, vissuta nell'esercizio delle tre virtù teologali. Questa fede nel mistero della Trinità gli nasceva dalla fede nel mistero di Cristo.
L'esperienza della sofferenza al momento della sua conversione determinerà tutta la sua visione del Cristo crocifisso: "Dobbiamo guardare il debito che è stato pagato per noi da Cristo, pesandogli sulla fronte con la corona di spine e sulle spalle con la croce". E percepiva continuamente la presenza di Gesù.

Molti sempre lo hanno considerato un santo

Chi ha conosciuto Louis Massignon ha sentito come dalla sua persona emanasse attraverso la sua parola un appello all'Assoluto. Ascoltandolo si sentiva come fosse assetato di questa forma superiore di compassione che è la giustizia di Dio (Gardet). Cosi dovremo riconoscere ch'egli ha segnato della sua personalità eccezionale questo mezzo secolo. L'estensione della sua influenza è talmente vasta nel tempo e nello spazio umano, soprattutto nella profondità della coscienza che non se ne può fare un bilancio. La sua azione più profonda fu semplicemente la testimonianza della sua vita e della fede presso tutti coloro che lo avvicinavano.

Convinto che realmente fosse un santo credei chiedere al Patriarca Greco-Melkita, Massimo V, di iniziare la raccolta di documenti per introdurre la causa di beatificazione. Ma egli mi rispose che spettava all'Arcivescovo di Parigi perché lì Massignon era continuamente vissuto. Così scrissi all'Arcivescovo di Parigi, Card.Lustiger, il quale mi rispondeva:

Caro Fratello, la vostra lettera mi ha commosso. Comprendo quale ricordo conservate del vostro antico Professore, Louis Massignon.
Voglio riflettere sulla vostra proposta, e raccogliere qualche consiglio.
Mi raccomando alla vostra preghiera, e vi assicuro della mia e vi dico la mia amicizia in Cristo Gesù

Jean-Marie Cardinal Lustiger
Arcivescovo di Parigi.